Un’incredibile messinscena di facinorosi, domenica 1 marzo, ha bloccato a 12 chilometri da Trieste, in territorio sloveno, un gruppo di esuli italiani colpevoli di voler deporre dei fiori su una foiba, una delle tante cavità carsiche dove nel 1945 i comunisti di Tito, a guerra finita, trucidarono migliaia di italiani ed anche sloveni. Per evitare il peggio e sotto gli insulti, gli esuli istriani, fiumani e dalmati sono stati costretti a tornare indietro senza poter raggiungere la foiba. Sono stati respinti in nome della “libertà del popolo”, nonostante avessero ottenuto i permessi (un dossier di 38 pagine) di poter visitare la località tramite il consolato italiano di Capodistria. I facinorosi, con bandiere jugoslave con la stella rossa, tenevano in mano dei bastoni con la punta di ferro. Uno sparuto gruppo di poliziotti sloveni ha assistito alla prevaricazione senza bloccare i facinorosi, ma invitando gli esuli a ritirarsi. La gazzarra è durata un’ora con accuse di “porci italiani” e “sporchi fascisti”. Tra gli esuli erano presenti parenti degli infoibati.
La Commissione
1. è al corrente di questo scandaloso avvenimento?
2. come giudica il fatto che in un Paese dell’Unione sia impedito a cittadini di un altro Paese dell’Unione di deporre fiori nei luoghi in cui ancora oggi riposano migliaia di vittime, per lo più innocenti, delle sanguinose vendette partigiane comuniste?
3. può ammettere che in regime di libera circolazione in Slovenia non sia consentita la presenza di cittadini transfrontalieri, autorizzati tra l’altro ad entrare nel suo territorio, solo perché nostalgici della dittatura comunista non lo permettono?
4. non ritiene opportuno segnalare al governo sloveno che nell’Unione esiste la democrazia e che fatti come quello descritto, vanno condannati, chiedendo scusa agli esuli respinti facinorosamente?
Risposta data da Jacques Barrot a nome della Commissione Interrogazioni scritte : E-1642/09 , E-1667/09 |
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La Commissione è consapevole del fatto che siano state perturbate varie manifestazioni, debitamente autorizzate dalle autorità slovene, per commemorare le violenze alla fine della guerra, nel 1945. La Commissione rileva che i partecipanti italiani erano autorizzati a entrare liberamente in Slovenia e i loro diritti di cui all’articolo 18 del trattato CE non sono stati violati. La Commissione fa inoltre presente che non ha alcuna competenza per intervenire sull’attuazione delle decisioni prese dalle autorità competenti in uno Stato membro. Tali procedure sono disciplinate esclusivamente dall’ordinamento giuridico nazionale. La Commissione ha ripetutamente condannato e respinto tutte le manifestazioni di razzismo e xenofobia, in quanto si tratta di fenomeni ripugnanti, incompatibili con i principi su cui l’UE è fondata. Tuttavia, la Commissione può contrastare tali fenomeni solo nei limiti dei poteri conferitale dal trattato. Il 28 novembre 2008 il Consiglio ha adottato la decisone quadro 2008/913/JHA sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale(1). Lo strumento in questione garantirà che in tutti gli Stati membri siano penalmente perseguibili comportamenti intenzionali, quali l’istigazione alla violenza o all’odio nei confronti di un gruppo di persone o di un suo membro per motivi inerenti alla razza, al colore, alla religione, all’ascendenza o all’origine nazionale o etnica. Il termine per l’attuazione di tale strumento è il 28 novembre 2010. |