VP/HR – RAPIMENTO DI RAGAZZE COPTE IN EGITTO


Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-009480/2011


alla Commissione


Articolo 117 del regolamento


Barbara Matera (PPE), Andrea Zanoni (ALDE), Gianni Pittella (S&D), Paolo Bartolozzi (PPE), Elisabetta Gardini (PPE), Giommaria Uggias (ALDE), Cristiana Muscardini (PPE), Marco Scurria (PPE), Carlo Casini (PPE), Mario Pirillo (S&D), Sergio Paolo Frances Silvestris (PPE), Potito Salatto (PPE), Claudio Morganti (EFD), Oreste Rossi (EFD), Crescenzio Rivellini (PPE), Erminia Mazzoni (PPE), Mara Bizzotto (EFD), Vincenzo Iovine (ALDE), Lorenzo Fontana (EFD), Fiorello Provera (EFD), Licia Ronzulli (PPE), Roberta Angelilli (PPE), Patrizia Toia (S&D), Alfredo Pallone (PPE) e Mario Mauro (PPE



Il rapimento e l’islamizzazione forzata perpetrati sistematicamente ai danni di ragazze minorenni copte in Egitto è un fenomeno frequente, pericoloso e in rapido aumento. Il numero di ragazze coinvolte è aumentato dopo la rivoluzione di marzo 2011.



Delle ragazze rapite a partire dagli anni Settanta, solo pochissime sono state restituite alle loro famiglie e nessuno dei rapitori è mai stato assicurato alla giustizia. Queste ragazze sono forzate a contrarre matrimoni fittizi con dei musulmani, violentate, forzate a convertirsi all’Islam e separate per sempre dalle loro famiglie. Le ragazze, alcune appena dodicenni, vengono rapite nelle strade egiziane. Spesso, mentre le ragazze subiscono uno stupro, vengono scattate delle foto poi utilizzate come strumento di ricatto per forzare la loro conversione all’Islam. Nell’ottobre del 2009, Amira, la figlia diciassettenne di Samiria Markos, una madre single di Alessandria, è sparita mentre andava a lavorare presso una fabbrica di plastica. Quando la madre si è presentata alla moschea locale per cercare sua figlia, le è stato detto che, se non avesse taciuto, il suo figlio di nove anni sarebbe stato ucciso. La donna e suo figlio sono quindi fuggiti e di Amira non si è saputo più nulla[1].


La legge egiziana proibisce la conversione di minorenni ad altre religioni, ma ciò sembra non valere per le ragazze copte. Ogni anno, vengono denunciati centinaia di casi di rapimenti di ragazze minorenni appartenenti a famiglie cristiane; solo pochissime volte è stato possibile restituirle alle loro famiglie e nessuno di quelli accusati del rapimento di ragazze copte è stato mai assicurato alla giustizia egiziana.


1.    Quali azioni hanno intrapreso l’Alto rappresentante/vicepresidente e la Commissione per evitare casi come quelli di Amira in Egitto?


2.    È in contatto la delegazione dell’UE in Egitto con le organizzazioni dei diritti dell’uomo copte per aiutare le famiglie a riavere le loro figlie?


 








[1]          http://www.washingtontimes.com/news/2010/jan/07/duin-coptic-girls-being-abducted/


 


 


E-009480/2011


Risposta dell’Alta Rappresentante Catherine Ashton


(9.12.2011)


 


 


Essendo la libertà di religione o di credo un diritto umano universale, la sua tutela rientra tra le priorità della politica dell’UE in materia di diritti dell’uomo. L’UE deve promuovere tale libertà per tutti, al di fuori e all’interno dell’UE. L’UE non si identifica con specifiche religioni o credi e deve assumere un ruolo di guida esemplare.


 


La delegazione dell’UE al Cairo è regolarmente in contatto con le organizzazioni della società civile per seguire da vicino la situazione dei diritti umani in Egitto e per proporre azioni adeguate volte ad affrontare problematiche specifiche particolarmente preoccupanti. La delegazione dell’UE al Cairo ha contattato organizzazioni che operano nel campo dei diritti umani e organizzazioni copte per indagare sui fatti che preoccupano gli onorevoli parlamentari. Al fine di raccogliere maggiori informazioni relative a tali fatti, la delegazione ha condotto un’indagine approfondita, contattando due autorevoli organizzazioni non governative attive nell’ambito della tutela dei diritti (Egyptian Initiative for Personal Rights ed Egyptian Organisation for Human Rights), il direttore di un giornale copto (Watani) e un avvocato e attivista copto. Da tali consultazioni si è giunti alla conclusione che le segnalazioni di presunti rapimenti, stupri e conversioni forzate ‘frequenti’ e ‘sistematiche’ rappresentano un problema molto complesso. Si tratta di un fenomeno sfaccettato, per il quale risulta difficile trovare prove e stabilire la verità. Ad aggravare le cose contribuisce la mancanza di volontà da parte della polizia di raccogliere le informazioni necessarie per la corretta realizzazione dell’istruttoria di ogni caso. L’UE continuerà a esortare le autorità egiziane a cooperare in questo settore. Se gli onorevoli membri lo desiderano, il servizio europeo di azione esterna (SEAE) è disposto a incontrarli e a discutere ulteriormente la questione, ricercando le possibili vie che l’UE potrebbe seguire per affrontare tale problema.