IMPRIGIONAMENTO DI AHMED EZZ E DI ALTRE AUTORITA’ ISTITUZIONALI IN SEGUITO ALLE RIVOLTE IN EGITTO

Tiziano Motti (PPE), Gabriele Albertini (PPE), Antonello Antinoro (PPE), Paolo Bartolozzi (PPE), Mario Mauro (PPE), Luigi Ciriaco De Mita (PPE), Carlo Fidanza (PPE), Cristiana Muscardini (PPE), Crescenzio Rivellini (PPE), Iva Zanicchi (PPE), Elisabetta Gardini (PPE), Marco Scurria (PPE), Sergio Paolo Frances Silvestris (PPE), Licia Ronzulli (PPE), Potito Salatto (PPE) e Alfredo Antoniozzi (PPE)


In seguito ai movimenti di protesta che hanno scosso violentemente l’Egitto in questi ultimi mesi, diversi uomini politici che hanno assunto incarichi nel precedente governo o avevano intrattenuto rapporti con l’ex presidente Mubarak sono stati incarcerati.


Tra questi si trova Ahmed Ezz, presidente della maggiore azienda produttrice di acciaio dell’Egitto, la Ezzsteel, con sedi in tutto il mondo.


Ahmed Ezz è stato deputato al parlamento egiziano dal 2000 al 2011 ed è uno dei più influenti uomini d’affari egiziani. Il 17 febbraio 2011 è stato imprigionato e sottoposto a un processo che si svolge con modalità denunciate da osservatori internazionali come potenzialmente arbitrarie, con l’accusa di aver ottenuto in maniera illecita dallo Stato licenze per la Ezzsteel e di aver causato pregiudizio all’azienda di Stato Al Ezz Dekheila Steel Company. Non è remota la probabilità che la Ezzsteel venga forzatamente alienata dalla proprietà privata a quella pubblica.


In questo momento di instabilità politica nelle regioni del Nord Africa, l’Europa guarda con molta attenzione ai movimenti popolari che chiedono “pane e democrazia”, ma nello stesso tempo deve anche preoccuparsi che vengano rispettati i principi dello Stato di diritto. L’azienda Ezzsteel è partner economico privilegiato di alcune delle maggiori aziende europee nel campo dell’acciaio, con migliaia di dipendenti. È quindi particolarmente importante far luce sul caso di Ahmed Ezz, oltre che nell’interesse che l’imputato ha di subire un giusto processo, anche per evitare la messa a rischio di migliaia di posti di lavoro, con conseguenze socialmente ed emotivamente destabilizzanti, in Egitto e in Europa.


1.    È la Commissione a conoscenza di questa situazione e delle ricadute sociali e occupazionali conseguenti all’imprigionamento dell’on. Ezz?


2.    Quali strumenti ha attivato, o intende attivare, al fine di verificare che siano rispettati i diritti a un giusto processo alle autorità istituzionali imprigionate immediatamente dopo la caduta di Mubarak?



 


E-006583/2011


Risposta dell’Alto Rappresentante/Vicepresidente Catherine Ashton


a nome della Commissione


(23.8.2011)


 


 


La Commissione e l’Alto Rappresentante sono a conoscenza dell’incarcerazione di Ahmed Ezz, come pure di altri uomini d’affari, politici e di altre persone, a seguito della rivolta egiziana del 25 gennaio 2011 che ha portato alle dimissioni dell’ex presidente Mubarak e al passaggio temporaneo del potere al Consiglio supremo delle Forze armate.


 


Tuttavia, come gli onorevoli parlamentari comprenderanno, l’UE non può e non deve interferire nei procedimenti giudiziari nazionali.


 


Detto ciò, in tutti i suoi contatti con il governo egiziano provvisorio, l’UE (in particolare nelle figure del presidente della Commissione, durante la sua visita al Cairo il 14 luglio 2011, e dell’Alto Rappresentante/Vicepresidente, insieme al commissario responsabile per l’allargamento e la politica europea di vicinato) ha sottolineato quanto sia importante il compito delle autorità temporanee di difendere i diritti umani fondamentali, tra cui il diritto a un processo equo davanti a tribunali civili indipendenti. L’osservanza di tali norme fondamentali in materia di diritti umani è un elemento essenziale di ogni moderna società democratica, modello cui aspira la popolazione egiziana.