Codice della strada europeo

In Europa e nel resto del mondo la sicurezza stradale è giustamente considerata un problema sociale e la Commissione europea contribuisce attivamente alle iniziative su questo tema. Il progetto tendente a salvare ogni anno 25 mila vite umane sulle strade europee da qui al 2010 è lodevole. Il programma d’azione – com’è noto – propone numerose misure concrete per realizzare questo obiettivo. Anche se dal 1990 le vittime di incidenti stradali sono diminuite del 42%, pare che soltanto Francia, Portogallo e Lussemburgo rispettino i tempi. La diversità dei 27 Stati membri è un dato reale anche per quanto riguarda la sicurezza nel settore dei trasporti: diverse sono le infrastrutture, le economie, le morfologie del territorio, le tradizioni industriali e le regolamentazioni. La viabilità continentale non è unificata; le regole per i Tir, i limiti di velocità, le modalità di transito, i pedaggi, le infrazioni e le sanzioni, la gestione del personale, lo stesso colore dei cartelli stradali, ecc. sono tutti capitoli per i quali gli Stati hanno norme diverse.

  

La Commissione

  

1.   non ritiene che un codice stradale unitario, che contenga il maggior numero possibile di regole comuni, faciliterebbe agli utenti la viabilità nell’Unione?

 

2.   Non conviene sul fatto che un codice europeo renderebbe più facile viaggiare, semplificherebbe i controlli e farebbe diminuire i morti sulle autostrade, facilitando il raggiungimento dell’obiettivo previsto per il 2010?

 3.    Quali sono gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione di questo progetto? E’ una mancanza di volontà politica, oppure le diversità in questo campo sono obiettivamente difficili da superare?