INTERVENTO IN AULA: REGOLAMENTO PER LA DENOMINAZIONE DI ORIGINE DI ALCUNI PRODOTTI PROVENIENTI DA PAESI TERZI

INTERVENTO IN AULA

on. Cristiana Muscardini

14/01/2013

 

 

Regolamento
per la denominazione di origine di alcuni prodotti provenienti da paesi terzi

 

 

 Il mercato
globalizzato può portare sviluppo se le regole sono certe, comuni e condivise.

La liberta d’impresa,
di commercio e di concorrenza devono essere garantite soprattutto all’interno
dell’Organizzazione mondiale del Commercio che non può stabilire che vi siano
consumatori e produttori di seria A o di serie B a seconda del paese o del
continente nel quale vivono e nel quale operano.

Se i nostri più
importanti partner e competitori economici come Cina, Stati Uniti, Canada,
India hanno regole interne che impongono la denominazione di origine per una
serie di manufatti che provengono dall’estero anche l’Europa ha il diritto di
avere tale norma e perciò il dovere di varare un regolamento per la
denominazione di origine di alcuni prodotti extra-Ue cosi come ha votato il
parlamento in prima lettura nell’Ottobre del 2010.

O l’Europa ha questo
Regolamento o si deve chiedere all’OMC di intervenire per fare abrogare tale
norma nei paesi nei quali esiste.

Non ci possono essere
due pesi e due misure.

I consumatori europei
hanno il diritto di scegliere in modo consapevole e il sistema manifatturiero
europeo, spina dorsale della nostra capacità economica e competitiva ha il
diritto di ottenere dalle Istituzioni europee la stessa attenzione che le
Istituzioni hanno dato ai loro produttori e consumatori in Cina, Stati Uniti,
India ecc.

Chiediamo per questo
che la Commissione soprassieda al ritiro del Regolamento Made in e si possa
finalmente aprire un confronto serio e democratico tra Parlamento, Consiglio e
Commissione: il Parlamento non ha l’arroganza di dire che ciò che ha votato è
immutabile ma è disponibile a verifiche e confronti ma chiediamo con fermezza
che non vi sia arroganza ne’ da parte della Commissione ne’ da parte del
Consiglio come invece si e’ verificato in questa deplorevole occasione nella
quale la Commissione non ha ritenuto nemmeno di avvisare della sua intenzione
di ritiro la Commissione Parlamentare del Commercio Internazionale ed i
relatori, ne’ si e’ mai concretamente fatta promotrice di un incontro, anche
informale, tra le tre istituzioni per verificare quali potessero essere i
compromessi onorevoli da perseguire.

Il nostro è un appello al rispetto reciproco nell’interesse dei cittadini
europei.