AUMENTO PATOLOGIA CELIACA

L’UE, nell’ambito del ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri concernenti i prodotti alimentari destinati ad un’alimentazione particolare, ha adottato il regolamento (CE) n. 41/2009, che si applicherà a decorrere dal 1° gennaio 2012 e che si riferisce alla composizione e all’etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine. Il provvedimento ci sembra pertinente ad una situazione in movimento. Nel mio paese, infatti, dal 2007 ad oggi c’è stato un aumento sensibile di questa patologia, che è passata da 64 mila ammalati a 110.480. Di questi, 33.323 sono uomini e 74.647 sono donne. Fino a poco tempo fa si credeva che l’insofferenza al glutine fosse d’origine ereditaria, ma ora il Center for Celiac Research dell’Università di Baltimora afferma che celiaci si diventa e che le probabilità aumentano dopo i 60 anni. L’intolleranza, inoltre, – secondo lo studio condotto da questo Centro – potrebbe essere legata alle differenti varietà di grano utilizzate e soprattutto a quelle ad alta resa, molto ricche di glutine, quindi “tossiche” per l’organismo. Lo studio ha riguardato 3.500 cittadini americani, cui erano stati prelevati dei campioni di sangue nel 1974, quando già erano entrati nell’età adulta. Dopo 15 anni gli stessi soggetti sono stati rianalizzati ed è emerso che il numero di persone diventate celiache è raddoppiato passando da un caso su 501 nel 1974 a uno ogni 219 nel 1989. Da ciò risulterebbe che la celiachia non colpisce solo durante l’infanzia, ma a qualsiasi età. Considerando gli aumenti verificatisi in America e quelli constatati in Italia, la Commissione:


1.    è in grado di confermare questi dati?


2.    Condivide l’opinione del Centro di Baltimora secondo cui l’origine genetica della celiachia non è la sola causa della patologia?


3.    In caso affermativo, corrispondono al vero i timori che l’insofferenza al glutine in età adulta possa essere determinata dalla varietà di grano arricchito di questa sostanza?


 



Risposta di John Dalli


a nome della Commissione


(27.4.2011)


 


 


La Commissione non è a conoscenza dello studio condotto dal Centre for Coeliac Research of the University of Baltimore e non è quindi in grado di commentare i dati presentati da tale centro. Sulla base delle informazioni di cui dispone la Commissione, di studi sulla popolazione effettuati negli Stati Uniti e nell’UE usando diverse combinazioni di test sierologici e di piccole biopsie intestinali la prevalenza della celiachia sarebbe dello 0,5 – 1,0%, ma risulterebbe ampiamente sottodiagnosticata. In queste cifre relative alla prevalenza rientrano sia le persone sintomatiche che quelle asintomatiche. I progressi compiuti nella comprensione della natura multisistemica della celiachia e l’identificazione di test sierologici sensibili hanno indotto a riconoscere che la celiachia è più diffusa di quanto si pensasse in passato.


 


Si ritiene che la causa della celiachia sia essenzialmente immuno-mediata. La celiachia è associata a certi geni ed è spesso ereditaria. Resta il fatto però che il 20% della popolazione sana possiede tali geni. Attualmente non si dispone di un test genetico che consenta di identificare il gene all’origine della celiachia. La celiachia colpisce gli individui in modo diverso. Alcuni sviluppano i sintomi già da bambini, altri appena da adulti. A volte la malattia si attiva per la prima volta dopo un intervento chirurgico, una gravidanza, un parto, un’infezione virale o un forte stress emotivo.