MITO DIROMPENTE DELLA QUOTA NOVANTA

Recentemente è stato dimostrato che
la teoria di due economisti americani, secondo cui il rapporto debito
pubblico/pil al 90% rappresenta il limite massimo oltre il quale inizia il
crollo della crescita economica di un Paese, non solo è errata, ma è il frutto
di grossolane manipolazioni statistiche. Orbene, questo limite del 90% pare sia
diventato in Europa un imperativo categorico.

È sempre successo che tutti gli
oracoli negativi e le cure depressive provenienti dagli Usa abbiano trovato
ascolto ed applicazione in Europa. Da alcuni anni, nella tempesta della crisi
dell’euro e delle difficoltà incontrate dall’Unione europea, le politiche di
austerità e di taglio ai bilanci imposte ai Paesi europei più indebitati e con
l’economia più debole strutturalmente, sono state giustificate anche con la
teoria del 90%.

Il ministro del bilancio tedesco e
lo stesso commissario hanno giustificato le politica d’austerità riferendosi
alla teoria dei due economisti americani. Ora però, per fortuna, molti si
stanno rendendo conto, anche in Germania, che queste politiche imposte ai Paesi
del Sud Europa hanno conseguenze disastrose per la produzione e l’occupazione e
stanno riverberando effetti negativi anche sull’economia tedesca, a partire
dalle esportazioni di automobili di piccola e media cilindrata, con ricorsi
alla cassa integrazione in diverse fabbriche: appare evidente quindi l’errore
dei due economisti menzionati.

Può la Commissione far
sapere:

1.    se
condivide l’opinione che quando la crescita si ferma parte l’aumento del debito
pubblico;

2.    se
ritiene perciò che lo sforzo dovrebbe essere concentrato nell’individuazione
delle migliori proposte per sostenere gli investimenti e la ripresa produttiva;

3.    se
considera che queste teorie meccanicistiche – come quella dell’
“inflazione controllata” dello stesso duo d’economisti – non tengano
conto, nelle terapie prospettate, di fattori molto importanti, come quello
umano e della recessione, quindi dell’impoverimento, fattori questi molto reali
rispetto all’astrazione teorica che poi si ritorcono contro gli obiettivi da
raggiungere;

4.    se
si augura che il fallimento di queste teorie riporti l’Europa verso la solida,
anche se un po’ vecchia, economia sociale di mercato che dalla fine della
Seconda guerra mondiale ha promosso uno sviluppo sociale ed economico stabile
ed equilibrato nei principali Paesi disastrati dal conflitto?


IT

E-005781/2013

Risposta di Olli Rehn

a nome della Commissione

(16.7.2013)

La Commissione ritiene che il
consolidamento fiscale sia un mezzo che consente alle autorità pubbliche di
ripristinare la loro sovranità fiscale, in modo da poter investire nella
crescita sostenibile. In un contesto di deficit pubblici elevati e di aumento
del debito la Commissione propugna la necessità di un consolidamento fiscale
che dovrebbe avvenire in modo differenziato e tale da non ostacolare la
crescita, tenendo conto delle peculiarità di ciascun paese. Le più recenti
proposte della Commissione nel merito sono contenute nel pacchetto presentato il
29 maggio che comprendeva, tra l’altro, delle raccomandazioni della Commissione
al Consiglio al fine di estendere i termini per la rettifica del disavanzo
eccessivo in sei paesi: Spagna, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Slovenia.
Il pacchetto comprende inoltre gruppi di raccomandazioni specifiche per paese
volte a identificare le principali sfide che i singoli paesi si trovano ad
affrontare e proposte di riforme strutturali da attuarsi per assicurare la
crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro.