Sulle esecuzioni capitali in Iran

Risoluzione del Parlamento europeo sulle esecuzioni capitali in Iran    

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sull’Iran, segnatamente quelle sui diritti umani e in particolare la risoluzione sull’esecuzione di minorenni autori di reati in Iran, adottata il 19 giugno 2008,

–  vista la dichiarazione della Presidenza a nome dell’Unione europea, del 13 giugno 2008, sull’esecuzione di Mohammad Hassanzadeh,

–  vista la dichiarazione della Presidenza a nome dell’Unione europea, del 18 luglio 2008, sull’applicazione della pena di morte in Iran,

–  vista la dichiarazione della Presidenza a nome dell’Unione europea, del 29 luglio 2008, sull’esecuzione di 29 persone nel penitenziario di Evin in Iran,

–  vista la dichiarazione del Consiglio del 25 agosto 2008 sull’esecuzione mediante impiccagione di Reza Hejazi,

–  vista la dichiarazione della Presidenza del Consiglio dell’Unione europea sull’imminente esecuzione di Behnood Shojaee e di Bahman Soleimanian il 19 e 28 agosto 2008,

–  viste le risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e in particolare la risoluzione 62/168 del 18 dicembre 2007 sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica di Iran e la risoluzione 62/149 del 18 dicembre 2007 relativa a una moratoria sul ricorso alla pena di morte,

–  visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici ed il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e la Convenzione sui diritti del fanciullo di cui la Repubblica islamica di Iran è firmataria,

–  visto l’articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che, secondo le organizzazioni internazionali per i diritti umani(1), finora quest’anno il numero delle esecuzioni in Iran è pari ad almeno 191, mentre nel 2007 sono state eseguite in Iran più condanne a morte (317) di qualsiasi altro paese al mondo ad eccezione della Cina, sebbene la popolazione dell’Iran sia 18 volte inferiore a quella di tale paese,

B.  considerando che il 27 luglio 2008 sono state eseguite simultaneamente 29 condanne a morte nel penitenziario di Evin a Teheran,

C.  considerando che il 10 giugno 2008 Mohannad Hassanzadeh, un curdo iraniano di 16 anni, è stato giustiziato per un crimine commesso quando aveva 14 anni; che il 22 luglio Hassan Mozafari e Rahman Shahidi, imputati minorenni, sono stati giustiziati e che il 19 agosto 2008 il diciannovenne Reza Hezjazi è stato impiccato per un presunto omicidio che egli ha commesso all’età di 15 anni; che il 26 agosto 2008 il diciannovenne Behmam Zare è stato giustiziato per un reato che ha commesso all’età di 15 anni, diventando il sesto imputato minorenne a essere giustiziato in Iran solo nel 2008,

D.  considerando che né i famigliari di Zare, né quelli di Hazjazi, né l’avvocato, sono stati informati dell’ora e del luogo delle previste esecuzioni, in violazione alla legge iraniana,

E.  considerando che Amir Marollahi, Behnood Shojaee, Mohammed Fadaei e Bahman Soleimanian, imputati minorenni, rischiano di essere giustiziati in tempi brevi,

F.  considerando che l’esecuzione di minorenni autori di reato è vietata a norma del diritto internazionale, come dichiarato all’articolo 6, paragrafo 5, del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e dalla Convenzione sui diritti del fanciullo; che in realtà sono 130 i bambini e i minorenni autori di reato nel braccio della morte nonostante gli obblighi giuridici dell’Iran,

G.  considerando che gli attivisti per i diritti delle minoranze sono sempre più esposti alla minaccia di vedersi comminata la pena capitale, come nel caso di Yaghoub Mehrnehad, appartenente all’etnia Baluchi e amministratore delegato dell’Associazione Voce della gioventù, il quale è stato giustiziato il 4 agosto 2008 per aver interpellato funzionari locali in pubblico chiedendo conto del loro cattivo operato,

H.  considerando che un altro attivista per i diritti delle minoranze, l’insegnante curdo Farzad Kamangar, è stato condannato a morte con l’accusa, non dimostrata, di insurrezione armata contro lo Stato,

I.  considerando che spesso sono estorte confessioni sotto tortura, senza accesso ad avvocati, e che le sentenze dei tribunali non rispettano le norme minime di un giusto processo,

J.  considerando che il 5 agosto 2008 la magistratura iraniana ha annunciato la sospensione del ricorso alla lapidazione come mezzo di esecuzione e che di conseguenza 10 donne di cui non si conosce il nome e in attesa di esecuzione mediante lapidazione non saranno lapidate,

K.  considerando che vi è motivo di temere che i membri e gli ex membri dell’opposizione iraniana, che sono raggruppati e protetti a Camp Ashraf nel Nord dell’Irak da forze multinazionali guidate dagli Stati Uniti in base all’articolo 27 dalla quarta Convenzione di Ginevra, potrebbero rischiare di essere espulsi o rimpatriati in modo forzato in Iran, dove potrebbero subire gravi persecuzioni ed eventualmente essere persino condannati a morte,

1.  è profondamente rattristrato nell’apprendere la recente esecuzione di molti imputati minorenni in Iran, il che fa dell’Iran l’unico paese al mondo in cui questa punizione grave e inumana è ancora applicata nel 2008;

2.  richiama in particolare l’attenzione sulla sorte di Soghra Najafpour, il quale ha trascorso quasi tutti gli ultimi 19 anni nel braccio della morte per un omicidio commesso quando aveva 13 anni;

3.  chiede al capo della magistratura, l’Ayatollah Mahmoud Hashemi Sharoudi, di commutare sistematicamente tutte le condanne a morte comminate a imputati minorenni e chiede alle autorità iraniane di bloccare in particolare l’esecuzione di Amir Marollahi, Behnood Shojaee, Mohammed Fadaei e Bahman Soleimanian;

4.  condanna fermamente il crescente numero di esecuzioni ed esorta vivamente le autorità iraniane a istituire una moratoria sul ricorso alla pena di morte al fine di abolirla conformemente alla risoluzione adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2007;

5.  ribadisce il suo appello ai membri del Majilis di modificare con urgenza la legislazione per far sì che nessuno sia giustiziato per un crimine commesso in età minore di 18 anni e di alzare l’età della responsabilità penale conformemente alle norme internazionali;

6.   appoggia gli sforzi legislativi esplicati in Iran al fine di introdurre un sistema legislativo e giurisdizionale distinto per i minorenni autori di reato e chiede ai membri del Majilis di prevedere misure finalizzate alla formazione e al reinserimento sociale dei minorenni autori di reato; chiede alla Commissione di sostenere le autorità iraniane in qualsiasi richiesta di cooperazione internazionale in questo campo;

7.  condanna risolutamente la persecuzione e l’incarcerazione di cittadini in Iran impegnati nella difesa dei diritti umani e in campagne contro la pena di morte, i quali sono spesso accusati di svolgere “attività contro la sicurezza nazionale”; chiede in particolare il rilascio incondizionato di Emadeddin Baghi e di Mohammad Sadegh Kabovand e che la sentenza alla pena capitale ai danni di Farzad Kamangar sia commutata e che siano svolte nuove indagini sul suo caso;

8.  plaude al recente annuncio della sospensione della lapidazione come mezzo di esecuzione; teme tuttavia che nella proposta di riforma del codice penale attualmente all’esame del parlamento sia mantenuta la lapidazione per talune forme di adulterio e chiede ai membri del Majilis di impegnarsi alla completa abolizione della lapidazione;

9.  chiede alle autorità irachene e statunitensi di non rimpatriare in modo forzato verso l’Iran qualsiasi profugo o richiedente asilo iraniano, i quali correrebbero il grave rischio di subire persecuzioni, e di lavorare, in particolare, con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e altri soggetti al fine di trovare una soluzione duratura soddisfacente alla situazione delle persone attualmente ospitate presso il Camp Ashraf;

10.  incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione al Governo e al Parlamento della Repubblica islamica di Iran, al Consiglio, alla Commissione all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e ai governi degli Stati Uniti e dell’Iraq.