LA TRAGEDIA SOMALA

L’esplosione avvenuta il 4 ottobre scorso del camion-bomba degli islamisti di Shabaab contro un palazzo di Mogadiscio che ospita un ufficio del governo somalo, anch’esso formato interamente da islamisti, esplosione che ha provocato un centinaio di morti, fra i quali molti studenti in coda per andare a studiare in Turchia, grazie ai buoni uffici del governo di Ankara, non è che l’ultimo capitolo di una tragedia che annienta da anni il popolo somalo e che con la carestia provoca vittime a non finire e centinaia di migliaia di profughi in fuga. Di fronte a questa sciagurata catastrofe l’UE, negli anni scorsi, non ha mai fatto scelte nette a sostegno dei governi di transizione sostenuti dalla stragrande maggioranza dei clan locali per impedire il sopravvento degli islamisti. Ora tutti ne pagano le conseguenze, carestia compresa, che si svolge dentro ai confini della zona controllata da al Shabaab, la milizia filo al Qaida. Alla tragedia bisogna aggiungere anche i 42 operatori umanitari uccisi nella zona negli ultimi due anni e il rapimento di due signore europee avvenuto ai confini del Kenya ad opera di somali.    Secondo le agenzie attive nel monitoraggio degli spostamenti di popolazione all’interno della Somalia, decine di famiglie al giorno si spostano da Dobley al confine somalo, in direzione di Dadaab in Kenya, dove esistono campi profughi che ormai accolgono oltre 456 mila rifugiati, che continuano ad arrivare con una media di mille al giorno.


 


La Commissione


 


1.      È consapevole anche della responsabilità politica europea per la drammatica gravità della situazione?


2.      Quali iniziative intende intraprendere per combattere le disastrose conseguenze della carestia e garantire un aiuto umanitario efficace?


3.      Perché non contribuisce a gestire con fondi e personale specializzato i campi di Dadaab, in collaborazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Profughi, al fine di garantire il diritto d’asilo a chi ne facesse richiesta ed assicurare assistenza sanitaria a tutti e istruzione ai bambini ed ai giovani?


4.      Perché non prevede lo stanziamento di fondi, analoghi a quelli previsti per la diffusione della democrazia nei paesi dell’Africa del Nord, per tutelare al massimo la sopravvivenza delle popolazioni somale?


Ha intenzione di denunciare la situazione all’Onu per coinvolgerla maggiormente nella ricerca di soluzioni politiche che limitino la violenza del potere attuale?



Risposta di Andris Piebalgs


a nome della Commissione


(4.11.2011)


 


 


La Commissione fornisce sostanziali aiuti UE in ambito umanitario e nel settore dello sviluppo per affrontare la situazione della Somalia. Gli aiuti allo sviluppo dell’Unione europea, relativi al periodo 2008-2013, ammontano a 387 milioni di euro e sono destinati a tre settori prioritari: sviluppo economico/sicurezza alimentare, infrastrutture comprese, istruzione e  governance. L’Unione europea è già il principale donatore nell’ambito dei programmi volti a rafforzare l’efficacia della governance a livello nazionale, regionale e locale, assistendo così il settore pubblico, la polizia, i tribunali, le istituzioni democratiche, le procedure elettorali e la società civile in Somalia. Inoltre, la missione dell’Unione africana in Somalia (AMISOM), il cui mandato comprende anche la protezione del governo federale di transizione, dal momento della sua costituzione nel marzo 2007, usufruisce di un contributo finanziario costante dall’Unione europea il cui valore supera i 258 milioni di euro.


 


L’Unione europea, estremamente preoccupata per la drammatica situazione umanitaria nel Corno d’Africa, nel 2011 ha fornito assistenza per un importo pari a 157 milioni di euro. L’aiuto congiunto di Unione europea e Stati membri è di quasi 700 milioni di euro. Tale somma è destinata essenzialmente a interventi di assistenza alimentare, nutrizione, approvvigionamento idrico, impianti igienico-sanitari e sanità, a beneficio tanto dei rifugiati colpiti dalla siccità che della popolazione residente. Interventi simili, anche abitativi, vengono realizzati a favore dei rifugiati somali in Kenia ed Etiopia.


 


Una parte dei contributi dell’Unione europea viene gestita dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), ed è destinata sia ai rifugiati somali della regione, principalmente nelle zone del Kenia (campi di Dadaab) e in Etiopia (campi di Dolo Ado), sia ad operazioni dell’UNHCR in Somalia.


 


In un’ottica a più lungo termine, l’Unione europea promuove e sostiene da tempo interventi ispirati all’approccio che prevede un “collegamento tra aiuto d’emergenza, riabilitazione e sviluppo” e quelli nell’ambito della riduzione dei rischi di calamità, al fine di rafforzare la capacità di recupero della popolazione colpita.


 


L’Unione europea, inoltre, è un importante donatore bilaterale in Somalia e svolge un ruolo fondamentale nel coordinamento tra donatori, di concerto con le agenzie delle Nazioni Unite. Il Somalia Donor Group (SDG) è attualmente presieduto congiuntamente dall’Unione europea e dalla Svezia.


 


Nel settore del sostegno istituzionale e della governance, la maggior parte dei programmi finanziati dall’Unione europea in Somalia vengono realizzati tramite le agenzie delle Nazioni Unite sia a livello centrale (programma di sviluppo delle Nazioni Unite, programma “Stato di diritto”) sia a livello locale, come il programma congiunto sul governo locale e il programma di sostegno istituzionale in Somaliland.