SPARATE AL LUPO E SALVATE I LADRI

Se è vero solo un decimo di quello che i giornali riportano, almeno un 10% della nostra classe dirigente è dedita al malaffare e, per arricchirsi, contribuisce a danneggiare l’economia e la ripresa, perché per ogni tangente, per ogni appalto non corretto, per ogni affare in nero è palese e conseguente il danno alla Stato e alla collettività.


Se un decimo della classe politica e imprenditoriale ha come consuetudine il vizio di rubare, di comperare e di farsi comperare, c’è almeno un’altra percentuale di classe dirigente che sa e tace o che non vuole sapere.


C’è anche chi prende posizione, chi reclama da anni regole e trasparenza per i partiti e per la società in genere, ma costoro sono azzerati dai diversi mezzi di informazione più tesi a fare scandalo, a vendere la notizia, che a fare luce sulla realtà per provare a modificarla in meglio: difficilmente i media sostengono chi è fuori dal coro, perché la buona notizia sembra a loro e ai loro editori non essere una notizia.


Molti comuni italiani lamentano, giustamente, il meccanismo del patto di stabilità ma non  ricordano i catastrofici errori commessi acquistando i derivati, le perverse commistioni tra interessi partitici e interesse collettivo; i loro rappresentanti, eletti, nominati manager che da anni assommano plurimi incarichi e uno spropositato potere, troppo spesso fanno coincidere nella stessa persona la funzione di controllore e lo status di controllato.


Mentre si discetta sui fiati verbali di Borghezio, già ci distraiamo dal resto dei problemi precipitando sempre più nel pozzo del dissesto economico e culturale che ci rende ogni giorno un paese più lontano dalla libertà e dalla realtà.


Ladri, collusi, concussi, inetti? Sì, molti in tutta la società , dalla politica al giornalismo, dal mondo dell’impresa, al vigile che chiede un lavoro extra e in nero alle persone che dovrebbe controllare.


Fummo un popolo di navigatori, oggi si naviga in facebook, spesso per raccontare cose personali e inutili delle quali tra qualche anno ci pentiremo, ma l’imperativo è distrarsi dalla realtà: il lavoro manca ma molti non vogliono lavorare, la scuola non prepara né al lavoro né alla vita, i valori sono solo propaganda elettorale!


Mentre l’Unione europea sforna regolamenti  e direttive l’Italia, che non incide quasi nulla nel Consiglio europeo, per sostenere le proprie necessità accumula nuove multe, perché il nostro Parlamento non ratifica in tempo utile, ma questo sembra essere un dettaglio insignificante per un Paese che è stato otto mesi senza Ministro delle Politiche comunitarie.


Bene, mentre le multe europee si accumulano, la benzina aumenta, i nostri risparmi si vanificano per pagare le nuove tasse e sopperire ai bisogni di chi ha perso il lavoro e per pagare i rincari e le necessità di quasi due generazioni rimaste senza prospettiva di futuro, mentre l’oscillazione catastrofica delle borse ha povera reso la classe media, poverissimi i poveri e sempre più ricchi alcuni bene informati speculatori, forse gli stessi che hanno dato vita alle ‘oscillazioni’. La grande trovata del Parlamento italiano alla fine di luglio è di dare l’ok alla caccia al lupo!


Il lupo specie protetta, il lupo animale sociale, il lupo per il quale si è combattuto e speso denaro e fatica per anni per evitarne l’estinzione, secondo la Commissione agricoltura della Camera dei deputati potrebbe tra poco essere preso a fucilate da chiunque. In effetti, in questa assurda decisione c’è una logica: una classe politica asociale non può che sparare su chi rappresenta uno dei massimi esempi in natura di vita di gruppo, di interesse collettivo predominante sull’interesse individuale!


Lascio agli etologi parlare e scrivere più approfonditamente sull’argomento ma come Vicepresidente dell’Intergruppo per la protezione animale al Parlamento europeo combatterò fino in fondo questa scelta stupida e ignorante che rimette l’Italia al centro di polemiche e accuse.


In molti ci hanno chiesto se questa idiozia, avallata dalla destra come dalla sinistra, sia l’ennesima concessione alla Lega che vede nel lupo l’odiato simbolo di Roma. Certamente questa decisione è la rappresentazione plasmatica di un sistema partitico non più in grado di produrre politica perché ignorante, ignorante delle necessità dell’economia e della salvaguardia del patrimonio comune.


Perché non prevalga l’antipolitica ci auguriamo che i lupi prevalgano sulle iene e gli avvoltoi umani.