I consumi in Europa per il riscaldamento e raffreddamento delle abitazioni sono tra i maggiori divoratori di elettricità con conseguente aumento delle emissioni di Co2 nell’aria e dei costi per i cittadini europei. É tutt’oggi in vigore una normativa che prevede l’obbligo, durante la stagione invernale, di avere una temperatura massima nei luoghi chiusi che oscilla tra i 19 e 20°C, essendo stato condotto uno studio sull’impatto dell’elevato calore sulla saluta umana e sui consumi elettrici secondo il quale ogni grado superiore ai 20°C, previsti dalla legge, aumentano il consumo di circa il 7%. Non risulta invece essere in vigore una normativa che prevede un limite minimo per l’aria condizionata. In Europea lo sbalzo termico fra i luoghi chiusi e l’esterno, durante la stagione estiva, é causa di danni alla salute dei cittadini e di gravi inutili consumi elettrici con le conseguenze ad esso legate in materia di emissioni e di costi.
La Commissione
1 . è al corrente di questa situazione?
2 . ritiene necessario fare uno studio sui costi dei consumi elettrici e sui danni alla salute dei cittadini legati all’utilizzo spropositato dell’aria condizionata negli Stati membri?
3 . ritiene utile proporre una normativa europea che stabilisca degli obblighi sulle temperature dei condizionatori nei luoghi pubblici in base alla temperatura esterna nelle diverse città europee e cioè con un sbalzo non superiore ai 5/7 gradi?
27 agosto 2010 |
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Risposta data da Günther Oettinger a nome della Commissione | |||
Anche se la Commissione è al corrente degli impatti negativi che l’eccessivo riscaldamento può causare sulla salute umana e sul consumo energetico in generale, essa ritiene che questo problema sia collegato non solo alle condizioni climatiche locali (come la temperatura e l’umidità esterna), ma anche alla percezione delle temperature di comfort e alla capacità delle persone di adattarsi alle molteplici condizioni interne (comfort adattativo(1)). Numerosi Stati membri hanno adottato regolamenti sulle temperature minime e massime negli edifici pubblici per controllare il consumo energetico e l’emissione di gas ad effetto serra o per motivi di salute e di sicurezza. Come chiarito dalla direttiva europea sul rendimento energetico nell’edilizia (2002/91/CE(2) e rifusa nella direttiva 2010/31/UE(3)), non esiste un’armonizzazione o un progetto di armonizzazione delle temperature minime e massime esistenti di raffreddamento, né di riscaldamento a livello UE. Infatti è esclusiva responsabilità degli Stati membri fissare tali valori minimi e massimi. Nella direttiva summenzionata la Commissione riconosce l’esigenza di dedicare maggiore attenzione ai problemi di raffreddamento, considerato il recente aumento dei sistemi di aria condizionata nell’UE e invita gli Stati membri a dare maggiore attenzione al condizionamento nel recepimento della nuova direttiva rifusa, cioè considerando le tecniche di rinfrescamento passivo(4). Inoltre i rappresentanti degli Stati membri responsabili dell’istituzione di regolamenti edilizi nel quadro della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico degli edifici affrontano regolarmente questioni di confort/progetto connesse alle temperature estive durante le riunioni relative all’azione concertata prevista dalla direttiva summenzionata, che sostiene il recepimento e l’attuazione della direttiva negli Stati membri(5). La Commissione ha anche sostenuto numerosi progetti di ricerca e studi sul punto per promuovere l’adozione di un confort adattativo, sia nei lavori di standardizzazione eseguiti dal CEN (in particolare EN15251), che nei regolamenti nazionali. I progetti relativi al Programma «Energia intelligente — Europa» sono i seguenti:
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