JEANS SABBIATI

I jeans possono uccidere, soprattutto se sono alla moda. E’ questo il messaggio duro e al tempo stesso sorprendente che è emerso da un servizio trasmesso dal programma televisivo ‘Le Iene’, in onda su una nota emittente italiana, che ha posto l’attenzione sui decessi per sabbiatura manuale. Attraverso questa tecnica, infatti, che consuma il prodotto fino a renderlo di moda e per questo costoso, molti operai che se ne occupavano o se ne occupano tuttora si sono ammalati di silicosi, malattia polmonare che si contrae inspirando biossido di silicio. Se si calcola che la patologia si contrae anche solo con l’1% di sostanza nell’aria e il processo di sabbiatura viene effettuato con sostanze che rilasciano l’80% di biossido di silicio, le conseguenze alle quali sono sottoposti gli operai sono facilmente intuibili. I sintomi, che possono rimanere nascosti per anni, sono tosse ed enfisema polmonare che, quasi sempre, portano alla morte.


Tante sono le griffe che ricorrono alla tecnica della sabbiatura e per eludere i controlli, visto che tale prassi è vietata dall’UE, spostano le fabbriche nei paesi non sottoposti a leggi europee come la Turchia, l’India, il Bangladesh e la Siria. L’associazione Abiti Puliti ha promosso la campagna Stop ai jeans sabbiati per richiamare l’attenzione dei produttori sui rischi ma il riscontro, come è prevedibile immaginare, è ancora scarso.


 


La Commissione:


 


1. è a conoscenza di questa tecnica ancora ampiamente usata da importanti produttori europei di jeans?


 


2. Alla luce del divieto che vige nell’UE potrebbe proporre sanzioni a quelle aziende che ne fanno ricorso?


 


3. Potrebbe, in collaborazione con le associazioni che se ne stanno occupando, monitorare le aree europee in cui si ricorre maggiormente all’uso della sabbiatura manuale?


 


4. Non crede che la Turchia, al tempo stesso paradiso protetto per produttori di jeans sabbiati e paese in lista per entrare in UE, sia ancora lontana dall’avere quei requisiti, anche legati alla cultura della legalità e del rispetto delle leggi dell’Unione, per poterne fare parte?


 


 



E-009447/2011


Risposta di Karel De Gucht


a nome della Commissione


(14.12.2011)


 


 


Questioni come quelle descritte nell’interrogazione dell’onorevole parlamentare sono spesso meglio affrontate incoraggiando le imprese ad impegnarsi in prassi trasparenti di responsabilità sociale delle imprese, creando meccanismi adeguati per la consultazione delle parti interessate che dovrebbero contribuire ad affrontare il tema delle condizioni di lavoro e altre sfide sociali, ambientali ed etiche. Di fatto, quale che sia il quadro di riferimento legislativo, l’industria tessile dell’UE non applica più la sabbiatura per la produzione di indumenti. Inoltre, al fine di ridurre l’impatto ambientale delle tecniche disponibili alternative alla sabbiatura, la comunità di ricerca nel settore tessile dell’UE e le società stanno sviluppando processi di produzione più ecologici.


 


L’UE incoraggia le società ad adottare i livelli più elevati di condotta commerciale responsabile in conformità con gli strumenti internazionalmente riconosciuti per la responsabilità sociale delle imprese quali gli orientamenti per le imprese multinazionali dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Oltre ad un ampio appoggio pubblico, gli orientamenti dispongono di meccanismi di attuazione e di ricorso e la rete di punti di contatto nazionali creata da tutti i paesi partecipanti e dall’UE può assistere le imprese e le altre parti interessate a risolvere questioni pratiche anche attraverso la mediazione e la conciliazione.


 


Un altro standard nel settore della responsabilità sociale delle imprese cui la Commissione si impegna seriamente a fare ricorso sono i principi  guida su impresa e diritti umani delle Nazioni Unite. Infine, la Commissione segue l’attuazione della dichiarazione di principi tripartita dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) concernente le imprese multinazionali e la politica sociale. Questo standard riguarda – tra l’altro – la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.


 


In quanto paese candidato, si prevede che la Turchia allinei progressivamente la sua legislazione sull’acquis comunitario, comprese le norme sulla salute e la sicurezza sul lavoro, entro la data di adesione. La Commissione sta monitorando i progressi fatti dalla Turchia in questo settore; condizioni di lavoro inadeguate e tali da provocare una malattia che può portare alla morte, la silicosi, sono uno dei temi seguiti con particolare attenzione. Di recente la Turchia ha adottato misure legislative e giudiziarie per migliorare le condizioni dei lavoratori colpiti da tale malattia. La relazione della Commissione 2011[1] fornisce ulteriori informazioni sui progressi compiuti dalla Turchia nel settore della salute e della sicurezza professionali.


 






[1]          http://ec.europa.eu/enlargement/press_corner/key-documents/reports_oct_2011_en.htm.