DEPORTAZIONE PROFUGHI ERITREI DALL’EGITTO

L’Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo sviluppo denuncia la silenziosa deportazione dall’Egitto di decine di profughi eritrei verso il loro paese d’origine, molte delle quali vengono camuffate come ritorno volontario in patria. In realtà molti detenuti, sotto i continui maltrattamenti e le privazioni di cibo e di assistenza  medica, firmano i moduli del rimpatrio, anche se in Eritrea corrono rischi altrettanto gravi. Il fatto è che nelle stazioni di polizia e nelle caserme egiziane le condizioni sono molto degradanti ed i profughi sono in balia di umilianti sofferenze e privazioni, esposti al pericolo di malattie. Alcuni profughi hanno tentato di chiedere asilo all’Etiopia, ma da un po’ di tempo a questa parte l’ambasciata etiope al Cairo non accetta le loro richieste. L’UNHCR non ha il permesso di accesso nelle strutture detentive e l’Egitto nega di fatto il diritto d’asilo, pur essendo firmatario della Convenzione di Ginevra. Preferisce consegnare questi profughi al loro persecutori. La mancanza di cibo, i maltrattamenti, le condizioni igienico-sanitarie e la tragica condizione degradante mettono a rischi la vita di questi disgraziati. Ne è una testimonianza la presenza di fosse comuni dove sono sepolte decine di profughi eritrei, etiopi e di altre nazionalità. Nel luogo di detenzione denominato Mubarak Adekliya a Kufra, nella zona di Suk Sharié, vicino all’aeroporto, a un centinaio di profughi (10 eritrei e 90 somali) è stato chiesto dai poliziotti il pagamento di 500 dollari US per la loro liberazione ed il loro accompagnamento fino a Tripoli. Ora invece che paga viene solo liberato, ma la maggioranza non ha soldi e sopravvive con pagnotta e thé.


 


La Commissione


 


1.      Oltre allo stanziamento di fondi per lo sviluppo della democrazia nei paesi arabi, perché non chiede al governo transitorio egiziano il rispetto del diritto d’asilo?


2.      Perché non esercita pressioni affinché conceda il permesso d’accesso agli operatori dell’UNHCR nelle strutture detentive, per consentire loro di assistere i profughi trattenuti in questi luoghi?


3.      Perché non si fa direttamente promotrice di aiuti umanitari per queste persone costrette alla detenzione?


Perché non chiede che le persone detenute a Kufra vengano consegnate agli operatori dell’UNHCR?



E-009765/2011


Risposta dell’Alta Rappresentante/Vicepresidente Catherine Ashton


a nome della Commissione


(9.12.2011)


 


 


La delegazione dell’UE al Cairo ha contattato le organizzazioni locali della società civile e la rappresentanza regionale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) al Cairo per un accertamento dei fatti. Di concerto con gli Stati membri, la delegazione dell’UE ha più volte incontrato i rappresentanti dei ministeri degli Esteri e degli Interni egiziani per esprimere la preoccupazione dell’UE e chiedere che il caso fosse seguito in modo appropriato. Finora i progressi delle autorità egiziane sulla questione sono stati limitati.


 


Secondo il ministero degli Interni, i profughi eritrei e somali sono vittime di diverse organizzazioni che operano nel traffico di esseri umani. Avendo superato la frontiera illegalmente e non avendo richiesto lo status di rifugiati alle autorità egiziane o all’UNHCR, queste persone sono considerate infiltrati e sono quindi soggette al quadro normativo nazionale sui profughi. All’UNHCR non è consentito l’accesso alle strutture di trattenimento in quanto i profughi hanno omesso di richiedere lo status di rifugiati alle autorità egiziane o all’UNHCR. Dal settembre 2011 è in corso una campagna di rimpatrio forzato degli eritrei e somali irregolari verso i paesi di origine. L’UNHCR ha avvertito le autorità egiziane che, nel caso in cui il rimpatrio dei profughi in possesso dello status di richiedenti asilo in Sudan o in Etiopia avvenisse verso il paese di origine anziché verso il paese per il quale è stata fatta richiesta di asilo, sarebbe violato il principio di non respingimento.


 


L’UE continuerà a esortare le autorità egiziane affinché assicurino il rispetto dei diritti umani, e quindi anche la protezione dei migranti e dei profughi. L’UE ha più volte invitato l’Egitto a sviluppare e migliorare la qualità dell’assistenza e della tutela offerte ai richiedenti asilo e ai profughi che risiedono o transitano sul suo territorio. L’UE ha inoltre insistito affinché le autorità egiziane garantiscano il rispetto del principio di non respingimento per tutti i migranti bisognosi di protezione internazionale e concedano all’UNHCR la piena libertà di attuare il proprio mandato su tutto il territorio egiziano, e quindi anche nella regione del Sinai.


 


Finora la Commissione non ha sostenuto programmi umanitari in Egitto, in quanto non ne è ancora stata individuata la necessità. La questione degli aiuti umanitari va distinta da quella relativa ai diritti umani di cui sopra, che viene al momento affrontata dall’UE di concerto con le autorità egiziane.