COSA NASCONDE LA CONTRAFFAZIONE?

E’
evidente che la contraffazione crea disoccupazione, annienta l’economia sana,
fa svanire ingenti capitali e non versa quattrini nelle casse del fisco, cioè
dello Stato. Sono molto severi i dati relativi a tale fenomeno. Per il
Ministero italiano dello Sviluppo economico il mercato del falso sottrae ogni
anno all’economia sette miliardi di euro e crea 110 mila disoccupati, vale a
dire circa 300 al giorno. Soltanto a Prato i cinesi incassano in nero un
miliardo di euro all’anno. Ma ciò che non si vuol capire è che dietro ogni extracomunitario
che offre oggetti contraffatti, c’è la criminalità organizzata, che gestisce e
sfrutta questi miseri venditori abusivi. Vi sono interi distretti industriali
che si dedicano alla produzione, distribuzione e commercializzazione di tali
beni. Bisogna capire anche che esiste un sistema di pagamento in nero di questa
gigantesca quantità di merce. Al titolare di un’importante rete d’agenzie di money transfer sono stati contestati
“trasferimenti illecitamente riciclati in Cina” per il valore di 5,4
miliardi. E’ impressionante il numero di queste agenzie in Italia: 39 mila
sportelli di money transfert  che trasferiscono 7,5 miliardi di euro
all’anno, contro 5.900 sportelli del gruppo bancario più importante del paese. A
parte il valore delle  rimesse, che si
può calcolare attorno ai mille euro al mese per famiglia (141 per gli indiani)
che cosa coprono i 2.000 euro trasferiti dai cinesi? Che cosa nascondono queste
notevoli cifre trasferite mensilmente in Cina?

 

La Commissione

 

  1. a parte i più o meno
    esaurienti controlli alle dogane, è in grado di cifrare il valore della
    contraffazione per l’intera Unione europea, tanto di quella importata che
    di quella prodotta al suo interno?
  2. Ha mai effettuato un
    controllo in collaborazione con gli Stati membri, sul valore dei
    trasferimenti avvenuti tramite le agenzie di money transfert?
  3. Per evitare che il
    commercio nei nostri Paesi dei prodotti contraffatti (dagli oggetti in vetro
    ai monili, dai giocattoli al prosciutto di Parma cinese, dal
    “parmigiano grana padano” tedesco agli orologi di lusso, dai
    pezzi di ricambio automobilistici agli scooter, dai prodotti di
    pelletteria alle calzature, ecc.) arricchisca altri Paesi, quali iniziative
    intende proporre per combattere il fenomeno che è sempre più in aumento?

IT

E-004624/2013

Risposta di Michel
Barnier

a nome della
Commissione

(3.7.2013) 

 

 

La Commissione
pubblica una relazione annuale sulla tutela dei diritti di proprietà
intellettuale (DPI) da parte delle autorità doganali dell’UE. Stando all’ultima
relazione pubblicata[1],
i casi registrati nel 2011 sono stati più di 90 000, per un totale di
oltre 110 milioni di articoli e un valore stimato delle vendite al dettaglio
superiore a 1,2 miliardi di EUR. Tale stima non tiene conto delle merci
contraffatte importate sfuggite al controllo degli uffici doganali e al momento
non sono disponibili dati consolidati sulle contraffazioni prodotte all’interno
dell’Unione europea.

 

La Commissione, in
collaborazione con l’Osservatorio sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale,
sta conducendo una serie di studi per valutare con maggiore precisione il
valore delle contraffazioni e il danno arrecato. Sono in corso iniziative per
migliorare la raccolta dei dati.

 

Per quanto
riguarda i trasferimenti di denaro, l’impossibilità di distinguere le
operazioni legali da quelle illecite non consente di disporre di dati al
riguardo. Negli ultimi anni sono stati compiuti molti sforzi per contrastare
più efficacemente il riciclaggio di denaro nell’UE e nel mondo.

 

Per rafforzare i
poteri delle dogane, la Commissione ha proposto un nuovo regolamento, approvato
dai legislatori, concernente la tutela dei diritti di proprietà intellettuale
da parte delle autorità doganali. Insieme agli Stati membri si è inoltre
impegnata a rafforzare la tutela di tali diritti alle frontiere tramite l’attuazione
di un nuovo piano d’azione adottato dal Consiglio. Nell’ambito di un pacchetto
di riforme volto a modernizzare la normativa sui marchi dell’UE, la Commissione
ha proposto anche di rafforzare i diritti dei titolari di marchi permettendo
loro di impedire a terze parti di introdurre merci contraffatte sul territorio
doganale dell’UE[2].

 

La Commissione ha
avviato, in collaborazione con l’Osservatorio, campagne di sensibilizzazione
per rendere i cittadini maggiormente consapevoli dei danni causati dalla
contraffazione. Gli Stati membri stanno portando avanti iniziative analoghe,
soprattutto nell’ambito del nuovo ciclo programmatico dell’UE 2013-2017 per
contrastare la criminalità organizzata e le forme gravi di criminalità
internazionale, in cui una delle priorità riguarda il problema dei prodotti
contraffatti nocivi per la salute e la sicurezza.

 



[1]          http://ec.europa.eu/taxation_customs/resources/documents/customs/customs_controls/counterfeit_piracy/statistics/2012_ipr_statistics_en.pdf

[2]     Le
proposte, adottate dalla Commissione a fine marzo 2013, consentirebbero di
colmare le lacune nell’attuale legislazione in materia di merci in transito. I
titolari dei diritti potrebbero impedire l’introduzione a scopi commerciali sul
territorio dell’Unione di merci di paesi terzi recanti marchi di fabbrica
identici a quelli registrati nell’Unione europea, indipendentemente dal fatto
che si tratti di merci immesse in libera pratica.