Una delle critiche che vengono spesso formulate nei confronti della Politica Agricola Comune consiste nell’affermare che il sostegno comunitario alla produzione è una delle cause della povertà dei paesi poveri che non possono esportare i loro prodotti verso i paesi europei. E’ da notare a tale proposito che le politiche di sostegno all’agricoltura sono la regola e non l’eccezione e che la PAC si inserisce in questo orizzonte. Un recente rapporto del Programma alimentare mondiale (PAM), intitolato “Fame e Mercati”, tuttavia, propone alcune azioni basate sul mercato per ovviare alle sue debolezze e fare in modo che esso tuteli anche gli interessi delle popolazioni povere e sottoalimentate.
La Commissione
1. non ritiene che alcune di queste azioni possano essere intraprese dall’UE, senza ledere gli interessi degli agricoltori europei?
2. non considera opportuno presentare tali azioni all’OMC, nella prospettiva di armonizzare il sostegno all’agricoltura a livello mondiale?
Risposta data da Mariann Fischer Boel a nome della Commissione | |
In un mondo in cui è crescente la volatilità del mercato, insieme alle fluttuazioni della produzione causate dai cambiamenti climatici, la politica agricola comune (PAC) garantisce un livello di base di sicurezza del reddito agli agricoltori dell’UE, nonché una struttura favorevole ad una buona gestione dell’ambiente naturale in cui si svolge l’attività agricola, come pure un sostegno allo sviluppo delle comunità rurali. L’UE ha scrupolosamente orientato la PAC al fine di affrontare sfide quali la necessità di accentuare la competitività delle imprese agricole, tutelarsi dalle difficoltà ambientali o reagire alle crisi alimentari. L’Unione inoltre ha trasposto i principi della PAC riformata in ambito internazionale, cercando modalità volte a tener conto delle preoccupazioni di carattere commerciale e della sicurezza alimentare globale. Più del 90 % dei pagamenti diretti sono attualmente disaccoppiati. Il sostegno al reddito in forma di pagamenti disaccoppiati, a differenza degli incentivi alla produzione, non influisce sulle decisioni degli agricoltori in materia di produzione. La rete di sicurezza è necessaria soltanto per sostenere gli agricoltori in caso di crollo dei prezzi. Nel caso dei prodotti per i quali sono stati mantenuti i pagamenti accoppiati (ad esempio carni bovine, ovine, caprine), ciò è stato motivato soprattutto da ragioni ambientali, vale a dire per evitare l’abbandono dei terreni agricoli; tuttavia in tali casi l’incidenza sui paesi in sviluppo è modesta, poiché l’UE svolge un ruolo secondario in tali settori sui mercati internazionali. Inoltre, l’UE è anche impegnata a far scomparire gradualmente le sovvenzioni all’esportazione nell’ambito del ciclo di negoziati di Doha per lo sviluppo in corso, di pari passo con altre misure di concorrenza all’esportazione. Per quanto riguarda l’accesso al mercato dell’UE da parte di paesi meno sviluppati, l’UE ha già consentito l’accesso ai paesi meno industrializzati in esenzione da dazi e contingenti e le stesse modalità si stanno ora estendendo in base agli accordi di partenariato economico (APE), con alcune eccezioni molto limitate, come il riso e lo zucchero. In effetti, l’UE importa già dai paesi in sviluppo più degli altri cinque principali importatori presi insieme – Stati Uniti, Giappone, Canada, Australia e Nuova Zelanda. L’UE ha grandemente agevolato l’accesso al mercato dei prodotti agricoli dei paesi in via di sviluppo, in particolare degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), e continua ad adoperarsi in tal senso con altre regioni del mondo. Per quanto riguarda il rapporto «Fame e mercati», è opportuno sottolineare che l’UE è sempre stata contraria alle restrizioni alle esportazioni e si è strenuamente impegnata a favore della coerenza fra le varie politiche (politica commerciale, agricola e di sviluppo) nell’ambito dell’UE. La Commissione concorda che dovrebbe esserci maggior coerenza fra scambi commerciali e politiche di sicurezza alimentare e che tale coerenza dovrebbe essere realizzata nell’ambito di un accordo dell’Agenda di Doha per lo sviluppo. La Commissione inoltre sottoscrive alle conclusioni del G8 dell’Aquila in materia di scambi commerciali e di riduzione della povertà. Sulla questione di una riserva mondiale di cereali, la sua impostazione è più prudente. La Commissione ha bisogno di maggiori informazioni in merito alla fattibilità e alle modalità amministrative di una tale riserva – sia essa fisica o virtuale. Le misure enunciate nel rapporto del Programma alimentare mondiale (PAM) sono attualmente in discussione in diverse sedi e la Commissione è sempre stata in prima fila in fatto di innovazione per quanto riguarda la tutela degli interessi delle vittime della povertà e della sottoalimentazione. Lo strumento alimentare dimostra ampiamente come una reazione rapida nel breve/medio termine volta a rilanciare l’agricoltura potrebbe ridurre la povertà e la fame nei paesi più vulnerabili fra quelli in via di sviluppo. Le discussioni che si svolgono a Ginevra (all’Organizzazione mondiale per il commercio) riguardano le misure messe in risalto dal PAM, non ultime quelle relative all’aiuto alimentare. L’obiettivo non è quello «di armonizzare il sostegno agricolo», bensì di ridurre il sostegno che causa distorsioni commerciali. La verifica dello «stato di salute» della PAC manda un chiaro segnale agli altri membri dell’OMC, in particolare quelli del mondo sviluppato, su quali siano gli obiettivi dell’UE, nel senso di accogliere le nuove sfide in una politica agricola innovativa, che non causi distorsioni negli scambi e che accresca il benessere. |