Rinforzare il ruolo delle PMi europee nel commercio internazionale

Il Presidente

On. Dott. Cristiana MUSCARDINI

Vice Presidente della Commissione per il commercio internazionale

Rinforzare il ruolo delle PMI europee nel commercio internazionale.

A. Considerando che le PMI dell’Unione europea, definite come le società con meno di 250 dipendenti e il cui giro d’affari non supera 50 milioni di euro rappresentano 23 milioni d’imprese ( 99% del totale) e 75 milioni di posti di lavoro nell’Unione europea;
B. considerando che i loro risultati a livello internazionale restano insufficienti, nella misura in cui solo l’8% delle PMI dell’Unione europea a 27 esporta fuori delle sue frontiere nazionali e il10% delle imprese europee realizza il96% dell’Unione europea;
C. considerando che il loro mercato d’esportazione si riduce spesso al mercato interno
dell’unione europea poiché solo il 3% delle PMI esporta fuori dell’Unione europea;
D. considerando che l’internazionalizzazione produce competitività e crescita e contribuisce all’espansione dell’impresa e dunque all’occupazione e che le PMI creano l’80% di nuovi impieghi nell’Unione europea;
E. considerando che le PMI europee devono approfittare della liberalizzazione degli scambi e che le PMI non hanno possibilità di svilupparsi quando si muovono in mercati troppo stretti o a crescita ridotta e che le PMI che non si internazionalizzano subiscono la concorrenza senza beneficiare dei nuovi mercati;
F. considerando che le PMI coinvolte nel commercio internazionale sono votate a rinnovare il panorama economico europeo ed a diventare le prossime grandi imprese di cui l’Europa ha bisogno per raggiungere la soglia del 3% del PNL nella ricerca e nello sviluppo;
G. considerando che l’assenza relativa delle PMI nel commercio internazionale si spiega per una serie di ragioni come i costi elevati delle barriere tariffarie e non tariffarie, difficoltà o ritardi nell’accesso all’informazione, mancanza di risorse finanziarie ed umane a vari livelli;
H considerando che le PMI per definizione non hanno gli stessi mezzi, la stessa portata geografica e la stessa esperienza sul mercato internazionale rispetto ad un’impresa di grande taglia, e che ogni piccolo ostacolo al commercio causa loro dei costi sproporzionati con un effetto dissuasivo verso l’internazionalizzazione; I considerando che le PMI hanno maggiori interessi verso quei mercati più vicini geograficamente e culturalmente, vale a dire le regioni che dividono le frontiere con l’Unione europea come gli Stati del Mediterraneo e i Balcani occidentali, oltre agli altri paesi sviluppati;

 

Il quadro multilaterale e l’OMC
Si rammarica per la mancata conclusione del Ciclo di Doha ed esprime la propria preoccupazione per le crescenti difficoltà a pervenire ad un accordo commerciale multilaterale che possa essere soddisfacente per tutte le parti in causa, Insiste sulla necessità di rivedere il sistema OMC in modo tale tenga in maggior conto il ruolo delle PMI e i loro interessi. Rammenta che l’OMC ha bisogno del supporto delle PMI come le PMI hanno bisogno di un quadro normativo internazionale chiaro e funzionale.
Invita la Commissione e gli Stati Membri a rivedere le proprie priorità in ambito multilaterale favorendo la rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie, la promozione il commercio internazionale attraverso idonee misure di semplificazione e l’armonizzazione normativa.
Considera inoltre necessario rendere il sistema di scambi internazionali meno oneroso per le PMI e prendere in considerazione la creazione di un sistema di corti arbitrali internazionali rapido e poco oneroso che possa permettere alle PMI di evitare le lungaggini e le difficoltà che un contenzioso con le autorità doganali o commerciali con certi paesi terzi comporta, Invita la Commissione e gli Stati Membri ad adoperarsi attivamente in vista di un accordo globale multilaterale in materia di “Trade facilitation” che possa permettere, tra l’altro, alle PMI europee di approfittare pienamente della globalizzazione e dell’apertura dei mercati nei paesi terzi.

La Comunicazione “Europa Globale”.
Supporta gli sforzi della Commissione di dotare l’UE di una strategia globale che copra tutti gli aspetti esterni della competitività europea e che contribuisca a garantire il pieno raggiungimento degli obbiettivi della Strategia di Lisbona ma nota con rammarico l’assenza di iniziative specifiche a favore delle PMI. Invita la Commissione a rimediare a questa mancanza senza ritardo, fissando obbiettivi ambiziosi ma realistici e mettendo a disposizione i mezzi e le risorse necessari a realizzarli,
Ritiene che le PMI hanno bisogno di una liberalizzazione che sia fondata sulla reciprocità e vorrebbe, ala luce dei bisogni delle PMI, che la Commissione affrontasse con decisione le difficoltà all’esportazione delle PMI europee precisano gli strumenti nazionali o europei che possano aiutare le PMI a migliorare i loro risultati sui mercati mondiali;

Riforma degli strumenti di difesa commerciale.

Si compiace per la decisione della Commissione di ritirare le proposte di riforma degli strumenti di difesa commerciale avanzate nel Green paper intitolato “Europa Globale – Gli strumenti europei di difesa del commerciale in un’economia globale in mutamento” (ref. COM 2006/763 del 6 Dicembre 2006).
É del parere che la linea seguita dalla Commissione non solo non avrebbero giovato alla competitività esterna dell’industria europea, ma avrebbero arrecato un ulteriore grave danno a quei settori industriali comunitari messi in pericolo da prodotti esteri illegalmente sovvenzionati o indebitamente favoriti dalla pratica del dumping,
Raccomanda alla Commissione di rendere il sistema della difesa commerciale più efficace, trasparente e attento alle esigenze dell’industria europea e, in particolare, delle PMI. Ritiene necessario migliorare i servizi offerti dal desk PMI, creato dalla Commissione alcuni anni orsono, e rimasto finora largamente inefficace.
É del parere che la Commissione, pur continuando a gestire in modo imparziale le investigazioni antidumping e antisovvenzioni, debba fornire una più qualificata e puntuale assistenza a quei settori industriali comunitari che lamentano una violazione delle regole dell’OMC,

Si rammarica che soltanto un numero ridotto di investigazioni ha riguardato settori industriali ad alta concentrazione di PMI. Invita la Commissione a porre in essere senza ritardo tutti gli opportuni correttivi alla pratica corrente che possano garantire una difesa più efficace dei diritti delle PMI e un loro accesso più agevole alle tutele garantite dagli strumenti di difesa commerciale.

Ritiene a questo riguardo necessario che il concetto di “proporzione della produzione comunitaria totale”, abbassando la soglia per le denuncie (attualmente fissata al 25% della produzione comunitaria) e a permettere alle associazioni di categoria dove le PMI sono più presenti di poterle validamente rappresentare davanti alla Commissione,

Invita la Commissione a reagire con rinnovata energia nei confronti dei paesi terzi che utilizzano indebitamente gli strumenti di difesa commerciale a fini protezionistici e in violazione delle regole del commercio internazionale, in particolare quando queste misure danneggiano le PMI comunitarie,
Diritti della proprietà intellettuale e marcatura d’origine. Rammenta che le violazioni dei diritti della proprietà intellettuale a danno delle PMI europee sono cresciute in modo esponenziale nel corso degli ultimi anni sia all’interno dell’UE che nei paesi terzi. Ricorda che la contraffazione non riguarda soltanto le grandi marche ma anche molte PM che hanno saputo, con costanza e dedizione, creare prodotti di qualità, innovativi e competitivi, e che, se non efficacemente combattuta, può causare la perdita di numerosi posti di lavoro e mettere in discussione la sopravvivenza stessa di molte PMI europee, Sollecita la Commissione e gli Stati Membri ad impegnarsi con rinnovato vigore nella prevenzione e nella repressione del fenomeno contraffattivi sia mediante appropriate politiche interne che attraverso iniziative internazionali multilaterali (ad esempio l’accordo ACTA) e bilaterali (nuovi accordi di cooperazione economica con i paesi terzi) che tengano in debito conto l’incidenza della contraffazione sulle PMI. Invita inoltre che la Commissione egli Stati membri a monitorare e reagire in caso di violazioni dei DPI e ad invitare i propri partner commerciali ad una più stretta osservanza dell’accordo TRIPse delle stesse norme nazionali che proteggono la PI.

Si rammarica per la ritardata introduzione del sistema di marcatura d’origine comunitario per alcuni beni provenienti dai paesi extra-europei (tessili e calzature) [ref.] ed esprimepreoccupazione per questa chiara violazione dei diritti dei consumatori europei. Invita gli Stati membri e la Commissione a rimuovere senza indugio gli ostacoli che si sono finora frapposti alla entrata in vigore di questa normativa e a mettere in valore l’origine europea di questi prodotti vista sovente dai consumatori come garanzia di qualità, sicurezza e di rispetto di elevati standard produttivi,
 Apprezza lo sforzo della Commissione e degli Stati membri di cercare di migliorare i sistemi di controllo doganali, lo scambio d’informazioni fra autorità e la cooperazione fra gli utenti e le dogane, le sanzioni penali contro la contraffazione e la pirateria e gli strumenti di lotta contro la pirateria elettronica;
Ritiene che l’assenza di un brevetto europeo penalizzi seriamente le PMI nel commercio internazionale;

Strategia di accesso ai mercati dei paesi terzi.
Si rammarica che il ruolo delle PMI nel quadro delle negoziazioni multilaterali NAMA continui ad essere inferiore al peso e all’importanza che esse rivestono per l’economia dell’UE. Ricorda che l’apertura dei mercati, specialmente dei paesi emergenti, alle PMI europee significa creare nuovi posti di lavoro e difendere quelli esistenti, preservare il savoir faire e le specificità dell’industria europea e offrire ai Paesi dell’UE la garanzia di una crescita economica solida e duratura.

Si compiace per gli sforzi che la Commissione sta compiendo in materia di accesso ai mercati dei paesi terzi, ma ritiene opportuno che ulteriori miglioramenti siano apportati per rendere questo strumento più facilmente utilizzabile per le PMI,
Invita la Commissione e gli Stati Membri a migliorare la diffusione delle informazioni relative ai mercati dei Paesi Terzi, creando tra l’altro, sezioni dedicate alle PMI, a razionalizzare il Market

Access Database consentendone un più agevole accesso soprattutto per gli operatori delle PMI e a garantire che i contenuti di questo sito siano resi disponibili in tutte le lingue comunitarie,

Auspica il rafforzamento dei Market Access Team creati dalla Commissione presso le proprie

delegazioni nei paesi terzi e la creazione al loro interno di un desk specificamente incaricato di seguire le problematiche relative alle PMI,

Sostiene la creazione sui mercati cinese ed indiano di Centri europei di Business, che collaborino con le Camere di Commercio nazionali e le rappresentanze delle imprese per permettere alle PMI di trovare partner adeguati per entrare in quei mercati;

Considera che il successo della strategia di accesso al mercato passi attraverso una maggiore solidarietà, a livello d’informazione e potere d’influenza, fra le camere di commercio, situate fuori dell’Unione europea;

Sostiene i programmi bilaterali che aiutano l’accesso specifico delle PMI nei mercati terzi perché AL-INVEST ( America Latina), MEDINVEST ( Mediterraneo e PROINVEST ( Africa) sono stati un successo;

Legge europea delle Piccole Imprese, competitività e commercio internazionale Ritiene che l’internazionalizzazione delle PMI costituisca un obiettivo primario della politica commerciale e debba essere una pietra miliare della Legge europea della Piccola Impresa in un quadro stabile, unitario e vincolante delle politiche della Comunità europea per le Piccole e Medie

Imprese;
Incoraggia il rafforzamento delle politiche d’innovazione e creazione delle PMI perché l’Unione europea deve specializzarsi nel commercio dei prodotti e ei servizi a forte intensità di ” savoir faire” e tecnologia;
Sostiene la creazione di poli di competitività europea che accolgano le PMI e possano raggiungere una massa critica per poter sopravvivere alla concorrenza internazionale, nonché dei programmi che permettano alle PMI l’accesso al finanziamento di uno sviluppo internazionale e dei programmi che favoriscano l’occupazione e lo scambio di buone pratiche fra PMI; Insiste che bisogna arrivare al più presto al Brevetto Unico europeo ad allo statuto d’impresa europea; per favorire il passaggio ad un commercio fuori del mercato comunitario;

Accordi di libero scambio
Invita la Commissione a valutare con crescente attenzione l’impatto che la nuova generazione di accordi di libero scambio negoziati con paesi terzi può avere sulle PMI europee e di tenerne conto nella fase delle negoziazioni,

É dell’avviso che la Commissione dovrebbe astenersi dal concludere accordi di libero scambio o altri accordi commerciali che non siano favorevoli all’economia europea nel suo complesso e alla
PMI in particolare o che non prevedano concessioni commerciali di livello equivalente salvo nei casi dei paesi in via di sviluppo.

Raccomanda alla Commissione di garantire un monitoraggio permanente di questi accordi e di intervenire senza ritardo in caso di mancato rispetto delle obbligazioni assunte dalle controparti,

Appalti pubblici
Rammenta che gli appalti pubblici sono uno dei settori economici più promettenti per l’economia europea e per le PMI in particolare, Esprime preoccupazione per le persistenti restrizioni esistenti in molti paesi terzi, che rifiutano di garantire alle imprese europee un analogo accesso alle loro procedure di appalto o che applicano standard sovente poco trasparenti ed equi.
É del parere che l’UE dovrebbe garantire alle PMI europee il medesimo livello di vantaggi in materia di appalti pubblici che i principali paesi industrializzati (tra i quali gli Stati Uniti, il Canada e il Giappone) offrono alle loro PMI, riservando loro una frazione degli appalti nazionali e comunitari o, comunque, assicurando eque condizioni di concorrenza per le PMI europee attive nel settore degli appalti.

Chiede alla Commissione di presentare proposte realistiche in vista di una rinegoziazione e rafforzamento dell’Accordo sugli appalti pubblici dell’OMC;

É dell’avviso che senza azioni mirate da parte dell’UE non sarà possibile, nel quadro commerciale attuale, garantire piena uguaglianza di diritti alle imprese europee e alle PMI in particolare.

Accoglie con favore la proposta della Commissione contenuta nella Comunicazione “Europea Globale” di applicare restrizioni mirate agli appalti europei per quei paesi che non offrono accesso ai loro mercati pubblici. Invita la Commissione a riferire al Parlamento quali risultati siano stati fin ora ottenuti e quali siano le iniziative che intende perseguire per ottenere un migliore accesso agli appalti pubblici dei paesi terzi per le PMI europee.

Ritiene che gli appalti pubblici dovrebbero costituire oggetto anche di tutti i negoziati commerciali bilaterali e regionali avviati dall’UE, allo scopo di pervenire ad un’apertura equilibrata dei mercati degli appalti pubblici;

Prodotti agricoli e indicazioni geografiche.
Rammenta l’importanza che l’accesso ai mercati agricoli riveste per le PMI europee del settore e invita la Commissione, nell’ambito delle future negoziazioni commerciali multilaterali e bilaterali,
a non “svendere” le residue protezioni tariffarie accordate al settore e a garantire invece che i prodotti agricoli europei più competitivi e conosciuti non siano indebitamente penalizzati da pratiche anticoncorrenziali poste in essere da altri membri dell’OMC.
Supporta le iniziative della Commissione volte a creare un quadro internazionale di riferimento in materia di indicazioni geografiche più chiaro ed equilibrato. Ritiene inaccettabile che le denominazioni e indicazioni geografiche di molti prodotti agro-alimentari siano indebitamente utilizzate a danno soprattutto delle PMI europee. Esorta la Commissione e gli Stati Membri ad intervenire con decisione nei confronti dei paesi che fanno uso di questa barriera non tariffaria per proteggere indebitamente i propri mercati,
Sostiene la creazione di un registro multilaterale internazionale delle indicazioni geografiche che permetta alle PMI di proteggere le proprie indicazioni geografiche in modo semplice ed economico. Ritiene necessario che la lista delle indicazioni geografiche protette sia integrata ed estesa a tutti quei prodotti europei che per loro natura o per luogo o modalità di produzione garantiscono alle PMI europee un “vantaggio comparativo” nei confronti di prodotti similari originari nei paesi terzi.
Esorta gli altri membri dell’OMC a garantire pieno accesso ai prodotti comunitari protetti da indicazioni geografiche, ritirando, se del caso, dal commercio quei prodotti nazionali che usano indebitamente dette denominazioni o comunque accordando pieno accesso alle denominazioni geografiche comunitarie che era precedentemente utilizzate o che sono diventate delle denominazioni generiche.

Considerazioni finali
É dell’avviso che lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle PMI europee richieda un’attenzione e un supporto particolare nel quadro della definizione della politica commerciale dell’UE.
Invita la Commissione e gli Stati Membri a cooperare tra loro in vista della definizione di una politica coerente e di ampio respiro che permetta alle PMI europee di svilupparsi armoniosamente e di conquistare nuovi mercati e più in generale di accrescere la loro vocazione all’esportazione e la loro internazionalizzazione.
Chiede alla Commissione e agli Stati Membri di garantire attraverso un idoneo sostegno politico e finanziario lo sviluppo delle PMI europee, sia per quanto riguarda la loro modernizzazione sia per quanto attiene alla formazione dei suoi quadri e lavoratori. Ritiene imperativo che l’UE si assuma pienamente la difesa di quel patrimonio di conoscenze, di tradizioni e di savoir faire che le PMI hanno finora saputo preservare e valorizzare,
Ritiene necessario che una migliore coordinazione garantita sia all’interno delle Commissione che tra la Commissione, gli Stati Membri e le altre parti interessate. Chiede di essere tempestivamente informato circa ogni futura iniziativa in materia di competitività esterna delle PMI e di essere associato a tutte le future iniziative che l’UE vorrà intraprendere.

 

MOTIVAZIONE
Introduzione
Le piccole e medie sono la grande risorsa ma anche la grande incognita del XXI secolo. Nonostante la difficile congiuntura economica e la crescente competizione dei paesi extra-europei, le PMI costituiscono ancora la spina dorsale dell’economia europea e impiegano a circa il 70% dei lavoratori europei.
La presenza internazionale delle PMI benché migliore che negli anni passati é ancora insufficiente. Soltanto l’8% delle PMI ha una dimensione internazionale e la più parte delle esportazioni rimane all’interno dell’UE. Le poche PMI che esportano al di fuori dell’UE tendono inoltre a concentrarsi su mercati evoluti e tendenzialmente saturi come gli Stati Uniti, il Canada e la Svizzera mentre la presenza delle PMI nei paesi emergenti é scarsa.
Il “peso” delle PMI a causa del loro numero elevato, delle loro risorse ridotte e della loro relativa frammentazione é inoltre minore di quello delle grandi imprese che non da oggi hanno goduto di un’attenzione politica maggiore sia a livello nazionale che comunitario. Se é vero che l’UE ha recentemente cercato di porre rimedio a questo grave squilibrio varando politiche dedicate alle PME come l’ambizioso progetto dello Small Business Act europeo, é altrettanto vero che molto resta ancora da fare per permettere a tutte le imprese europee di acquisire una dimensione realmente internazionale e di esportare quindi una quota significativa dei loro prodotti al di fuori
 dell’UE. Va rammentato che quelli che sono ostacoli insidiosi per le grandi imprese rappresentano sovente delle barriere insormontabili per le PMI e hanno un effetto dissuasivo su quegli imprenditori che scelgono di esportare i loro prodotti.
L’internazionalizzazione delle PMI é probabilmente una delle sfide più difficili e delicate
dell’intera Strategia di Lisbona. Aprire mercati dei paesi terzi alle PMI significa creare nuovi posti di lavoro e difendere quelli esistenti, preservare il savoir faire e le specificità dell’industria europea e offrire ai Paesi dell’UE la garanzia di una crescita economica solida e duratura.

Il quadro multilaterale e l’OMC
Nonostante le prospettive per accordi multilaterali di ampio respiro non siano particolarmente incoraggianti, é opportuno in questa sede insistere sulla necessità di rivedere il sistema OMC in modo tale tenga in maggior conto il ruolo delle PMI e i loro interessi.
L’OMC ha bisogno del supporto delle PMI come le PMI hanno bisogno di un quadro normativo internazionale chiaro e funzionale. Rimuovere le barriere non tariffarie e promuovere il commercio attraverso idonee misure di semplificazione e di armonizzazione normativa sono sicuramente alcune delle principali priorità per le PMI.

La Comunicazione Europa Globale

La Commissione europea dopo anni di silenzio si é resa conto che la strategia di Lisbona non avrebbe potuto funzionare se non associata ad una seria riflessione sugli aspetti esterni della competitività europea. La Comunicazione “Europa Globale” ha certamente rappresentato un importante passo avanti in questa direzione, ma appare ancora centrata su una linea politica troppo sbilanciata a favore dei grandi gruppi economici europei e va quindi rivista.

Riforma degli strumenti di difesa commerciale.
Il relatore si felicita per la decisione della Commissione di ritirare la proposta di riformare unilateralmente l’antidumping, lanciata all’inizio del 2007. Questa iniziativa apparentemente ispirata da considerazioni non legate alla competitività dell’industria europea é stata giustamente rigettata sia dalla stragrande maggioranza degli Stati membri che da un numero molto elevato di attori commerciali ed economici comunitari.

La situazione della difesa commerciale comunitaria si é comunque deteriorata durante gli ultimi anni di questa Commissione. Molte decisioni discutibili e dannose per l’industria europea sono state prese negli ultimi mesi apparentemente senza giustificazioni né rispetto per la stessa normativa europea e internazionale. Il sistema deve essere reso quindi più trasparente e attento alle giustificate esigenze dell’industria europea.
Tra le misure da prendere senza ritardo c’é il rafforzamento del desk PMI, lanciato con molta enfasi alcuni anni fa e poi quasi dimenticato. É importante che la Commissione offra i propri servizi e la propria consulenza alle PMI e alle loro associazioni che lamentano condotte commerciali sleali nei loro confronti. Un sostegno qualificato in fase di preparazione e di revisione delle denuncie antidumping e antisovvenzioni é dunque necessario.

Un altro punto essenziale nell’ambito della difesa commerciale riguarda l’accesso alle
investigazioni stesse. Le statistiche mostrano che la maggior parte dei casi antidumping (salvo alcune importanti eccezioni, vedi il caso calzature) interessa grandi gruppi industriali o comunque settori economici caratterizzati da poche aziende produttrici.
Settori industriali di primaria importanza per l’economia europea restano dunque esclusi da questa tutela che ci viene offerta dagli accordi OMC. Questa situazione deve cambiare. Occorre in primo luogo rivedere il concetto di “proporzione della produzione comunitaria totale”, abbassando la soglia per le denuncie (attualmente fissata al 25% della produzione comunitaria) e permettere alle associazioni di categoria dei settori in cui le PMI sono maggiormente diffuse di poterle validamente rappresentare innanzi alla Commissione. Gli oneri che questa norma comporta sono
ancora più evidenti in settori come quello delle calzature o del tessile che contano decine di migliaia di imprese sparse in quasi tutti i paesi membri dell’UE.
É altresì imperativo che la mole di informazioni richiesta dalla Commissione in fase di
preparazione della denuncia sia congruamente ridotta e che si eviti di chiedere all’industria di rimpiazzare l’autorità inquirente nel reperimento di informazioni confidenziali per loro natura estremamente difficili da ottenere.

Per quanto riguarda inoltre i casi di difesa commerciale aperti da paesi terzi contro le imprese europee, il relatore é dell’avviso che la Commissione debba reagire con rinnovata energia nelle sedi appropriate qualora queste pratiche non trovino giustificazione negli accordi internazionali vigenti e danneggino le PMI.

Proprietà intellettuale e marcatura d’origine.
Le violazioni dei diritti della proprietà intellettuale a danno delle imprese europee sono cresciute in maniera esponenziale negli ultimi anni sia all’interno che all’esterno dell’UE. La contraffazione non é un fenomeno che riguarda soltanto le grandi marche ma anche molte PMI e limita la loro capacità a svilupparsi e ad esportare. Nonostante alcuni prodotti contraffatti abbiano un’origine comunitaria, la maggior parte di essi proviene da paesi terzi extra-UE.

La contraffazione causa danni spesso irreparabili a queste aziende che non posseggono gli stessi mezzi delle multinazionali del lusso per difendersi in modo appropriato. Occorre dunque rafforzare la tutela dei diritti della PI non soltanto in Europa ma anche e soprattutto in quei paesi come la Cina dove il fenomeno della contraffazione é più radicato. In questo ambito alle PMI dovrebbe essere garantito un miglior supporto politico e diplomatico e, in certi casi, anche un aiuto giuridico – finanziario per far fronte alle notevoli spese che una causa in un paese terzo comporta. Occorrerebbe inoltre che l’UE e i suoi Stati membri intervengano prontamente nei confronti delle autorità locali per convincerle ad una più stretta osservanza dell’accordo TRIPs e delle norme nazionali che proteggono la PI.

Allo stesso modo, l’introduzione di un sistema di marcatura d’origine dei prodotti provenienti da paesi extra-europei sarebbe auspicabile per permettere ai settori interessati, generalmente composti da PMI, di mettere in valore l’origine europea dei loro prodotti, vista sovente dai consumatori europei e internazionali come una garanzia di sicurezza e di rispetto di elevati standard produttivi.

La Strategia di Accesso ai Mercati dei paesi terzi.
Questo aspetto della comunicazione Global Europe é stato già analizzato da una relazione della Commissione INTA dell’anno scorso, le cui conclusioni sono pienamente condivisibili. Per quanto riguarda le PMI, sarebbe opportuno che oltre ad una migliore circolazione delle informazioni relative alle barriere non tariffarie usate dai paesi terzi per scoraggiare le importazioni sia a livello nazionale che comunitario, si proceda ad una razionalizzazione del Market Access Database che consenta un suo più facile accesso soprattutto da parte degli operatori delle PMI. La creazione di sezioni dedicate alle PMI e la traduzione integrale del sito in tutte le lingue comunitarie é altresì necessaria per garantire un equo accesso a tutti gli operatori economici europei.
Sarebbe infine auspicabile che i Market Access Team che la Commissione si é impegnata a creare nelle sue principali delegazioni includano un addetto specificamente incaricato di seguire i problemi delle PMI.

Accordi di libero scambio
Le difficoltà che hanno ritardato la conclusione di accordi multilaterali negli ultimi anni, hanno aperto la strada ad una nuova generazione di accordi di libero scambio bilaterali che sono attualmente in corso di negoziazione.
La Commissione dovrebbe a questo riguardo valutare con crescente attenzione l’impatto che questi accordi sono suscettibili di produrre sulle PMI nell’UE come nei mercati dei paesi terzi.

La Commissione dovrebbe quindi astenersi dal concludere accordi che non siano favorevoli all’economia europea in generale e alle PMI in particolare e che si risolvano in concessioni unilaterali non adeguatamente bilanciate da analoghe offerte salvo che nel caso dei paesi meno sviluppati per i quali criteri non strettamente economici sono applicabili. É inoltre necessario che la Commissione garantisca un monitoraggio permanente di questi accordi e intervenga tempestivamente in caso di non ottemperanza delle obbligazioni assunte dalle controparti.

Trade facilitation

Per trade facilitation si intendono tutte le difficoltà che gli operatori commerciali incontrano quando intendono esportare in certi mercati. Queste difficoltà (richieste di documentazione eccessiva, procedure doganali ingiustificatamente pesanti e altre lungaggini burocratiche) rappresentano un problema reale per l’industria europea e in particolare per le PMI. Si calcola infatti che esse rappresentino fino al 15% della valuta delle merci esportate dall’UE.
Le iniziative della Commissione in questo ambito per quanto promettenti non hanno ancora permesso un reale miglioramento per le PMI. Sarebbe dunque opportuno che la Commissione procedesse senza ritardo a discutere il problema con i suoi partner commerciali sia in ambito bilaterale che multilaterale (revisione dell’accordo GATT) e che prendesse opportune contromisure qualora si verificassero dei persistenti e ingiustificati ritardi nella messa in opera dei miglioramenti cosi concordati.

Appalti pubblici
Gli appalti pubblici sono uno dei settori economici più promettenti per l’economia europea. L’industria europea ha un reale potenziale di crescita in questo settore ma incontra persistenti difficoltà in molti paesi terzi che rifiutano di garantire alle imprese europee un analogo accesso alle loro procedure di appalto che restano sovente poco trasparenti e eque.
Per quanto la materia sia regolata da un apposito accordo OMC, é evidente che senza iniziative decise dall’UE non sarà possibile, nel quadro commerciale attuale, garantire piena uguaglianza di diritti alle imprese europee. La proposta contenuta nella Comunicazione “Europea Globale” di applicare restrizioni mirate agli appalti europei per quei paesi che non offrono accesso ai loro propri mercati pubblici é senz’altro benvenuta e positiva per le PMI. La Commissione dovrebbe in questo ambito riferire al Parlamento quali risultati siano stati fin ora ottenuti e quali sono le iniziative che intende perseguire per ottenere un migliore accesso agli appalti pubblici dei paesi terzi per le PMI europee.

Denominazione d’origine e agricoltura
In una prospettiva di progressiva liberalizzazione, occorre quindi rafforzare la competitività dei prodotti agro-alimentari e difendere il tessuto produttivo agricolo europeo composto quasi completamente da PMI. É inoltre del parere che ogni futura rimozione delle residue protezioni tariffarie europee debba essere contestuale alla liberalizzazione dei mercati agricoli dei principali interlocutori dell’UE, fatti salvi ovviamente i paesi in via di sviluppo.
Occorre quindi garantire una migliore tutela delle denominazioni d’origine europee e evitare che prodotti come il Prosciutto di Parma non possano essere commercializzati in Canada o in Messico in quanto la loro denominazione é stata in precedenza registrata da produttori locali.

Le proposte della Commissione tendenti a creare un registro delle indicazioni geografiche sono totalmente condivisibili. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero inoltre attivarsi sia in via diplomatica che in sede OMC al fine di ottenere la fine dell’uso abusivo di queste denominazioni di origine o, quantomeno, il libero accesso di quelle denominazioni geografiche europee divenuto di uso comune o utilizzate in precedenza.