REFERENDUM SVIZZERO E REAZIONI UE

E’
indubbio che il risultato del recente referendum svizzero contro la libera
circolazione abbia creato preoccupazione e timori nelle zone frontaliere
particolarmente interessate: Ticino, Lombardia e Piemonte. Il mercato del
lavoro è sotto tensione e le prime reazioni dell’UE fanno temere una rottura
politica che vedrebbe tutti perdenti. Il rifiuto di far partecipare gli
studenti svizzeri al programma Erasmus, mi sembra sproporzionato ed ingiusto
rispetto al caso in questione. Colpire la fascia giovanile per ritorsione
contro l’espressione della volontà popolare mi sembra un’azione arbitraria,
irragionevole e asimmetrica. Far pagare ai giovani le pretese “colpe” di un
intero corpo elettorale è un’azione tendenziosa e impropria. Perché deve pagare
la fascia più debole della popolazione? Non bisogna dimenticare d’altronde che nel
Canton Ticino il rapporto tra stranieri e autoctoni è molto alto a favore dei
primo e i problemi che ne conseguono sono reali e non immaginari o soltanto
frutto di una cultura xenofoba. Si tratta allora di analizzare insieme
(CH-IT.UE) il fenomeno per cercare soluzioni che possano fare il meno danno
possibile agli uni e agli altri, poiché temo che iniziative di rappresaglia non
sufficientemente valutate non possano che recare danno. E dio sa se nelle zone
frontaliere con l’Italia ci sia ancora bisogno di altri danni istituzionali,
oltre ai problemi esistenti da sempre, ma sempre contenuti in alti e bassi
sopportabili.

 

La
Commissione

 

1.    Perché
non propone un gruppo di lavoro composto da rappresentanti della Lombardia, del
Piemonte e del Ticino, assistiti da rappresentanti del governo confederale e
dall’UE, per analizzare a fondo i problemi che si pongono, senza giungere a ukaze arroganti e insopportabili che
fanno sempre più male che bene.

2.    Non
ritiene che una valutazione concreta degli interessi degli uni e degli altri
giovi a trovare soluzioni equilibrate e non asimmetriche?

Non considera che il dialogo costruttivo, di
fronte a posizioni divergenti, sia sempre un mezzo più opportuno e rispettoso
della democrazia, rispetto ad una condanna unilaterale del suffragio
universale?

IT

E-002732/2014

Risposta dell’Alta rappresentante/Vicepresidente Catherine
Ashton

a nome della Commissione

(16.4.2014)

 

La
Commissione
europea nutre il massimo rispetto per la tradizione
svizzera di democrazia diretta. Tuttavia, la decisione di non procedere, per il
momento, con l’associazione della Svizzera al programma Orizzonte 2020 non è né
una “punizione” né una “sanzione” che fa seguito
all’espressione dell’elettorato svizzero, ma la logica conseguenza della scelta
che la Svizzera
stessa ha operato, conseguenza che era ben nota già prima del referendum.

Il governo svizzero ha indicato di non potere firmare e
concludere il protocollo che estende l’accordo UE-Svizzera sulla libera
circolazione delle persone alla Croazia né garantire ai cittadini croati il
beneficio della libera circolazione in Svizzera. Gli Stati membri dell’UE hanno
subordinato l’esito dei negoziati sull’associazione e la partecipazione della
Svizzera ad Orizzonte 2020 e a Erasmus + alla conclusione di tale protocollo. La Commissione europea ha
pertanto sospeso i negoziati relativi a tali accordi sino a quando la Svizzera non si impegnerà
ufficialmente a perseguire l’obiettivo del protocollo.

Essendo un paese sovrano, la Svizzera è libera di
decidere in merito agli obblighi internazionali che intende assumere. Tali
decisioni possono tuttavia avere conseguenze sulle relazioni UE-Svizzera, come
è successo nel caso del protocollo.

Un dialogo costruttivo tra l’UE e la Svizzera è attualmente
in corso e proseguirà nei prossimi mesi. Tuttavia, non spetta all’UE trovare
una soluzione a un problema creato dal risultato del voto popolare del 9
febbraio. La Commissione europea è pronta ad ascoltare le proposte svizzere
relative all’attuazione dell’iniziativa. Essa esaminerà inoltre anche le
preoccupazioni delle amministrazioni locali e regionali e dei loro cittadini,
nel momento in cui queste saranno segnalate dai rappresentanti delle
amministrazioni nazionali.