Crisi del mercato del credito bancario

La crisi globale del sistema finanziario è sotto gli occhi di tutti. Ciò nonostante, bisogna convenire che se non si vuole arrestare lo sviluppo economico, occorre non arrestare l’accesso al Credito bancario. Il flusso netto di credito nell’area dell’euro è rimasto di segno positivo per quasi tutto il periodo della crisi finanziaria. Ora però – dichiara il Presidente della BCE – sono emersi i primi segnali di calo dell’offerta di credito, in parte dovuto alla domanda, ma anche a decisioni delle banche sul fronte dell’offerta. Se questo comportamento perverso dovesse continuare e diffondersi nell’insieme del sistema bancario, la stessa  ragion d’essere del sistema correrebbe un grave pericolo. Il sistema finanziario compromette in questo modo l’economia e le imprese, soprattutto le piccole e le medie, sono costrette a ridurre gli investimenti in mancanza di credito. La spirale offerta di credito e sviluppo economico corre il rischio di incepparsi, con gravi ripercussioni di carattere recessivo. Eppure, ci dicono le cronache, c’è liquidità a disposizione. Considerando che nell’UE le PMI rappresentano 23 milioni di imprese (99% del totale) e 75 milioni di posti di lavoro (70%) la crisi del sistema e la riduzione dell’offerta di credito causerebbero una depressione economica incalcolabile.

  

La Commissione

  

1.   non considera che continuare a prestare denaro all’economia sia una delle più importanti responsabilità delle banche?

 

2.   Se queste ultime vengono aiutate dal potere pubblico, perché non condizionare l’aiuto all’offerta di credito alle Piccole e Medie Imprese?

 

3.   Oltre alla riduzione dei tassi d’interesse, la BCE non potrebbe contribuire a combattere la crisi mettendo a disposizione degli Stati nuovi crediti per le PMI, almeno per il periodo della crisi?

 4.    Nello studio di nuove discipline per le agenzie di rating, per i derivati e per gli hedge fund, non sarebbe doveroso includere anche le retribuzioni degli executive bancari, responsabilizzandoli più coerentemente in rapporto agli eventuali danni da loro provocati agli istituti finanziari dai quali dipendono e, in definitiva, all’intero sistema ?

 

Risposta data da Charlie McCreevy a nome della Commissione

L’onorevole parlamentare pone quattro quesiti ai quali possiamo rispondere come segue.

1. Garantire l’accesso al credito per l’economia rappresenta una funzione essenziale delle banche e la Commissione ritiene indispensabile che le banche continuino ad erogare prestiti alle famiglie e alle imprese. Ripristinare il flusso di credito all’economia reale costituisce una priorità assoluta se si vuole evitare un’ulteriore riduzione della crescita economica.

2. Nella sua comunicazione sulla ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie(1), la Commissione indica che, a fronte dell’attuale situazione dei mercati finanziari, la ricapitalizzazione delle banche può contribuire al raggiungimento di una serie di obiettivi comuni, tra cui ripristinare la stabilità finanziaria, garantire l’erogazione di prestiti all’economia reale e affrontare il rischio sistemico di un’eventuale insolvenza. In tale contesto, l’obiettivo di evitare restrizioni della fornitura di credito e limitare il passaggio delle difficoltà dei mercati finanziari ad altri settori fa generalmente parte delle condizioni cui gli Stati membri subordinano le operazioni di ricapitalizzazione. Inoltre le ricapitalizzazioni sono generalmente soggette ad un esame regolare inteso ad accertare, tra l’altro, che il capitale conferito alle banche beneficiarie venga utilizzato per sostenere l’erogazione di prestiti all’economia reale. Nell’ambito di un regime nazionale di ricapitalizzazione, ogni Stato membro può decidere, in linea di massima, se l’erogazione di prestiti all’economia reale debba concentrarsi su specifiche categorie di beneficiari, quali le piccole e medie imprese (PMI). Tuttavia va sottolineato che nel contesto economico attuale può risultare difficile giudicare il comportamento delle banche: infatti, una scarsa attività di prestito a favore dell’economia reale potrebbe essere riconducibile a una contrazione della domanda da parte delle imprese, colpite dal grave rallentamento dell’economia, piuttosto che alla riluttanza delle banche a tradurre in nuovi crediti le misure di sostegno pubblico. Tra l’altro, il margine d’azione di cui dispongono le banche beneficiarie di aiuti pubblici per erogare nuovi crediti è limitato da due ulteriori condizioni: in primo luogo, gli aiuti non devono conferire alle banche vantaggi commerciali rispetto ai concorrenti; secondariamente, le banche non devono esporsi a rischi eccessivi (anche se, con il progressivo peggioramento della situazione economica, i rischi non fanno che aumentare).

3. La Banca centrale europea (BCE) non eroga prestiti direttamente alle imprese. Tuttavia, per mitigare gli effetti dell’attuale rallentamento dell’attività di prestito, la Banca europea per gli investimenti (BEI) ha rafforzato il proprio sostegno alle PMI. Si è pertanto deciso di espandere in misura significativa l’attività della BEI, prevalentemente a vantaggio delle PMI. Nel periodo 2008-2009 saranno stanziati 15 miliardi di euro per prestiti da erogare in Europa alle PMI attraverso banche commerciali, nell’ambito di una dotazione globale di 30 miliardi di euro che sarà messa a disposizione entro il 2011. Inoltre la BEI ha semplificato la procedura che le PMI devono seguire per l’ottenimento di prestiti.

4. La Commissione concorda sulla necessità di affrontare il problema delle retribuzioni dei dirigenti bancari e più in generale dei sistemi retributivi del settore finanziario. A tal fine, nell’ambito della riforma del sistema di regolamentazione e vigilanza dei mercati europei dei servizi finanziari, che forma oggetto della comunicazione «Guidare la ripresa in Europa» per il Consiglio europeo di primavera(2), la Commissione ha rafforzato la sua raccomandazione del 2004 sulla remunerazione degli amministratori(3). Il 29 aprile 2009 essa ha inoltre presentato una nuova raccomandazione sulle remunerazioni nel settore dei servizi finanziari, il cui obiettivo principale è di garantire che le politiche retributive degli istituti finanziari non incoraggino un’eccessiva assunzione di rischio e siano conformi agli interessi a lungo termine, agli obiettivi, ai valori, alla strategia commerciale e in materia di tolleranza del rischio di tali istituti. Nel giugno 2009 la Commissione farà seguire alle raccomandazioni proposte legislative per ricondurre i regimi retributivi nell’alveo di una sorveglianza prudenziale. In tale periodo essa presenterà proposte di revisione della direttiva sui requisiti patrimoniali per garantire che il patrimonio di vigilanza copra adeguatamente i rischi insiti nei portafogli di negoziazione, nelle posizioni inerenti a cartolarizzazione e nelle politiche retributive delle banche.

 

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(1) GU C 10 del 15.1.2009.
(2) COM(2009)114 definitivo del 4.3.2009.
(3) Raccomandazione della Commissione, del 14 dicembre 2004, relativa alla promozione di un regime adeguato per quanto riguarda la remunerazione degli amministratori delle società quotate (2004/913/CE), GU L 385 del 29.12.2004, pag. 55.