ZOOMAFIE E CORSE DI CAVALLI

La procedura è cruenta e inutile (un taglio alla gola e poi dritti al macello o, peggio, lasciati a morire sulla strada), il fine violento e vergognoso: decine di cavalli ogni anno, soprattutto in Sicilia, muoiono massacrati dopo corse clandestine. Dietro l’aspetto ludico, sebbene di divertente non ci sia nulla, si nascondono le cosiddette zoomafie che si muovono quasi del tutto indisturbate. Le stalle, infatti, sono spesso al centro delle città e il commercio di cavalli, che vede agire gruppi organizzati, avviene alla luce del sole. A Palermo, come a Messina e di recente anche in Campania, Calabria e Puglia. Le attività investigative sono ancora poche e si limitano al blocco delle corse senza indagare sulle responsabilità e le attività malavitose che muovono l’intero giro.


 


La Commissione:


1. è a conoscenza di questi fenomeni criminali?


2. Non crede che debba intervenire con l’istituzione di una commissione per il monitoraggio di questo ‘sistema’?


3. Potrebbe estendere la normativa che vieta l’impiego di animali per esperimenti pericolosi e dannosi, oltre che inutili, anche agli animali vittime di corse e gare clandestine?


4. Non ritiene doveroso sollecitare l’intervento delle autorità sanitarie italiane dato che l’abbandono di carcasse in luoghi abitati è fonte di malattie e infezioni?


 



E-007711/2011


Risposta di John Dalli


a nome della Commissione


(12.9.2011)


 


 


La Commissione non ha ricevuto denunce formali relative a cavalli utilizzati per corse clandestine.


Stando a quanto è stato riportato sui mass media risulta che questo tipo di attività illegale riscontrabile in Italia possa essere passibile di sanzioni amministrative o di procedimenti penali da parte delle autorità nazionali in forza delle disposizioni della legislazione nazionale.


Sulla base dei trattati la Commissione può essere coinvolta in attività di forza pubblica o di giustizia penale se e nella misura in cui la questione rientra nell’ambito di applicazione dei trattati o del diritto derivato.


Poiché tale questione non ha nessuna connessione con il mercato interno ed esula anche dai poteri legislativi conferiti alla Commissione dai trattati al titolo Uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia, l’Unione – e pertanto la Commissione – non dispone dell’autorità per disciplinare la questione né per istituire un comitato.


La Commissione intende tuttavia chiedere all’Italia ulteriori informazioni sulla situazione per assicurare che la legislazione UE correlata sui sottoprodotti di origine animale, la salute degli animali, il benessere degli animali nei macelli o all’atto dell’abbattimento e sull’identificazione degli equidi[1] sia adeguatamente applicata.








[1]     Regolamento (CE) n. 504/2008 della Commissione, del 6 giugno 2008, recante attuazione delle direttive 90/426/CEE e 90/427/CEE del Consiglio per quanto riguarda i metodi di identificazione degli equidi, GU L 149 del 7.6.2008, pag. 3.