DIRITTI DELLE DONNE IN AFGHANISTAN

Interrogazione
con richiesta di risposta scritta E-001838/2014

alla
Commissione
(Vicepresidente / Alto
rappresentante)

Articolo 117 del regolamento

Cristiana Muscardini (ECR), Barbara Matera (PPE), Mariya Gabriel
(PPE), Zuzana Roithová (PPE), José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (PPE),
Licia Ronzulli (PPE), Piotr Borys (PPE), Susy De Martini (ECR), Jean Lambert
(Verts/ALE), Joanna Senyszyn (S&D), Claudiu
Ciprian Tănăsescu (S&D), Lara Comi (PPE), David Casa (PPE), Catherine
Bearder (ALDE), James Elles (ECR), Roberta Angelilli (PPE), Rachida Dati (PPE),
Marie-Thérèse Sanchez-Schmid (PPE), Baroness Sarah Ludford (ALDE), Sergio Paolo
Francesco Silvestris (PPE), Sidonia Elżbieta Jędrzejewska (PPE), Antigoni
Papadopoulou (S&D), Rosa Estaràs Ferragut (PPE), Regina Bastos (PPE),
Santiago Fisas Ayxela (PPE), Marina Yannakoudakis (ECR), Eija-Riitta Korhola
(PPE), Philippe Juvin (PPE), Ingeborg Gräßle (PPE) e Iñaki Irazabalbeitia
Fernández (Verts/ALE)

In seguito
all’annuncio del ritiro delle forze NATO in Afghanistan, si è verificata
un’escalation della violenza nei confronti delle donne e delle bambine, in
particolare di quelle che frequentano corsi scolastici prima banditi dal regime
talebano che voleva che le donne vivessero nell’ignoranza e non si
emancipassero. Nel distretto di Pusht Rud nello scorso gennaio un commando di
Talebani ha fatto irruzione in una scuola, portando via un’insegnante e
chiedendo una dozzina di fucili AK-47 come riscatto. Nonostante le aperture
verificatesi in seguito alla caduta dei Talebani, la condizione delle donne in
Afghanistan rimane difficile: istruzione e cure mediche sono limitate, le donne
subiscono violenze e percosse senza ricevere tutele adeguate e sono
economicamente dipendenti dagli uomini, trovando difficoltà, non solo economica
ma anche sociale, nella ricerca di un lavoro e di indipendenza.

 

La
Commissione

 

1.   
Sta facendo pressioni sul governo afghano al fine di
salvaguardare i diritti delle donne e l’accesso all’istruzione?

2.    Sta
adeguatamente monitorando se i fondi comunitari messi a disposizione del
governo afghano per le politiche di cooperazione sono effettivamente utilizzati
per l’educazione della popolazione in particolare per le fasce socialmente più
deboli e prive di diritti durante il regime dei talebani?

3.    Può chiarire
il ruolo dell’EEAS nella collaborazione con le guardie di frontiera di
Afghanistan e Pakistan per eliminare il commercio di armi?

4.    Non ritiene
che i suoi eventuali osservatori nell’ambito delle elezioni in Afghanistan
debbano prestare maggiore attenzione al diritto di voto delle donne?


IT

E-001838/2014

Risposta dell’Alta rappresentante/Vicepresidente Catherine
Ashton

a nome della Commissione

(28.4.2014)

 

 

A seguito di intensi contatti
dell’UE con il ministero degli Affari femminili è stata recentemente pubblicata
la versione integrale della relazione sulla legge relativa all’eliminazione
della violenza contro le donne (EVAW), di cui l’UE sta analizzando il
contenuto.

 

Il progresso in materia di diritti
costituzionali e giuridici delle donne è uno degli sviluppi più importanti in
Afghanistan dalla caduta del regime talebano nel 2001. Uno dei settori
prioritari per l’UE è il sostegno al rafforzamento della polizia e dello Stato
di diritto (compresa una più ampia riforma del settore giudiziario), elementi
fondamentali per la tutela dei diritti delle donne.

 

L’UE continuerà a sollecitare le
autorità afghane a conformarsi alle disposizioni del quadro di Tokyo sulla
responsabilità reciproca e alle condizioni stabilite in occasione della
conferenza di Bonn. Fra gli elementi essenziali del previsto accordo di
cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo figureranno inoltre disposizioni
sui diritti umani.

 

L’UE continuerà a promuovere i
diritti della donna soprattutto attraverso il potenziamento delle capacità,
l’educazione al rispetto dei diritti umani, la fornitura di assistenza legale,
accoglienza, consulenza e mediazione alle donne e alle ragazze vittime di
violenza domestica. La missione di polizia dell’Unione europea in Afghanistan
(EUPOL) sostiene le unità di risposta familiare del ministero dell’Interno
impartendo una formazione specifica sulle tecniche di indagine penale.

IT

E-004035/2014

Risposta dell’Alta rappresentante/Vicepresidente Catherine
Ashton

a nome della Commissione

(26.5.2014)

 

 

L’AR/VP continua a nutrire notevole preoccupazione per le
difficoltà incontrate dalle ragazze e dalle donne afghane che cercano di rivendicare
e di difendere i propri diritti umani, compreso il diritto all’istruzione. La
salvaguardia dei progressi compiuti in termini di diritti delle donne e la
promozione di un’applicazione integrale delle disposizioni di legge in vigore
sono obiettivi prioritari dell’Afghanistan, a cui l’UE dà notevole sostegno. In
occasione delle elezioni presidenziali in corso, la squadra di osservazione
elettorale dell’UE rivolge particolare attenzione alle condizioni in cui le
donne possono esercitare il proprio diritto di voto.

 

Dopo tanti anni di conflitto, l’Afghanistan ha bisogno di una
tregua affinché i cambiamenti economici e sociali possano consolidarsi. Per
questo motivo l’UE insiste sulla necessità di sostenere lo sviluppo a lungo
termine del paese. Il quadro di Tokyo sulla responsabilità reciproca rimane il
principale riferimento per monitorare i progressi compiuti, in particolare a
livello di diritti umani e istruzione. L’UE continua a svolgere un ruolo guida
in questo contesto, riservando particolare attenzione ai diritti e al ruolo
delle donne.

 

Ora che sono stati istituiti uno stretto coordinamento e una
divisione dei compiti fra i diversi donatori internazionali, e in particolare
europei, i finanziamenti dell’UE vengono destinati principalmente alla sanità,
allo sviluppo rurale, alla governance e allo Stato di diritto.

 

Nell’ambito del processo “Cuore dell’Asia”, l’UE sostiene
attivamente la cooperazione regionale tra l’Afghanistan e i suoi vicini,
compreso il Pakistan. L’Unione ha contribuito a migliorare la gestione delle
frontiere ai principali punti di transito lungo il confine
Afghanistan-Pakistan. Col tempo, una migliore gestione delle frontiere dovrebbe
ridurre il trasporto transfrontaliero di beni illeciti, come le armi,
agevolando al tempo stesso il commercio lecito nella regione. Va osservato
tuttavia che il confine è lungo circa 2 430 km e attraversa molte zone isolate e
teatro di conflitti.