ABORTI SELETTIVI IN INDIA

Non
vale più l’assunto secondo il quale l’aborto è frutto della miseria e della
povertà. Secondo un recente e sconcertante studio dell’Università di Toronto
gli aborti selettivi in India (12 milioni in 25 anni) aumentano con l’aumentare
dell’affermazione economica e professionale delle donne indiane. Più sono
emancipate, più utilizzano l’aborto selettivo se – tramite le tecnologie –
sanno di aspettare la seconda femmina. Quindi – afferma il periodico femminile
“Io donna” del 10 novembre scorso – se decine di milioni di donne mancano
all’appello in India, non è solo per le condizioni di vita miserabili di quasi
metà della popolazione, dell’impossibilità del padre di provvedere alla dote di
una seconda figlia, o per effetto della credenza indù secondo cui unicamente il
figlio maschio può celebrare il rito funebre dei genitori e permetterne la
reincarnazione: sotto accusa sono anche de donne dell’India moderna,
tecnologica, quelle nuove borghesi che cavalcano il benessere e si adeguano al
più barbaro conformismo maschilista. La pratica infanticida è atavica anche nei
villaggi contadini dove si produce il cotone per le grandi marche
internazionali. E’ una pratica omertosa, anche dove prosperano le “botteghe”
clandestine  dotate di screening agli
ultrasuoni, vietati dalla legge proprio perché si sa a che cosa servono.
Nonostante il cosiddetto progresso economico e sociale e l’inarrestabile
crescita, la mattanza continua, tanto che su ogni mille maschi si contano 905
femmine.

 

1.E’in grado la Commissione di
esercitare sulle autorità locali 
un’influenza culturale tendente a salvaguardare la vita delle bambine?

2. Non crede che la questione possa
essere abbordata nel corso dei negoziati commerciali con quel popoloso Paese?

3. E’ da ingenui pensare che la vita
umana ha un valore superiore al cotone o a qualsiasi altra merce commerciabile?

4. Sarebbe disponibile a utilizzare i
mezzi dell’aiuto umanitario per cooperare con le Autorità locali alla
diffusione di una cultura per la vita e al sostegno di organizzazioni internazionali
come “Rescuing Female Babies” di Terre des Hommes?


IT

E-000276/2013

Risposta dell’Alta
rappresentante/vicepresidente Catherine Ashton

a nome della Commissione

(26.2.2013)

 

 

L’Unione europea è fortemente impegnata
ad eliminare tutte le forme di discriminazione contro le bambine e le cause all’origine
della preferenza per i figli maschi, che conducono a pratiche quali l’infanticidio
femminile e la selezione prenatale del sesso. L’approccio dell’UE si fonda su
tre principi: la promozione dell’uguaglianza di genere e dell’emancipazione
femminile; la lotta alle discriminazioni di genere e alla violenza contro donne
e bambine; la protezione e la promozione dei diritti dei minori, in particolare
delle bambine.

 

Da qualche anno è stato avviato un
dialogo con le autorità e la società civile indiane su questi temi, e la
questione occupa un posto di rilievo negli incontri che si tengono nell’ambito
del dialogo sui diritti umani tra UE e India.

 

L’impegno a favore dei diritti umani e
dei principi democratici fa già parte dell’accordo di cooperazione del 1994
sulla compartecipazione e lo sviluppo. Nell’ambito dei negoziati tra UE e India
per un accordo di libero scambio figurano temi quali la governance, la crescita
inclusiva, lo sviluppo sostenibile e il dialogo con le organizzazioni della
società civile.

 

Inoltre le questioni di genere fanno
parte integrante delle attività di cooperazione allo sviluppo dell’Unione
europea, che sono incentrate sul benessere delle donne e delle bambine;
numerosi sono i progetti che hanno sostenuto le organizzazioni della società
civile nel fronteggiare la discriminazione nei confronti delle bambine e la
violenza contro le donne, compresi fenomeni quali la tratta di minori, i
matrimoni infantili, la violenza domestica e l’HIV/AIDS. Tali attività, che
prevedono la partecipazione sia dell’UE che delle ONG locali, vengono portate
avanti in stretta collaborazione con le autorità del posto.