Sappiamo che una donna
poliziotto, incinta di otto mesi, è stata trucidata dai talebani davanti ai
suoi famigliari, sappiamo che i talebani hanno bastonate un gruppo di donne che
volevano testimoniare il loro diritto allo studio e al lavoro, non sappiamo
quante donne siano state uccise, rapite, picchiate, violentate in questi ultimi
giorni. Sappiamo però con certezza che oggi ogni donna in Afghanistan è a
rischio e che la comunità internazionale continua a preferire il dialogo con
gli integralisti assassini lasciando senza armi ed aiuti le poche forze
nazionaliste che combattono per la libertà sotto la guida del giovane Massoud. Come
abbiamo già detto e ridetto, scritto e riscritto la storia si ripete come 20
anni fa.
Questo Occidente così pronto a
fare guerre che partono già come sconfitte, ad esportare il proprio modello di
democrazia senza conoscere la storia dei paesi nei quali arriva, questo
Occidente straboccante di armi e di probabili buone intenzioni e che poi
abbandona nel caos più totale popoli e paesi, cosa ha da dire di fronte a
questa nuova tragedia? Questo Occidente le cui forze politiche e sociali
manifestano per problemi superabili o inutili, per falsi pretesti per gli
pseudo diritti di pochi che vogliono prevaricare i molti, questo Occidente
confuso tra genitore uno e genitore due, più teso a confondere e dividere che
ad unire cos’ha ora da dire e soprattutto cosa può, cosa vuole fare? Questo
Occidente che parla molto e conclude poco così che l’Europa, dopo decenni, non
è ancora unita politicamente, gli immigrati sono ancora abbandonati ai
trafficanti di esseri umani, i produttori di armi da guerra, almeno in alcuni
paesi come gli Stati Uniti, risultano in grado di decidere al posto dei governi,
come sarà in grado di rispondere all’espansionismo cinese, al cinismo della
Russia, al delirio egemone di Erdogan, alla fame dell’Africa, alla pochezza di
visione geopolitica dei propri governanti, al predominio della finanza sull’economia,
al dissesto ambientale che ha messo in crisi l’intero ecosistema?
Ci vogliono visioni, idee
politiche ed economiche, ci vogliono scelte anche ideali e perciò occorrono conoscenze
oggettive delle realtà che ci circondano, quelle realtà geopolitiche che, sappiamo
bene, fanno ancora oggi troppo prevalere l’interesse per le materie prime
rispetto al diritto, alla libertà ed alla giustizia che ogni popolo, ogni
persona dovrebbe avere garantiti. Ci voglio fatti garantiti da idee e le
idee, come ben sappiamo, camminano con le gambe degli uomini e delle donne perciò,
visto che non possiamo, un po’ in tutto il mondo, dopo tante delusioni, contare
sulle gambe di chi dovrebbe rappresentarci possiamo solo sperare che proprio
dai popoli più oppressi, da coloro che hanno pagato e pagheranno col sangue la
conquista dei più elementari diritti, arrivi anche a noi un guizzo di dignità
che ci aiuti a risollevare noi stessi e ad accorgerci degli altri.