TEMPO DI PAROLA. SITUAZIONE PROCESSI DI PACE IN MEDIO ORIENTE

La pace ha bisogno di impegni che devono essere presi contestualmente da tutti partendo dal riconoscimento a tutti gli effetti di Israele e perciò dalla necessità che tutti i paesi dell’area offrano le garanzie minime essenziali per la restaurazione fondata su rapporti di rispetto reciproco.


 


Se la politica commerciale oggi è diventata una nuova forma di politica estera non è più solo attraverso la diplomazia, ma anche con gli accordi commerciali che si devono proporre e trovare soluzioni. Non è più pensabile che l’Unione europea, come è successo fino ad ora, continui a finanziare progetti ai quali non corrisponde ne’ il risultato per i quali sono stati stanziati i fondi, ne’ un aumento di un, seppur lento, processo democratico e di pacificazione tra gli Stati.


 


L’Europa deve avere un ruolo più attivo per intervenire anche sul piano economico, e perciò i nostri osservatori devono monitorare costantemente l’utilizzo degli aiuti.


 


Il popolo palestinese ha diritto ad avere uno Stato, Israele non può essere lasciata sola.


 


Ciascuna parte in causa faccia dei sacrifici e ceda qualcosa. Senza la pace tra Israele e Palestina, sarà difficile immaginare che si possono raggiungere situazioni di convivenza civile e di democrazia, almeno parziale, anche negli altri paesi.


La nuova situazione di questi mesi che investe una più vasta area geografica impone all’Europa un’iniziativa politica più forte e determinata e duna capacità di maggior coinvolgimento dei giovani che possono finalmente contribuire alla costruzione di una società più sicura e democratica che le nostre generazioni non sono ancora riuscite a fare.