Pomodori cinesi in Europa

All’insaputa dei consumatori europei, l’attuale regolamentazione comunitaria permette che sulle confezioni di pelati, salse, polpe a pezzettoni e parenti assortiti sia indicato solo il luogo di confezionamento – uno Stato membro – ma non quello di produzione della materia prima – in questo caso la Cina. Si stima che tra novembre 2009 e gennaio 2010 gli arrivi di concentrato di pomodoro cinese in Europa siano quasi triplicati, segnando un incremento del 173% annuo, basti pensare ad esempio che solo nel 2009 hanno varcato i confini italiani più di 82 milioni di chili di pomodoro cinese, spacciati per “made in Italy”, provocando un danno non solo ai consumatori ma agli stessi produttori. Negli studi fatti dalla Coldiretti, si é dimostrato che la maggior parte di questi prodotti contiene scarti vegetali o di diversa natura, come bucce e semi di ortaggi e frutti, un utilizzo spesso massiccio di pesticidi e anticrittogamici che sono vietati in Europa ed un il livello di muffe che eccede i limiti previsti dalle leggi sanitarie comunitarie. 

La Commissione 

  1. è al corrente di questa situazione?

  2. ritiene necessario un protocollo sanitario specifico per il controllo del pomodoro concentrato cinese all’ingresso nei porti della comunità europea?

  3. ritiene utile l’obbligo di indicare l’origine del pomodoro utilizzato nei derivati e, nel caso, l’applicazione di un dazio doganale aggiuntivo?