Sono
oggetto di commenti e di timori le varie notizie che in queste recenti
settimane parlano di cyber crime, visto come una minaccia complessa e
pervasiva. Le ricadute che potrebbero realizzarsi a seguito di attacchi
convenzionali possono incidere sull’esercizio delle libertà essenziali per il
sistema democratico. In una relazione presentata al Parlamento italiano si
afferma che questa minaccia è la sfida più impegnativa per il Paese perché
interessa molteplici aspetti: “dai sistemi complessi e strutturati dello Stato
e delle grandi aziende, ai computer e agli smartphone dei singoli cittadini.” Pare che la soluzione del problema non sia di
facile individuazione, poiché gli attori, le tecniche usate e i bersagli mutano
più velocemente delle contromisure.
La Commissione
1.è
consapevole di questa nuova minaccia che incombe anche sulle istituzioni
europee e su
vasti
settori dell’attività dei suoi organi, nonché sul mondo produttivo e su
cittadini?.
2.
Può dirci quante intrusioni, tentate o riuscite, sono provenute dai server
cinesi?
3. Di fronte a questi rischi qual è la
funzione che può svolgere l’Enisa, l’Agenzia incaricata
della sicurezza delle reti e
dell’informazione? Ha la competenza necessaria per la
prevenzione e la scelta di sistemi che blocchino
la minaccia rappresentata dal cybercrime?
4. E l’Europol svolge un ruolo in questo
ambito?
5. Chi
coordina e gestisce, eventualmente, l’azione di contromisura nell’Unione
europea?