DAL GOVERNO DELLA ‘PATONZA ALLO STATO FISCALE: LA PAZIENZA E’ FINITA!

Da un Paese di presunti e veri evasori ad uno Stato dell’Agenzia delle Entrate. L’inefficienza del sistema è tutta qui: non essendo capaci di sanzionare chi sbaglia si ritengono tutti evasori, o forse, ancora peggio, per continuare a non colpire alcuni grandi interessi si metteranno sotto torchio i tanti che ancora credono nella giustizia dello Stato; chi ha sempre pagato sarà privato di qualsiasi privacy mentre temiamo fortemente che i grandi evasori continueranno ad evadere.


Qual è la prospettiva di sviluppo in un sistema che invece di modificare i propri errori continua a perseverare negli sbagli del passato? Per ‘sanare’ il debito non si possono solo emettere tasse che aumentano i costi dal basso in modo indiscriminato e che perciò producono nuova ulteriore stagnazione, nuove povertà, nuove chiusure di piccole e medie imprese.


Dal governo della ‘patonza’ allo stato fiscale! Ci aspettavamo qualcosa di diverso dal prof. Monti, anelavamo e contuiamo ad anelare ad un governo capace, dopo la lunga esperienza europea del Presidente del Consiglio, di ragionare con ampiezza di vedute e con la capacità di immaginare il futuro confrontandosi con i grandi temi della crisi mondiale e del nuovo assetto necessario a ridare all’economia e al mercato regole comuni e rispettate.


Un governo non partitico poteva riportarci alla Politica vera, un governo non partitico poteva avere il coraggio di dire che come è morto il comunismo ormai anche il sistema capitalista consumista, come l’abbiamo conosciuto fino al secolo scorso, è in stato comatoso. Quel sistema che ha sicuramente prodotto benefici nel passato ma che ha anche prodotto danni enormi quando non ha capito che la mondializzazione doveva essere guidata da un progetto chiaro e da una visione che sapesse coniugare la libertà con la legalità, il profitto con le necessarie clausole sociali.


Il nuovo millennio non ha cambiato la miopia di chi pensa solo al proprio interesse immediato, non ha fatto capire ancora che, se la crisi è sistemica, è il sistema stesso che va cambiato, adeguandolo alla realtà del presente ed alle necessità del futuro. L’Europa avvilita nel Consiglio Europeo dall’asse franco tedesco, che in questo momento di fatto pensa più agli obiettivi dei due rispettivi leader e per i loro paesi che all’insieme del progetto europeo, come la Commissione che non è in grado di farsi valere perché insegue la sopravvivenza del proprio ruolo e il Parlamento europeo che langue nel consueto consiociativismo tra popoalri e socialisti e vanifica le potenzialità del Trattato di Lisbona che doveva consolidare e rafforzare il ruolo politico dei parlamentari.


Mentre la mondializzazione avanza l’OMC non riesce a darsi regole adeguate alla realtà dei quasi 200 Paesi aderenti, tra i quali la Cina, l’India e la Russia che decidono con più potere e più peso di  quanto faccia l’UE e gli stessi Stati Uniti ormai responsabili della mancata conclusione dell’accordo di Doha, prigionieri di una difficile campagna elettorale che ha distorto l’interesse pubblico dalla necessità, per l’OMC, di avere una struttura più adeguata alle nuove esigenze.


Quegli Stati Uniti che, seppure preoccupati nel passato per il peso politico dell’euro, sono stati in gran parte responsabili della crisi attuale che, è bene ricordarlo, parte della smisurata bolla speculativa dei subprime.


La classe partitica italiana tiene in piedi oggi il Governo solo pensando alle prossime elezioni. Dove sono gli statisti, gli economisti, i pensatori e gli studiosi che dovrebbero darci indicazioni chiare dopo avere studiato i problemi con adeguate analisi geopolitiche e socioeconomiche?


Confindustria e sindacati hanno ripreso il balletto delle parole inutili, dei veti incrociati, è la fiera dell’ovvio, il tamponamento con pannicelli caldi di falde paurose e la finanza virtuale continua a spadroneggiare nonostante i disastri che hanno messo in ginocchio il mondo intero; l’economia reale è ancora ignorata nei fatti, avvilita, negata da chi preferisce il restylig del passato piuttosto che rinnovare e riformare


I mass media sono più o meno complici, consapevoli o incosapevoli ormai poco importa.


L’Italia che è uscita dalla guerra e ha saputo risollevarsi, l’Europa che ha saputo unirsi nonostate i fiumi di sangue dei secoli precedenti, avrebbero ancora la capacità e la forza di uscire dalla crisi e di cominciare la ricostruzione! I cittadini sono pronti ai sacrifici ma stanchi di parole e di sanzioni che sempre di più colpiscono gli innocenti e salvano i colpevoli.


Dobbiamo avere il coraggio di sapere conservare ciò che è utile e giusto e cioè principi e valori, ma dobbiamo sapere riformare il sistema e lo dobbiamo fare in tempi brevi. Essere allo stesso tempo conservatori e riformisti insieme significa avere il coraggio di uscire dal proprio orticello di comodo per affrontare il confuso mondo.


Buon Natale agli uomini di buona volontà, perché il tempo della pazienza si sta esaurendo.