BATTERIO KILLER

Sembrava che il principale indiziato come luogo d’origine dell’epidemia che sta tenendo in scacco l’Europa fosse un campo agricolo di Almeria, nel sud della Spagna. L’epidemia, infatti, con ormai venticinque morti per diarrea emorragica e insufficienza renale nell’area di Amburgo, con oltre 2.400 persone ricoverate con la stessa sindrome e centinaia di altri casi sparsi nella Germania del Nord, in Olanda, in Svizzera, in Svezia, in Gran Bretagna, nella Repubblica Ceca, in Austria e in Canada, tiene in allarme le autorità sanitarie e semina panico tra le popolazioni delle zone colpite. Pare che tutti i pazienti, tedeschi o meno, abbiano in comune un passaggio, anche breve, nella zona più colpita, attorno ad Amburgo. Mentre è stato individuato il batterio, l’”Escherichia coli”, mancano certezze sul focolaio di partenza, dal quale la tossina killer è riuscita a introdursi. L’ipotesi del cetriolo contaminato e degli ortaggi in generale, la comparsa di batteri sui germi di soia, l’ipotesi di un errore di esperimento genetico, come dichiarato dal ministro della Sanità italiano, Ferruccio Fazio, si sta estendendo a tutto il continente, provocando instabilità sociale e gravi danni economici ai produttori.


 


La Commissione


 


1.    Sulla base di quali criteri ha stabilito un aiuto complessivo di 150 milioni di euro ai produttori danneggiati?


2.    In che misura si effettua la collaborazione dell’Unione con le Autorità politiche e sanitarie degli Stati membri colpiti?


3.    Nonostante la competenza della politica sanitaria sia degli Stati membri, come ritiene che l’UE possa contribuire alla ricerca delle cause e dell’origine dell’epidemia di E.coli?


4.    ha la possibilità di monitorare il fenomeno epidemico per informare i cittadini sul controllo, la sicurezza sanitaria e l’eventuale ulteriore diffusione del batterio?


5.    la Commissione può invitare gli Stati a non accusarsi a vicenda per non causare eventuali distorsioni sui mercati e panico tra i cittadini?


 



 


P-005560/2011 – P-005670/2011 – P-005779/2011 – P-005784/2011 – P-005889/2011 P‑005966/2011 – E-005592/2011 – E-005621/2011 – E-005631/2011 – E-005680/2011  E‑005693/2011 – E-005705/2011 – E-005727/2011 – E-005742/2011 – E-005753/2011  E‑005759/2011 – E-005762/2011 – E-005785/2011 – E-005812/2011 – E-005847/2011  E‑005848/2011 – E-005849/2011 – E-005850/2011 – E-005851/2011 – E-005852/2011  E‑005853/2011 – E-005854/2011 – E-005867/2011 – E-005928/2011 – E-005955/2011  E‑005965/2011 – E-005968/2011 – E-005970/2011 – E-005979/2011 – E-005989/2011 E‑006064/2011   – E-006070/2011    E-006104/2011    E-006155/2011 –  E-006355/2011   


Risposta di John Dalli


a nome della Commissione


(29.7.2011)


 


 


Il recente focolaio di Escherichia coli produttrici di Shiga-tossine è la causa dell’insorgenza di diversi casi di malattia e anche di decessi tra gli esseri umani in Germania, ma anche in altri paesi. L’epicentro della malattia è la zona attorno ad Amburgo nella Germania settentrionale. La maggior parte dei casi segnalati fuori della Germania riguardano cittadini tedeschi in viaggio oppure persone che hanno visitato la Germania. Le indagini epidemiologiche condotte in Germania sono ora entrate in una seconda fase per identificare l’origine della contaminazione da 0104 STEC nell’azienda di Bienenbuettel che produce germogli di legumi.


 


Il 24 giugno 2011 le autorità francesi hanno segnalato un focolaio di Escherichia coli nella regione di Bordeaux. Su tre persone infettate è stato isolato un ceppo di Escherichia coli O104:H4. Dai risultati preliminari emerge che il suo pattern è simile a quello del ceppo che ha causato il focolaio in Germania. Le indagini fanno pensare che all’origine vi siano i germogli di legumi. Se ciò venisse confermato si tratterebbe del primo focolaio comprovato al di fuori della Germania settentrionale. L’attenzione si è quindi spostata sulle sementi/sui legumi secchi usati per la produzione dei germogli in quanto possibile fonte dell’infezione. È stata lanciata un’estesa procedura per tracciare l’origine dei due focolai al fine di identificare la fonte originale e ripristinare quindi la fiducia dei consumatori. Il 6 luglio 2011 la Commissione ha adottato una decisione che vieta l’importazione di semi e legumi usati comunemente per la produzione di germogli dall’Egitto, poiché la fonte più probabile dovrebbero essere semi di fieno greco provenienti dall’Egitto.


 


In seguito al focolaio di E. coli produttrici di Shiga-tossine (STEC) in Germania, la Commissione ha attivato immediatamente tutte le sue reti incaricate della gestione delle crisi non appena ricevuto notifica dalle autorità tedesche. Il sistema di allarme rapido e di reazione (SARR) e il sistema di allarme rapido per gli alimenti ed i mangimi (RASF) si sono dimostrati strumenti validi per lo scambio di informazioni tra le autorità competenti. La Commissione coinvolge inoltre appieno i pertinenti organismi dell’UE invitandoli a collaborare e a fornire sostegno.


 


Per tenere pienamente informate tutte le parti interessate e per discutere gli sviluppi del caso la Commissione ha organizzato quasi quotidianamente audioconferenze con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), con l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e con il pertinente punto di contatto negli Stati membri.


 


Sollecitata dalla Commissione l’EFSA ha fornito, il 1° giugno, un parere urgente su diverse questioni. Tra di esse vi erano il ruolo della contaminazione superficiale e interna delle verdure fresche, le eventuali misure di mitigazione del rischio e il ruolo e il rischio relativo delle manipolazioni di routine. Nel complesso una delle principali raccomandazioni ribadisce l’importanza di assicurare le migliori condizioni igieniche possibili lungo l’intera filiera degli alimenti, comprese pratiche igieniche di cottura.


È stato inoltre chiesto all’ECDC di effettuare una valutazione del rischio e questo ha prodotto una definizione dei casi UE in relazione alla sindrome emolitico-uremica (SEU) per aiutare ad individuare in modo coerente i casi che si manifestino nell’UE, ha contribuito a stabilire un approccio comune in tema di questionari rivolti ai pazienti e a istituire una piattaforma di buone pratiche quanto alle cure da somministrare ai pazienti infetti. L’ECDC ha anche valutato il rischio dello STEC per quanto concerne i pazienti infetti che donano sangue durante il periodo asintomatico di incubazione. Queste azioni hanno aiutato gli Stati membri ad adottare un approccio comune per indagare i focolai. Le indagini dei focolai avevano per oggetto le eventuali fonti dell’infezione al fine di contenerne la diffusione. A tal fine un esteso sistema di tracciabilità definito dalla normativa alimentare dell’UE ha consentito di procedere in modo mirato ed accurato al ritiro di prodotti.


 


L’ECDC ha sviluppato, all’indirizzo del pubblico, in collaborazione con l’EFSA, consigli sulle misure preventive da adottare. Infine il laboratorio di riferimento UE di Roma ha sviluppato un metodo che riduce il tempo necessario per rilevare il ceppo specifico negli alimenti, portando tale tempo da sei giorni a 48 ore.


 


In relazione al divieto di certi prodotti introdotto dalla Russia, i servizi della Commissione si sono adoperati a fondo per attuare l’accordo politico raggiunto venerdì 10 giugno tra il Presidente Barroso e il Presidente russo Dmitry Medvedev in occasione del vertice Russia-UE di Nizhny Novgorod. Sono in corso i lavori necessari per dare attuazione pratica a questo accordo in modo da assicurare la ripresa delle esportazioni di verdure fresche da tutti i paesi dell’UE verso la Russia.


La Commissione è inoltre estremamente sensibile alle ripercussioni finanziarie che questa crisi ha per gli agricoltori, in particolare i produttori ortofrutticoli, e in proposito si rinvia alla risposta data all’interrogazione P‑005922/2011[1].


 


Ridare fiducia ai consumatori e riprendere le esportazioni verso i paesi terzi costituiscono ora le priorità per la Commissione.








[1]     http://www.europarl.europa.eu/QP-WEB