Infanzia abbandonata in Romania

E’  dolorosamente noto il caso dell’infanzia abbandonata in Romania, il cui governo impedisce le adozioni a cittadini non rumeni (legge 273/2004). La conseguenza di questa folle legge è che dalla metà del 2004 nessun orfano rumeno ha potuto essere adottato da famiglie all’estero, mentre le adozioni interne sono quasi inesistenti. Il risultato è che 86.000 orfani vivono in orfanotrofi o presso famiglie affidatarie (le cosiddette assistenti maternali) che li allevano per percepire il sussidio pubblico. A 18 anni i ragazzi sono espulsi dal sistema dei servizi di protezione dell’infanzia, andando quasi sempre, purtroppo, a ingrossare le fila della microcriminalità e della prostituzione.Nel 2006, 408 deputati europei hanno sottoscritto una dichiarazione (n. 23/2006) per chiedere lo sblocco di circa 1000 pratiche adottive, brutalmente interrotte dalla Romania nel 2004. Nel giugno del 2009 il Comitato ONU per i diritti dell’infanzia ha inviato alcune raccomandazioni al governo romeno, definendo la legge rumena come “contraria ai supremi interessi dei minori rumeni”. Lo scorso 16 ottobre il capo dell’Ufficio Adozioni rumeno Bogdan Panait ha inoltrato al governo un Memorandum in cui sostiene la necessità di un’ampia apertura delle adozioni internazionali. Ma il Primo Ministro Emil Boc ha sconfessato l’azione di Panait, in linea con l’ex collega inglese Emma Nicholson, che dal 2003 agisce a livello internazionale per bloccare le adozioni. Il 30 novembre scorso a Strasburgo si è aperta la conferenza internazionale organizzata dalla Commissione e dal Consiglio d’Europa sul tema “Cambiamenti nelle procedure adottive in Europa: assicurare il miglior interesse del bambino”. Ed ancora una volta è emerso il dramma degli orfani di Romania. Di fronte a questa infelice situazione, 

la Commissione  

  1. non crede che senza l’intervento dell’Unione europea quei bambini saranno condannati ad una vita senza famiglia?
  2. Non considera necessaria un’iniziativa nei confronti del governo di un Paese membro per riaprire immediatamente le adozioni internazionali, evidentemente con tutte le garanzie del caso inerenti le condizioni e le procedure per l’adozione, nel “supremo interesse dei bambini” rumeni?
  3. Non pensa che la soluzione corretta per risolvere il dramma degli 86 mila bambini rumeni sia quella proposta dallo stesso Capo dell’ Ufficio Adozioni di Bucarest, dott. Panait?
  4. Quali passi intende compiere per avviare il problema a soluzione?

Risposta data da Viviane Reding a nome della Commissione

La Commissione è al corrente della complessa situazione venutasi a creare a livello internazionale in seguito alla legge romena n. 273/2004, che ha vietato le adozioni internazionali, e dei recenti sviluppi descritti dall’onorevole parlamentare.

Tuttavia, tale scelta politica è di responsabilità esclusiva del governo romeno e, per quanto rigida, va considerata alla luce delle precedenti pratiche abusive in materia di adozioni internazionali in Romania.

La Commissione è a conoscenza del memorandum inviato al governo nell’ottobre 2009 dall’Ufficio adozioni romeno (ORA), che chiedeva di ammettere le adozioni internazionali solo nei casi in cui un’adozione nazionale fosse ripetutamente fallita. Tale proposta è stata immediatamente respinta dal primo ministro Emil Boc.

La Commissione sta seguendo gli sviluppi della situazione e ha organizzato, insieme al Consiglio d’Europa, la recente conferenza intitolata «Sfide nelle procedure adottive in Europa: garantire il migliore interesse del minore», con la partecipazione di tre rappresentanti dell’Ufficio adozioni romeno (tra cui il signor Panait) e della rappresentanza nazionale UNICEF per la Romania, al fine di ottenere informazioni dettagliate in merito a tale questione.