Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Kenya

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE

 presentata a seguito di dichiarazioni del Consiglio e della Commissione

 a norma dell’articolo 103, paragrafo 2, del regolamento

da  Ryszard Czarnecki, Adam Bielan, Cristiana Muscardini, Hanna Foltyn-Kubicka, Ewa Tomaszewska, Konrad Szymański, Mieczysław Edmund Janowski, Marcin Libici e Gintaras Didžiokas

a nome del gruppo UEN

 sulla situazione in Kenya

B6‑0025/2008

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Kenya

Il Parlamento europeo,

–    visto l’accordo di partenariato tra i membri del Gruppo di Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall’altra, sottoscritto a Cotonou il 23 giugno 2000 (Accordo di Cotonou), e modificato a Lussemburgo il 25 giugno 2005, in particolare i suoi articoli 8 e 9,

–    visti gli orientamenti della Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli sulla condotta di elezioni democratiche,

–    vista la “Dichiarazione dei principi fondanti dell’osservazione internazionale delle elezioni” e il “Codice di condotta per gli osservatori internazionali di elezioni”, ricordati in seno alle Nazioni Unite il 27 ottobre 2005,

–    vista la dichiarazione preliminare della missione di osservazione delle elezioni dell’UE (EUEOM) in Kenya, il 1° gennaio 2008,

–    vista la dichiarazione della presidenza dell’Unione europea a nome dell’Unione europea riguardo alle elezioni presidenziali in Kenya dell’8 gennaio 2008,

–    visto l’articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che le elezioni presidenziali del 2007 in Kenya non sono state fondamentalmente conformi alle norme fondamentali internazionali e regionali per le elezioni democratiche e sono state caratterizzate da una mancanza di trasparenza nel trattamento e nel conteggio dei risultati presidenziali,

B.  considerando che, nonostante l’organizzazione amministrativa generalmente buona del processo elettorale precedente all’affissione dei risultati, i dubbi sulla credibilità dei risultati delle elezioni presidenziali ostacolano il progresso democratico del Kenya,

C.  considerando che le elezioni hanno registrato livelli significativi di violenza su base etnica, compresa la morte di parecchi cittadini ed hanno portato il paese ad una forte crisi etnico-politica,

D.  considerando che la campagna è stata condotta in un ambiente alquanto aperto e libero, in cui le libertà di espressione, assemblea ed associazione sono state generalmente rispettate; tuttavia, l’atmosfera della campagna è stata altresì contraddistinta da una forte polarizzazione etnopolitica fra i due principali candidati; considerando il gran numero di morti durante la campagna elettorale e dopo l’annuncio dei risultati,

E.   considerando che gli osservatori dell’EUEOM non hanno ottenuto analogo accesso ai seggi dove è avvenuto il conteggio ed hanno concluso che la mancanza di trasparenza e di procedure di sicurezza adeguate ha gravemente pregiudicato la credibilità dei risultati presidenziali,

F.   considerando che la violenza post-elezioni in Kenya ha provocato la morte di 500 persone e, stando alle Nazioni Unite, ha colpito circa 500.000 persone tra cui 250.000 sono sfollati; considerando che, secondo le stime dell’UNHCR, 3.300 kenioti hanno cercato rifugio in Uganda e che, stando a talune valutazioni iniziali, le aree più colpite si trovano ad ovest del paese, nella Rift Valley,

G.  considerando che i tumulti post-elettorali hanno perturbato il commercio nei mercati valutari e borsistici, ed obbligato a rinviare le vendite all’asta del tè e del caffè; considerando che Amos Kimunyu, ministro delle Finanze, ritiene che la crisi politica del paese costerà un miliardo di dollari all’economia keniota,

H.  considerando che le continue agitazioni in Kenya hanno un impatto negativo sulle economie regionali e hanno scatenato una crisi umanitaria nonché economica in parti della regione dei Grandi Laghi e considerando che la carenza di carburante registrata in Uganda, Ruanda e Burundi ha colpito le attività economiche e sociali nella regione,

1.   condanna i recenti atti di violenza ed è profondamente preoccupato per le voci che corrono sull’istigazione all’odio razziale e per gli attriti crescenti tra i vari gruppi etnici in Kenya;

2.   permane profondamente preoccupato per il continuo deterioramento della sicurezza post-elettorale, la situazione umanitaria e la potenziale emergenza sanitaria negli accampamenti improvvisati presso le scuole, gli ospedali e le chiese;

3.   è vivamente preoccupato riguardo ai resoconti dei missionari cattolici su una generale carenza di cibo, acqua e carburante e riguardo agli altri resoconti sugli incendi su larga scala appiccati ad abitazioni e veicoli e sul saccheggio dei negozi;

4.   condanna i casi di stupro in aumento dopo la violenza post-elettorale;

5.   si rammarica che, nonostante l’ampio successo riscosso dalle elezioni parlamentari, i risultati delle elezioni presidenziali non sembrino credibili a motivo delle numerose segnalazioni di irregolarità elettorali;

6.   sostiene John Kufuor, attuale presidente dell’Unione africana, nei suoi sforzi a favore della riconciliazione e, tenuto presente il rischio elevato di una radicalizzazione del conflitto etnico – chiede una soluzione tesa all’equanimità e all’equilibrio di competenze;

7.   si rammarica che Mwai Kibaki, presidente in carica, abbia respinto l’offerta di mediazione del presidente John Kufuor ed abbia nominato membri del suo Gabinetto senza alcuna previa consultazione; sottolinea che, al fine di prevenire la radicalizzazione del conflitto etnico, i membri dell’opposizione dovrebbero altresì essere rappresentati in un Gabinetto di unità nazionale;

8.   invita la leadership dei partiti politici a ripristinare il dialogo e a fare tutto quanto in loro potere per conseguire una soluzione politica e costituzionale volta a stabilizzare il paese;

9.   esorta ambo le parti ad intraprendere urgentemente provvedimenti correttivi mediante negoziati che vedano la partecipazione di un mediatore internazionale;

10. invita la leadership dei partiti politici ad assumersi la responsabilità di impedire altri casi di violenza nel paese, a dimostrare la propria dedizione allo Stato di diritto e a garantire il rispetto dei diritti umani;

11. manifesta la propria preoccupazione sul fatto che la violenza post-elettorale minacci la maggiore economia dell’Africa orientale ed abbia un impatto negativo sul turismo e sul commercio regionale;

12. esorta la Commissione a prestare un’assistenza immediata alle popolazioni del Kenya e ai missionari che vi lavorano in condizioni estremamente differenti;

13. invita la Commissione e gli Stati membri a rispondere immediatamente alle necessità umanitarie dei kenioti sfollati dalle loro case a motivo dei recenti atti di violenza;

14. invita la comunità internazionale e, in particolare, la Commissione a svolgere un ruolo di mediatore di primo piano nella controversia in modo da trovare una soluzione pacifica ed evitare i rischi di una guerra civile e la ripetizione di tragici eventi come quelli del Ruanda e del Burundi negli anni ’90;

15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, al governo del Kenya, ai copresidenti dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, ai presidenti della Commissione e al Consiglio esecutivo dell’Unione africana.