INUTILE SCANDALIZZARSI SU PIACENZA SE NON SI CAMBIA SUBITO SISTEMA

La
vicenda della caserma dei carabinieri di Piacenza non è, purtroppo, un caso
isolato: negli ultimi tempi vi sono state altre occasioni di grave
malaffare nelle quali sono stati coinvolti militari dell’Arma. Vi è stata
mancanza di controlli sufficienti ed adeguati, superficialità o negligenze?
Certamente l’Arma dei Carabinieri, che da sempre ha rappresentato un punto
fermo, di sicurezza e abnegazione del dovere, nella vita della nostra
Repubblica è un periodo che sta offrendo alcuni esempi molto negativi minando,
di conseguenza ed in parte, la fiducia che in lei tutti abbiamo sempre
riposto. Altrettanto certamente alcune mele marce non inficiano il lavoro ed il
sacrificio di tanti militari dell’Arma che ogni giorno mettono a repentaglio la
loro vita per difendere la nostra e per tutelare le istituzioni.

Un
tempo per diventare carabiniere bisognava rispondere a requisiti morali
spesso eccessivamente onerosi perché coinvolgevano anche i famigliari,
mentre oggi per l’arruolamento all’Arma si sono abbandonati quei rigori che
invece rappresentano la scrematura necessaria per potere far parte di un
organismo che deve, a tutto campo, rappresentare un incorruttibile baluardo
contro l’illegalità. Siamo in una società che perde ogni giorno valori comuni
di riferimento e il denaro facile, l’esibizione del potere, la violenza ed il
sopruso sono diventati prevalenti. La politica, i media, anche la cosiddetta
intellighenzia culturale, non danno certo esempi limpidi di rispetto delle
leggi e delle regole di civile convivenza. Siamo in un periodo di grave
decadenza morale e sociale e il campanello d’allarme, che molte volte ha
suonato senza che alcuno lo ascoltasse, non può più essere ignorato. I
carabinieri di Piacenza, come quelli che si sono macchiati di altri episodi
delittuosi, non devono soltanto far riconsiderare i modi di arruolamento e i
controlli all’interno dell’Arma ma devono imporre una seria ed immediata
riflessione sullo stato di salute della società italiana dove, come abbiamo
nuovamente visto nelle ultime settimane, anche una parte della
magistratura discredita se stessa e toglie ogni certezza del diritto e
della giustizia. La corruzione dilaga e le associazioni criminali si stanno
sempre più appropriando della vita di imprese e di famiglie garantendo prestiti
ed aiuti laddove lo Stato è carente o latitante. Lassismo ed indifferenza
quando non anche connivenza stanno trascinando il Paese verso il baratro
nonostante il disperato tentativo di associazioni, laiche o legate a religiosi,
che hanno fatto della lotta alle mafie la loro ragione di vita e sono loro stessi
in costante pericolo di morte.

Se
non riusciremo a ricreare dal basso una catena umana capace di costringere la
politica e le istituzioni a bonificare, colpire, punire, riorganizzare il
sistema l’Italia non avrà futuro nella libertà e nella certezza delle leggi ma
diventerà, sempre più velocemente, una nazione nella quale allo stato di
diritto si sostituirà lo stato del malaffare. E’ già molto tardi e soltanto la
reazione di ciascuno di noi, se sarà capace di denunciare le irregolarità e di
non accettare personali scorciatoie, potrà imporre a chi governa, di ogni
colore politico e a qualsiasi grado istituzionale, quel cambio di passo
necessario ed urgente. Inutile scandalizzarsi su Piacenza se non si cambia
subito sistema.