PORTO EMPEDOCLE, L’ITALIA ACCOGLIE 140 IMMIGRATI

Oggi è stato completato a Porto Empedocle lo sbarco degli immigrati accolti sul cargo turco Pinar, che giovedì 8 aprile aveva salvato 140 persone su due barconi in balia del mare nel Canale di Sicilia e poi diventato oggetto di una contesa diplomatica tra Italia e Malta. Quest’ultima nonostante la nave turca fosse nelle sue acque territoriali si è rifiutata, e non è la prima volta che accade, di accogliere gli immigrati. Un gruppo di extracomunitari, circa una ventina, sono giunti su un guardacoste della Guardia di finanza. Altri 90 sono arrivati successivamente alle 10 a bordo della nave «Danaide» della Marina militare. I restanti 20 erano già stati portanti domenica a Lampedusa, dove è stato sbarcato anche il cadavere della donna morta durante la traversata. Considerato il fallimento della politica europea per fronteggiare l’emergenza immigrazione,

  

La Commissione,

  

1.      Non ritiene che l’Italia stia svolgendo un ruolo importantissimo nella gestione dell’emergenza “immigrazione” garantendo accoglienza e primi soccorsi a quei “disperati” che a migliaia si riversano ogni mese ai confini dell’Unione europea?

 

2.      E’ in grado di fornire dati relativi alle modalità di accoglienza di immigrati previste nei Paesi membri e statistiche del fenomeno su base nazionale?

 

3.      Non pensa sia giunto il momento di smetterla con le critiche strumentali rivolte al governo italiano su presunte violazioni dei diritti umani nei centri di prima accoglienza per immigrati e dare avvio, al contrario, ad un effettivo sostegno logistico e finanziario da parte dell’UE alle autorità italiane che da sole non possono far fronte a questa grave emergenza europea?

 

4.      Non ritiene che l’atteggiamento del governo maltese che già nel giugno 2007 aveva rifiutato l’approdo di una nave con a bordo i cadaveri di 21 extracomunitari, sia da un lato censurabile visto anche il Regolamento di Dublino II che prevede il dovere di accoglienza da parte del primo Stato membro dell’UE raggiunto dai clandestini, ma, dall’altro, ponga ancora una volta l’accento sulla gravità della situazione e sullo scarso coinvolgimento dell’Unione europea nell’affrontare un’emergenza umanitaria che non può e non deve essere lasciata a quei Paesi che per la loro posizione geografica sono maggiormente esposti agli sbarchi?

 

5.      Non pensa sia opportuno studiare nuovi piani di intervento che prevedano, per esempio, la creazione di centri di accoglienza nei territori di altri Paesi membri che non siano frontalieri e un sostegno finanziario specifico per i Paesi UE soggetti a forti pressioni migratorie?

 

Risposta data dal sig. Barrot a nome della Commissione

1. Da alcuni anni si registra un aumento senza precedenti dei flussi migratori irregolari verso le frontiere marittime meridionali dell’Unione. Tale incremento è alla base di drammi umani e suscita forti pressioni sugli Stati membri alla frontiera meridionale, come l’Italia.

2. Il fenomeno coinvolge tutti gli Stati membri alla frontiera esterna meridionale mediterranea, come dimostrato da recenti dati statistici in materia di asilo e immigrazione irregolare.

A partire dal 2006, Spagna, Italia, Malta, Grecia e Cipro hanno registrato un aumento nel numero dei richiedenti asilo, che è quasi raddoppiato, passando da circa 34 000 persone a oltre 61 000. Sul totale delle domande di asilo presentate nell’UE27, la percentuale di quelle proposte in questi cinque Stati membri, tra il 2006 e il 2008 è salita dal 17 % al 26 % circa. Italia e Grecia sono i due i paesi che ricevono la maggior parte delle richieste. Nel 2008 L’Italia è risultata essere, dopo la Francia, il secondo Stato membro più esposto ai flussi migratori.

Sebbene in termini di cifre assolute l’Italia e la Grecia siano i principali paesi di destinazione, in termini relativi (ovvero rispetto alla popolazione), Cipro e Malta sono molto più interessati dal fenomeno, poiché hanno registrato rispettivamente 41 e 18 domande per 1 000 abitanti nel periodo 2004-2008. Malta è in vetta anche rispetto al numero di decisioni positive per 1 000 abitanti, con 7,6 decisioni, seguita da Cipro con 0,69 decisioni, in entrambi i casi al di sopra della media UE con 0,40 decisioni.

Tra il 2007 e il 2008 il numero di persone sorprese ad attraversare illegalmente le frontiere esterne dell’UE è aumentato significativamente (25 %). Tale aumento è dovuto alle maggiori individuazioni effettuate nell’isola italiana di Lampedusa e lungo il confine territoriale greco con la Turchia. Anche Malta ha registrato un incremento notevole, sebbene esso risulti inferiore a quello delle altre regioni in termini di cifre assolute. Al contrario, l’immigrazione irregolare nelle isole Canarie, principale punto d’accesso all’UE attraverso la rotta dell’Africa occidentale, è diminuito in seguito ad una efficace attuazione di misure appropriate, come controlli rafforzati ed accordi di polizia e di riammissione con i paesi di partenza.

3. Risulta evidente che le sfide cui l’Italia e gli altri paesi alla frontiera meridionale dell’Unione sono confrontati, esigano una risposta comune e un maggiore sforzo di solidarietà a livello dell’Unione europea. L’Unione europea ha già fornito all’Italia un’assistenza finanziaria considerevole mediante il Programma generale «Solidarietà e gestione dei flussi migratori». Nel 2008 l’Italia ha ricevuto quasi 3 milioni di euro dal Fondo europeo per i rifugiati (FER) e ha ugualmente beneficiato di un aiuto di circa 7 milioni di euro nell’ambito delle misure d’urgenza del FER. Una riserva di 10 milioni di euro, nel quadro delle misure d’urgenza è inoltre disponibile per il 2009. Finora la Commissione non ha ricevuto richieste in merito dall’Italia.

Dal 2007 l’Italia beneficia di un consistente sostegno finanziario proveniente dal Fondo per le frontiere esterne. È il secondo paese beneficiario del Fondo e dovrebbe ricevere circa 210 milioni di euro nell’arco di 7 anni. Dal 2008 l’Italia usufruisce anche di un aiuto finanziario considerevole dal Fondo per i rimpatri, il cui contributo ammonta a 70 milioni di euro nell’arco di 6 anni.

Inoltre tra il 2005 e il 2007 la Commissione ha finanziato direttamente azioni volte alla gestione della situazione di Lampedusa, tramite il finanziamento di progetti specifici, per un importo complessivo di circa 2,1 milioni di euro.

4. La Commissione cerca sempre fra convergere i punti di vista degli Stati membri sui loro obblighi internazionali in materia di ricerca e salvataggio in mare, non essendo questi regolamentati dal diritto comunitario vigente. La Commissione ritiene necessario continuare ad adoperarsi per trovare soluzioni durature al problema della pressione migratoria sugli Stati membri del Mediterraneo e cercare di porre fine alla tragica perdita di vite umane in mare.

5. Come indicato nel Piano strategico sull’asilo(1) e ribadito nel Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, la Commissione ritiene che sia importante mostrare un reale sforzo di solidarietà e condivisione degli oneri a livello di Unione europea. In tale contesto, la Commissione sta prendendo in considerazione diversi provvedimenti, tra cui un’iniziativa per facilitare la ridistribuzione all’interno dell’Unione dei beneficiari di protezione internazinale degli Stati membri sotto pressione.

Una volta operativo, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo potrà mettere a disposizione degli Stati membri in difficoltà gruppi di esperti che possano fornire un sostegno concreto in materia d’asilo.

Tuttavia, la Commissione ritiene che per ridurre l’impatto migratorio sui paesi meridionali dell’Unione sia essenziale portare avanti, approfondire e sviluppare la cooperazione con i paesi d’origine e di transito. Questo consentirà di eliminare le cause di tali movimenti migratori e di assicurarne una migliore gestione.

6. Il 27 maggio 2009, in seguito ad una discussione in seno al Collegio, il Vicepresidente Jacques Barrot ha inviato una lettera alla Presidenza del Consiglio, proponendo una serie di provvedimenti che permettano non solo di assicurare una migliore gestione della migrazione irregolare nel Mediterraneo, ma anche di fornire un’assistenza appropriata ai richiedenti asilo e ai rifugiati coinvolti in tali flussi, in particolare tramite un maggior ricorso al reinserimento e attraverso il sostegno allo sviluppo dei sistemi d’asilo dei paesi di transito. Dopo una prima discussione in seno al Consiglio Giustizia e affari interni, i lavori proseguono in vista dell’adozione da parte dell’Unione di diverse misure pertinenti.