IL CAMPO RIFUGIATI DI MBERRA

Si
trova a pochi chilometri da Bassikounou, un villaggio nell’angolo sudorientale
della Mauritania nella regione del Sahel, dove è ancora in corso una guerra. Il
campo di rifugiati di Mberra è una città artificiale sorta dal conflitto e
contiene già 75 mila persone, in fuga dalla guerra, dai saccheggi, dalle
violenze di ogni tipo. La crisi scoppiata lo scorso anno nel Sahel ha sradicato
430 mila maliani – secondo l’Alto commissariato ONU per i rifugiati – riparati
in Burkina Faso, Niger, Algeria. Ma è la Mauritania ad accoglierne di più. Il
90 per cento dei rifugiati in questo campo di Mberra sono tuareg, un popolo
vittima di antichi odi etnici, rinfocolatisi dopo la caduta di Gheddafi. Ma è
difficile trovare responsabili diretti. Ci sono i bambara, l’etnia nera del sud
del Mali, ci sono gli islamisti fondamentalisti. Ma le dinamiche dei gruppi
ribelli sono quasi indecifrabili perché se ne formano sempre di nuovi e le
alleanze cambiano spesso. Nel campo sono state organizzate sei scuole anche con
l’aiuto di Intersos, unica ong italiana presente. I 72 insegnanti sono stati
reclutati tra i rifugiati. Qui arrivano non solo le vittime di questo ultimo
conflitto, ma anche chi ha subito violenze negli anni scorsi nel corso delle
scorrerie di bande che hanno devastato con le loro violenze l’intera regione e
anche zone nei Paesi confinanti.

 

La Commissione

 

1.    conosce
la situazione di questo campo?

2.    E’
intervenuta con aiuti umanitari o d’altro genere?

3.    In
che modo collabora, eventualmente, con le autorità legittime della regione e
dei Paesi vicini?

4.    C’è
un rapporto di collaborazione con l’Alto commissariato Onu per i rifugiati e
con le Ong presenti nel campo?

Esiste un piano Onu/Europa  per far fronte al massiccio esodo di questi
africani che fuggono disperati dalle zone di violenza senza avere una
destinazione precisa, se non quella del campo che è provvisoria per
definizione?