“Uccidete i randagi, sono un pericolo!” E’ il titolo
di un articolo apparso su un quotidiano on line di Messina in cui il cronista,
trovatosi accerchiato da una quindicina di cani randagi, ha pensato bene di
raccontare l’episodio in un sedicente pezzo giornalistico nel quale, alla fine,
chiedendo spiegazioni all’amministrazione comunale che poco ha fatto per
arginare il fenomeno del randagismo nella città, lanciava lo scandaloso
appello. Immediata la reazione di animalisti e cittadini, è stata perfino
inviata una lettera al presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti dal
Partito Animalista Europeo in cui si sottolinea il pessimo servizio offerto
alla collettività con un simile proclama.
La Commissione:
- premesso che la libertà di
espressione, e quindi di stampa, è un diritto di tutti i cittadini sancito
da ogni Costituzione di Stato democratico, non crede che certi veementi
appelli distolgano l’attenzione da quelli che sono i veri responsabili del
proliferare del randagismo?
- Come spiega la frequente mancanza di
applicazione delle leggi in materia di randagismo che mirano a combattere
il fenomeno con la sterilizzazione e come intende collaborare con i Paesi
membri affinché non ci siano più deroghe alle regole? E’ possibile
finanziare ulteriori campagne e attività dei comuni e delle associazioni
di volontariato regolarmente registrate?
IT
E-007928/2012
Risposta di
Maroš Šefčovič
a nome della Commissione
(31.10.2012)
Si rinvia l’onorevole
deputata alle risposte alle interrogazioni scritte E‑006543/2011, E-007161/2011
e E-009002/2011[1]
che trattano la questione dei cani randagi e della gestione delle popolazioni
canine.