La profonda crisi politica, economica e sociale dello Yemen è legata alla presenza operativa di al-Quaeda sul suo territorio e alla visione jihadista che la anima. Lo Yemen è uno dei paesi più poveri del mondo e la gestione degli scontri interni è irta di difficoltà anche per le origini religiose del conflitto tra le minoranze sciite e i sunniti.
Come sottolinea la proposta di risoluzione sono indispensabili gli aiuti, la collaborazione, il sostegno per l’implementazione di programmi sociali e di assistenza, ma dobbiamo sottolineare i rischi che anche l’Occidente corre se non si affrontano con lucidità e intransigenza i problemi della sicurezza.
I motivi che spingono i terroristi a formarsi militarmente e ad educarsi ad azioni di martirio rappresentano il frutto dell’ideologia della Jihad che si sta sempre più estendendo e radicando anche sul continente Africano e anche a causa dell’indifferenza e superficialità con la quale la comunità internazionale si è occupata o, meglio, non si è occupata di al-Quaeda e delle sue emanazioni come nello Yemen.
Dobbiamo ricordare il rapporto di causa ed effetto tra la presenza terrorista nello Yemen e le aggressioni di destabilizzazione che vengono effettuate nei confronti della Somalia che è una pedina mossa dalle forze di al-Quaeda nello Yemen, le quali a loro volta più che dai wahabiti dell’Arabia Saudita, dipendono dagli ayatollah iraniani, ricevendo armi e denaro.
Il sostegno allo Yemen non può mai essere disgiunto dalla questione della sicurezza.