LA CASA DEL PADRE

Abbiamo lasciato “La casa del padre” ma poi ci siamo trovati in un condominio rissoso, senza regole chiare, senza rapporti corretti, ci toglievano l’acqua indispensabile per vivere, la luce imprescindibile per vedere, il calore dei rapporti umani che invece devono essere alla base di ogni progetto politico come espressione di vita insieme.


Così, giustamente, abbiamo lasciato il condominio: non avevamo altra scelta se non volevamo diventare come gli altri.


Abbiamo ripreso la strada ed abbiamo cominciato a costruire una nuova casa. Ma ci siamo dimenticati di quello che il padre ci aveva lasciato come più importante e semplice eredità: una casa si costruisce dalle fondamenta, una casa si costruisce con un progetto, una casa si costruisce in modo che un domani potresti anche decidere di ampliarla, ma lo potrai fare solo se intorno avrai lasciato lo spazio necessario, se i muri saranno muri maestri, se avrai tenuto conto delle condizioni antisismiche, valutato dove nasce e muore il sole, dov’è il nord ed il sud e se non avrai costruito su una frana, ma su terreno solido; e finché la casa non sarà costruita, anche piccola ma solida, non inviterai commensali senza aver predisposto prima gli arredi indispensabili e la cucina per offrire, a chi arriva, non piatti surgelati, preconfezionati da altri, ma il pane delle tue mani, della tua fantasia e della tua capacità di realizzare.


In tanti abbiamo sentito, in questi anni, le proposte di molti progetti che sono rimasti frasi immaginifiche. Siamo stati la nave in bottiglia, siamo andati oltre, abbiamo navigato in mare aperto e abbiamo attraversato il deserto!


Oggi molti di noi vorrebbero camminare per strade normali, non chiediamo né autostrade ne’ facili percorsi, ma vogliamo strade identificate. Se la meta è chiara non temiamo le fatiche necessarie a tramutare sentieri impervi in strade sicure, percorribili per tutti coloro che vogliano condividere il percorso, ma il percorso deve avere una meta conosciuta, condivisa.


Pensare che potremmo lasciare la piccola casa appena iniziata per una casa diversa e più grande da costruire, o per un nuovo condominio o quartiere, non ci lascia perplessi per l’impegno e per i sacrifici che, specialmente alcuni di noi,  dovranno nuovamente affrontare, ma ci lascia diffidenti perché non sappiamo dove dovrebbe essere costruita la casa, per quali scopi, a parte quelli elettorali, con quali amici dovremmo redigere le regole della convivenza e della vita insieme.


Pensiamo alle trifamiliari vendute a caro prezzo ma la cui durata nel tempo non garantisce eredità ai figli, pensiamo ai palazzi ed ai quartieri costruiti su terreno contaminato o inidoneo e pensiamo a quanti invece cercano un’area giusta, anche un vecchio fienile, per dare vita ad una costruzione solida che duri nel tempo e che dia certezze a coloro che verranno perché la politica è nulla se non costruisce per il futuro e se non è  in grado di valutare le necessità del presente.


La modernità non è un valore in sé, la tradizione non è un valore in sé!


Solo chi sarà in grado di coniugare la capacità di conservare ciò che è indispensabile con la determinazione che serve per realizzare riforme utili nel tempo potrà pensare di offrire una risposta e le risposte non possono essere utili solo per una parte d’Italia o per un’Italia che prescinde  dall’Europa e dal contesto geopolitica nel quale viviamo.


Un’epoca è finita, un sistema finanziario, economico, culturale è agonizzante. Mario Draghi ha annunciato la morte del sistema sociale europeo vogliamo che la politica si interroghi, con la società, per identificare i responsabili, per fare nascere il nuovo sistema.


E’ necessario un momento di riflessione fuori dagli schemi, bisogna tornare in porto e studiare la rotta perché chi ha superato il deserto oggi non si aspetta un sorso d’acqua, ma una sorgente di idee condivise.