DIRETTIVA NITRATI E TUTELA DELL’AMBIENTE

L’applicazione della direttiva nitrati nell’area del bacino padano sta destando particolare preoccupazione per la tutela dell’ambiente, tanto che nelle zone interessate è opinione comune che la conseguenza della sua implementazione sia la creazione di una camera a gas negli allevamenti del Nord Italia. Il fatto che vada regolamentata le distribuzione dei fertilizzanti azotati per la tutela dell’ambiente è fuori discussione, ma nel momento in cui ogni paese membro chiede una deroga alla norma, significa che la norma stessa non può essere applicata. Il limite d’azoto per ettaro di 170 kg è inapplicabile se non si tiene conto delle differenti tipologie di agricoltura, estensive e non, tra le zone del nord Europa e quelle mediterranee, le quali differiscono per  profilo podologico, condizioni meteorologiche e coltivazioni effettuate.


 


La Commissione


 



  1. non considera opportuno cominciare a pensare se l’attuale norma sia veramente applicabile e produca effetti positivi, senza per questo smantellare la zootecnia?

  2. Invece di concedere ulteriori deroghe, poi difficili da attuare, non ritiene più conveniente ed utile procedere ad una revisione in toto della normativa?

  3. Come valuta l’impegno delle Regioni del bacino padano-veneto contenuto nell’Accordo Stato-Regioni dello scorso 5 maggio, tendente a rivedere la designazione delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola attraverso uno studio volto a individuare le origini dei carichi inquinanti, distinguendo tra comparto agricolo e comparto civile ed industriale?

  4. non ritiene utile effettuare uno studio che chiarisca quali e da che forme arrivano i carichi inquinanti in maniera tale da poter trovare i limiti di azoto per avere un’agricolture eco-compatibile ma ugualmente produttiva?

In attesa delle nuove designazioni delle aree vulnerabili, perché non inizia i lavori di revisione della direttiva in questione?



E-009060/2011


Risposta di Janez Potočnik


a nome della Commissione


(13.12.2011)


 


 


Gli effetti positivi della direttiva sui nitrati[1] cominciano ad essere evidenti in termini di miglioramento della qualità delle acque, comprese le regioni dove i raccolti agricoli sono tra i più prosperi nell’UE e dove vi sono numerosi allevatori.


 


La direttiva Nitrati prevede la deroga del limite massimo di affluenti da spargere sul terreno, fissato a 170 kg di azoto per ettaro all’anno, nei casi in cui quantitativi superiori al limite fissato possono essere giustificati laddove il tipo di coltivazione sia caratterizzato da stagioni di crescita prolungate o da un alto grado di assorbimento di azoto oppure in presenza di un elevato grado di precipitazioni nette o di terreni con capacità eccezionalmente alta di denitrificazione. Le deroghe vengono richieste dagli Stati membri e approvate dalla Commissione dopo un parere positivo da parte del comitato Nitrati in base a severe condizioni stabilite dalla Commissione in ambito di gestione del terreno e degli affluenti. La quantità massima concessa per deroga non deve compromettere il raggiungimento degli obiettivi della direttiva e le deroghe non sono concesse a fronte dell’incapacità di conseguire gli obiettivi stabiliti della normativa.


 


La direttiva stabilisce che gli Stati membri devono indicare come zone vulnerabili tutte le zone che scaricano le loro acque in acque considerate inquinate (per quanto riguarda sia la concentrazione di azoto che l’eutrofizzazione) o a rischio di inquinamento qualora non vi si ponga rimedio.


 


La designazione delle zone vulnerabili, come anche qualsiasi revisione, deve essere fatta sulla base dei suddetti criteri e con l’ausilio di programmi di monitoraggio delle acque e di informazioni scientifiche rilevanti sulle pressioni derivanti dall’agricoltura. La Commissione accoglie con favore studi scientifici dettagliati condotti al fine di analizzare le fonti d’inquinamento delle acque, dal momento che l’identificazione di queste è indispensabile per migliorare la qualità dell’acqua.


 


Il raggiungimento di un buon livello di qualità delle acque in tutti i corpi idrici europei richiede un’attuazione completa della direttiva Nitrati, i cui obiettivi sono ancora validi. Al momento non è pertanto previsto di sottoporla a un riesame.


 


Allo stesso tempo la Commissione sta sottoponendo la politica dell’UE riguardante l’acqua dolce ad un controllo di qualità, che sebbene si concentri principalmente sul caposaldo della politica unionale in materia di acque, ovvero la direttiva quadro sulle acque[2], comprende anche la direttiva Nitrati. La Commissione preparerà una relazione finale con l’intento di dimostrare la validità del modello per la salvaguardia delle acque dell’UE previsto per il 2012.


 


 


 






[1]     Direttiva 91/676/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, GU L 375 del 31.12.1991, pag.1.



[2]     Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000,


che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque (GU L 327 del 22.12.2000).