L’AUMENTO DELLE RISERVE AUREE

Mentre
assistiamo al continuo rinvio della riforma della finanza internazionale e alle
manovre di vari governi per far fronte alla crescita del debito con camuffate
svalutazioni competitive, alcuni Stati puntano sulla crescita delle loro
riserve auree. La Cina,
che è il primo produttore mondiale di oro, sta comprando oro sui mercati
internazionali perché vuole aumentare di ben 500 tonnellate le sue riserve che
attualmente ammontano soltanto a un migliaio circa.  Anche la Germania, attraverso la notizia apparsa sul quotidiano
Handelsblatt, pare abbia deciso  di
rimpatriare dagli USA la riserva di oro che vi era stata trasferita nel corso
della “guerra fredda”.

 

La
Commissione

 

1.conferma
queste informazioni?

2.
Come interpreta queste scelte di puntare sull’oro?

3.
Ritiene che la causa di questa politica sia dovuta all’incertezza provocata
dalle non scelte per risolvere la crisi finanziaria e dalle politiche monetarie
che aumentano il debito con il rischio di forti spinte inflazionistiche?

4.
Che funzione svolge l’aumento delle riserve auree rispetto al deprezzamento del
dollaro e dello jen?

5. In tutto questo scenario d’incertezza quale è la
migliore tutela dell’euro?

IT

E-001617/2013

Risposta di Olli Rehn

a nome della Commissione

(11.4.2013)

 

1.                 
Nella misura in cui la Commissione non si
occupa di gestione delle riserve auree, i detentori di tali riserve non le
riferiscono in merito alle loro attività sul mercato dell’oro.

 

2.                 
L’oro monetario è iscritto nei bilanci delle banche
centrali e le decisioni di tali istituti in merito fanno parte della gestione
delle rispettive attività e riserve. Nello specifico, la Commissione tiene a
rilevare che la seconda operazione cui l’onorevole deputato si riferisce
riguarda l’ubicazione delle disponibilità di oro e non la compravendita di
riserve.

 

3.                 
La Commissione non fa ipotesi sui motivi che dettano
agli operatori economici le mosse della compravendita di oro sul mercato. Da
diversi indicatori relativi alle percezioni del rischio inflazionistico, quali
i sondaggi sulle previsioni d’inflazione e i rendimenti dei titoli di Stato a
lungo termine (valore sia nominale che indicizzato all’inflazione) risulta che
le previsioni d’inflazione restano contenute.

 

4.                 
I movimenti dei tassi di cambio sono influenzati da una
serie di fattori: differenziali e aspettative di crescita, politica monetaria
contingente, rendimenti delle attività finanziarie proporzionati al rischio.
Data l’entità limitata, le operazioni sul mercato dell’oro generalmente non
sono considerate un motore significativo dei movimenti dei tassi di cambio.

 

5.                 
Durante la crisi l’euro ha mantenuto una stabilità sia
interna che esterna. Gli sforzi di riforma realizzati scientemente a livello
sia di Stati membri che europeo sono riusciti ad attenuare le tensioni sui
mercati finanziari, ma in prospettiva è fondamentale mantenere alta la
vigilanza. La Commissione
collabora strettamente con altri portatori d’interesse, tra cui il Parlamento,
per rafforzare ulteriormente il quadro politico dell’unione economica e
monetaria.