ORGANI UMANI CON STAMPANTE 3D

Usando
una stampante 3D e cellule staminali come “inchiostro”,  pochi giorni fa è stato prodotto
all’Università di Edimburgo un tessuto tridimensionale. A distanza di un giorno
il 85 per cento delle cellule erano rimaste “vive e totipotenti, cioè ancora
capaci di differenziarsi in tutti i tipi di cellule del corpo umano”. Pare che
la ricerca possa avere importanti sviluppi, per esempio creare tessuti per
condurre test sui farmaci senza utilizzare gli animali, o addirittura per
creare organi da trapantiare, senza più ricorrere a donazioni con rischi di
rigetto. Si tratta evidentemente di obiettivi a lungo termine, ma se
l’esperimento attuale è corretto, non c’è dubbio che le conseguenze che ne
derivano saranno molto importanti per la salute umana. All’Università di Sheffield
sono in corso esperimenti di trapianto di cellule nervose, ottenute sempre con
una stampante 3D, per ripristinare l’udito di alcuni roditori. All’Università
del Missouri hanno invece prodotto tessuto cardiaco di roditore con battiti
simili a quelli di un cuore vero. Anche l’istituto di ricerca tedesco
Fraunhofer ha usato una stampante 3D per creare vasi sanguigni, utilizzando
biomateriali sintetici, mentre il Laser Center di Hannover ha stampato in 3D
pelle artificiale. Altre esperienze similari sono in corso in altri centri di
ricerca, tanto da far pensare ad una svolta scientifica epocale, rispetti ai
protocolli usati fino ad ora.

 

La Commissione

 

1.
è al corrente di questi risultati e delle possibili conseguenze per la salute
umana?

2.
Nei programmi di ricerca dell’UE in corso, figurano progetti simili? Quali,
eventualmente?

3.
Esiste il rischio che questi esperimenti giungano a produrre la vita
artificiale?

4.
In questo caso ha un’opinione sulle conseguenze che si potrebbero produrre per
la società umana?

5. Può garantire che gli esperimenti saranno
proseguiti solo per migliorare la qualità di vita  e non eventualmente per produrre una vita
artificiale?

IT

E-002416/2013

Risposta di
Máire Geoghegan-Quinn

a nome della Commissione

(16.4.2013)

 

 

1. La Commissione è a
conoscenza di questi risultati.  Essi
riflettono gli sforzi di ricerca nel campo dell’ingegneria dei tessuti e della
medicina rigenerativa e offrono potenzialità per agevolare la cura di malattie
e per migliorare la qualità di vita dei pazienti.

 

2. Attraverso il Settimo
programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico (7º PQ, 2007-2013), l’UE ha
sostenuto questo settore su vasta scala. Un esempio di progetto simile a quelli
citati è il progetto ArtiVasc 3D[1],
che intende coltivare pelle vascolarizzata per impiegarla su pazienti con
lesioni o ustioni e per testare i prodotti farmaceutici; l’UE vi contribuisce
con un finanziamento di  7,8 milioni di
euro.

 

3. I progetti di ricerca
menzionati prelevano cellule preesistenti, normalmente dal paziente o da un
donatore, per rigenerare il tessuto. Il fine di questa tecnologia non è la
creazione di vita artificiale, ma la coltura di cellule già esistenti per
generare tessuti vivi da impiegarsi in terapie di riparazione o sostituzione.

 

4. La Commissione ritiene
che la medicina rigenerativa migliorerà la qualità di vita dei pazienti,
offrendo una speranza contro malattie incurabili o potenzialmente letali e
possibilità di affrontare i problemi sanitari connessi all’invecchiamento della
popolazione. Le conseguenze per la società di tali nuove tecnologie,
considerando anche il sottile discrimine tra impieghi medici e non medici, sono
oggetto di analisi di una serie di pareri del Gruppo europeo per l’etica delle
scienze e delle nuove tecnologie: aspetti etici della nano medicina (parere n.
21[2]),
aspetti etici di dispositivi TIC nel corpo umano (parere. 20[3])
e di etica della biologia di sintesi (parere n.25[4]).

 

 



[1]     www.artivasc.eu

[2]     http://ec.europa.eu/bepa/european-group-ethics/docs/publications/opinion_21_nano_en.pdf

[3]     http://ec.europa.eu/bepa/european-group-ethics/docs/avis20_en.pdf

[4]     http://ec.europa.eu/bepa/european-group-ethics/docs/opinion25_en.pdf