L’EDILIZIA CHE RISANA E RICOSTRUISCE SALVA L’ECOSISTEMA

Da
molto e da diverse parti si continua a sostenere che per far ripartire
l’economia deve ripartire l’edilizia. Come abbiamo già sostenuto in passato l’edilizia
che deve ripartire è quella delle grandi, medie e piccole opere, l’edilizia che
si occupa perciò di ricostruire, risanare ponti, cavalcavia e strade, edifici
pubblici spesso fatiscenti, come le scuole, di rimettere in sesto la rete
idrica che perde acqua da tutte le parti e di incentivare il recupero del
nostro patrimonio rurale abbandonato a se stesso con gravi danni anche
paesaggistici. L’Italia, in crisi demografica e con un eccessivo e sempre più
pericoloso consumo di suolo, non ha bisogno di nuove villette a schiera, spesso
lasciate costruire dai comuni per incrementare con gli oneri urbanistici le
casse semivuote. Non c’è bisogno di costruzioni di fatto edificate con
materiale scadente, ed in parte prefabbricato, e che saranno da abbattere o ricostruire
completamente alla fine del mutuo. Il 78% degli italiani risulta proprietario
dell’abitazione ed il 18% di una seconda casa, siamo il paese al mondo nel
quale i privati hanno un ingente patrimonio immobiliare, ora è il momento delle
opere pubbliche, del risparmio del suolo, delle costruzioni fatte per durare
perché dalla fine della guerra la maggior parte di quanto è stato costruito non
rappresenterà nulla per le future generazioni. Fino alla metà del secolo
scorso, e da quando è nata la civiltà, chi costruiva voleva anche lasciare un
segno, e così noi abbiamo avuto  epoche storiche collegate alle
costruzioni sia pubbliche che private. Ormai da troppi anni invece anche
nell’edilizia ha prevalso l’usa e getta con le conseguenze che tutti conosciamo
ma partite dalle bolle speculative che si sono via via succedute. il governo
Draghi dia un segnale forte perché si comprenda che parlare di ambiente e di
ecosistema significa anche risanare le fattorie e le case abbandonate, impedire
la costruzione in aree protette o pericolose, dire basta alla speculazione
selvaggia che troppi costruttori d’assalto e proprietari di cave hanno fatto
distruggendo salute, territorio ed economia.