TAGLIARE LA SPESA PUBBLICA NON SERVE SENZA LA CULTURA DELLA LEGALITÀ

Come sempre si torna a parlare 
e  a riparlare di tagli alla spesa pubblica, da quando ho cominciato ad
occuparmi di politica, decenni fa, il ritornello è sempre uguale e alcuni provvedimenti,
negli anni, hanno illuso ma non concluso, ottenuto né risparmio né
razionalizzazione. Razionalizzazione è uno dei due  veri problemi quando
si parla di spesa pubblica, l’altro è  la verifica della
effettiva produttività di quanto si spende e delle persone che nel
pubblico lavorano. Dalle macchine blu all’eliminazione della componente
politica nelle province, dalla decurtazione dei vitalizi dei parlamentari alla
soppressione di parte degli stessi non si è ricavato nulla di utile mentre le
province hanno lasciato cadere in totale dissesto le strade e la diminuzione
dei parlamentari, senza una vera riforma costituzionale ed elettorale che ridia
voce  effettiva al corpo elettorale per scegliere e controllare i propri
rappresentanti, darà solo ulteriore spazio all’oligarchia strisciante che da
tempo si sta sostituendo alla democrazia. Razionalizzare e verificare sarebbe
il vero risparmio, pensiamo alle carceri e agli ospedali costruiti e mai
utilizzati con le conseguenze nefaste che tutti sappiamo, pensiamo all’insano
abbandono della sanità territoriale che ha portato tragiche conseguenze non
solo per la pandemia ma per la mancanza di  prevenzione per tante altre
importanti malattie, mentre esami diagnostici urgenti e vitali si eseguono con
ritardi di mesi. Pensiamo a ponti e cavalcavia non controllati ed in procinto
di cadere o a tante strade iniziate e non terminate perché era errato il
tragitto e finivano contro case o nel nulla. Pensiamo al mancato controllo dei
fiumi, dei torrenti, delle sponde italiane dove sempre più  spesso franano
strade o cimiteri. Pensiamo ai ritardi, ai colpevoli ritardi per risanare le
tante aree terremotate, all’insufficiente patrimonio di edilizia scolastica,
spesso pericolante e fatiscente, alle decine di migliaia di insegnanti che da
sempre vivono come precari, all’insufficienza del personale medico, di
laboratorio ed infermieristico, tema ormai più che drammatico visto che tanti
andranno in pensione e non ci sono giovani da assumere. Pensiamo a come,
nonostante gli sforzi di gran parte di magistrati e forze dell’ordine, la
criminalità organizzata si sia appropriata, in ogni regione, dei più importanti
e lucrosi affari, dal prestito ad usura all’edilizia, dallo spaccio della droga
al traffico illegale di animali, dallo smaltimento dei rifiuti tossici a quello
di pericolose sostante vendute come concime per la coltivazione dei terreni
agricoli, dal traffico di esseri umani ai traffico di voti. Purtroppo sembra
sempre più evidente che parte della magistratura e della politica non sia
immune dalle sirene del denaro sporco, basti pensare a quanto è accaduto con le
mascherine e gli altri presidi sanitari  o agli scandali del CSM. E
pensiamo anche a quanto ciascuno di noi paga per accise entrate in vigore
decenni fa e mai soppresse, a quanto paghiamo nelle bollette delle utenze non
per il consumo effettivo ma per altri balzelli, compreso il trasporto
dell’energia anche se la casa o l’ufficio non sono abitati per mesi e, di
conseguenza, il consumo è nullo. Il presidente Draghi ha veramente molti
dossier ai quali  deve porre attenzione e se è vero che la spesa pubblica
può, in alcuni settori, essere diminuita, è altrettanto vero che l’Italia deve
vedere al più presto snellito, migliorato il proprio sistema burocratico perché
da un lato l’inefficienza e dall’altro i costi, per i cittadini e le imprese,
stanno portando il sistema dentro un cul de sac  non più accettabile.
Diminuire in alcuni settori la spesa è un passo che va fatto dopo aver
effettivamente accertato come si può rendere più efficiente, produttiva,
celere, trasparente, utile la macchina statale e amministrativa, in caso
contrario si rischieranno provvedimenti inutili o dannosi come in passato.

Da ultimo e non per ultimo bisogna
affrontare anche una dura realtà, se tante attività criminali o comunque
illegali continuano a proliferare è perché ci sono anche piccole e grandi
complicità comprese quelle di quegli imprenditori che si affidano a politici e
a funzionari corrotti o direttamente alle organizzazioni criminali sia per
aggirare la legge che per compiere veri e propri reati. Pensiamo, tanto per
fare qualche esempio, ai rifiuti tossici usati di nascosto sotto le
fondamenta di edifici e strade o sepolti nei campi dove si allevano mucche da
latte o dove cresce il grano  o il mais che poi mangeremo. Pensiamo a chi
fa lavorare con paghe da fame, e senza neppure un alloggio umano, persone
irregolari affidandosi per reclutarle a caporali  delinquenti. C’è un
malaffare diffuso che non si combatte solo obbligando ad usare la moneta
elettronica, beneficiando così quei grandi istituti bancari che continuano a
tagliare servizi e a licenziare personale, quelle stesse banche che sono piene
di derivati e titoli spazzature. Per tagliare le spese bisogna conoscere a
monte cosa è utile od inutile, occorre una sana politica economica, un sistema
snello ma che agevoli i controlli anche incrementando il dialogo tra le banche
dati, occorrono pene più severe per chi sbaglia e processi celeri. L’Italia ha
bisogno della  presenza dello Stato e la certezza che lo stesso ci
protegga, non si accanisca contro i deboli sia con tasse esorbitanti che con
norme farraginose e volutamente incomprensibili. Occorre la cultura della
legalità e della giustizia e di conseguenza regole più democratiche all’interno
dei partiti i quali dovrebbero finalmente vedere i loro bilanci verificati
dalla Corte dei Conti.