TRAFFICO CLANDESTINO DI CANI ITALIANI

Le stime approssimative parlano di un business di 200 milioni, ma l’ultimo rapporto di ‘Zoomafie’ ne stima almeno 500. E’ l’enorme giro di affari che si muove attorno alla tratta di cani randagi o provenienti dai canili italiani mascherata da numerose finte adozioni grazie al silenzio complice di sindaci, polizia, Asl. Dall’Italia infatti, soprattutto dal sud dove i traffici sono gestiti dalla criminalità, ma anche da Spagna, Grecia e Turchia partono per il Nord Europa migliaia di cani e gatti. Destinazione preferita la Germania dove, sembra, arrivino dai 250 ai 400 mila cani all’anno per essere smistati, attraverso 32 punti raccolta, nel resto d’Europa. La sistemazione in un canile comunale è, così, solo il punto di partenza per gli animali dal quale essere dirottati in laboratori per sperimentazioni o in concerie per trarne pellicce e, nel peggiore dei casi, in macelli che li trasformano in cibo per i propri simili! E se le condizioni di vita nei canili non sono tra le migliori, come denunciano da anni animalisti e volontari che filmano di nascosto gli orrori e li diffondono attraverso siti, YouTube e Facebook, quelle di viaggio sono ancora peggio visto che gli animali sono stipati in casse, denutriti e spesso drogati. Il modo migliore per poter superare i controlli, sicuramente troppo superficiali, in tutta tranquillità.


 


La Commissione:


 


1) è al corrente di questa situazione e sa di rapporti stilati da associazioni animaliste di altri paesi dell’Unione?


2) Se sì, sarebbe in grado di spiegare perché i controlli doganali sono spesso troppo superficiali malgrado le segnalazioni e le denunce? Non desta sospetto il gran numero di richieste di adozione che pervengono ai canili comunali italiani per scoprire poi che i nomi dei richiedenti sono fittizi?


3) Come spiega la mancata applicazione, malgrado le garanzie fornite, della legge sul randagismo e le sterilizzazioni e la presenza di pochissimi registri per le anagrafi canine?


4) Se un articolo della Finanziaria italiana del 2008 stabilisce che le convenzioni posso esser stipulate solo con i canili che permettono l’apertura al pubblico e ai volontari come spiega, invece, le convezioni che i comuni stipulano con società private che giocano al ribasso (anche solo 50 centesimi al giorno per cane) e che ‘operano’ del tutto indisturbate?


5) Sarebbe in grado di spiegare perché gli enti preposti ai controlli dei singoli paesi dell’Unione non sono in grado o preferiscono non ravvisare l’uso di carne di cani e gatti macellati clandestinamente per finire nelle scatolette di cibo per cani? 


 



IT


E-010483/2011 


Risposta di John Dalli


a nome della Commissione


(23.12.2011)


 


 


1. La Commissione è a conoscenza di denunce concernenti traffici di cani randagi che avvengono in violazione delle norme zoosanitarie nazionali e dell’UE, ma non dispone di dati precisi sull’estensione di tali traffici o sul numero e sulla gravità delle violazioni.  


2. 3. 4. Non esiste una normativa UE per la protezione dei cani randagi, la loro sterilizzazione o registrazione. Il modo in cui gli Stati membri applicano la legislazione nazionale in materia non rientra fra le competenze dell’UE e rimane di esclusiva competenza degli Stati membri.


 


5. La Commissione non è a conoscenza del fatto che cani e gatti siano macellati illegalmente per produrre mangimi per animali domestici.