VOTO DI GENERE

Interrogazione con richiesta di risposta scritta delle onn. Cristiana Muscardini, Roberta Angelilli, Erminia Mazzoni, Sonia Alfano e PatriziaToia.

Le
elezioni amministrative per i Comuni tenutesi in Italia nel mese di maggio
hanno visto l’introduzione del cosiddetto voto di genere, la possibilità cioè
di esprimere non una ma due preferenze nominative per le assemblee elettive, a
patto che la seconda preferenza espressa fosse attribuita a persona diversa,
per genere, da quella indicata con la prima preferenza.

L’iniziativa,
già avviata nell’autunno 2012 alle elezioni per l’assemblea regionale siciliana,
è ancora ai suoi inizi ma, nonostante la limitata conoscenza della possibilità
di voto di genere da parte degli elettori, ha consentito un aumento della
presenza di rappresentanti elettive di genere femminile.

Ancora
nella legislatura che tra un anno andrà a conclusione, il Parlamento europeo è
invece caratterizzato da una forte disparità di genere, tanto più grave in
virtù del differente grado di parità/disparità di genere che si registrano
negli ormai 28 Paesi che costituiscono i collegi elettorali dello stesso
Parlamento europeo: a fronte di Paesi con perfetta o pressoché perfetta
ripartizione di genere della propria rappresentanza al Parlamento europeo –
come Finlandia, Slovenia, Estonia, Paesi Bassi e Danimarca – la più parte degli
Stati comunitari vede il genere femminile ampiamente sottorappresentato nella
propria delegazione in questa stessa Assemblea.

 

La
Commissione

 

1.         è consapevole che la parità di genere,
tanto strenuamente perseguita in riferimento ai 28 Paesi comunitari dalla Commissione
stessa, deve trovare attuazione anzitutto nell’Assemblea che rappresenta la
cittadinanza europea nel suo complesso.

2.         è in grado, attraverso la stessa
commissaria Reding, di approntare una direttiva o altro provvedimento da
indirizzare agli Stati comunitari affinché alle elezioni europee del prossimo
anno adottino accorgimenti, sulla falsariga di quello introdotto dall’Italia
per le assemblee locali, attraverso i quali ridurre il gap della propria
rappresentanza femminile in seno alle istituzioni comunitarie.

IT

E-008742/2013

Risposta di Viviane Reding

a nome della Commissione

(24.9.2013)

 

 

L’organizzazione di elezioni
rientra nelle competenze degli Stati membri. Tuttavia, incoraggiare la
partecipazione dei cittadini dell’UE alla vita democratica è una priorità della
Commissione.

Nel 2007 la Commissione ha
adottato misure per eliminare gli squilibri di genere nel Parlamento europeo,
con l’adozione del programma specifico Diritti fondamentali e cittadinanza. Più
precisamente, una delle priorità tematiche annuali per il 2011 verteva sul
miglioramento dell’equilibrio di genere in seno al Parlamento europeo.
Pertanto, la Commissione
ha erogato finanziamenti a diversi progetti di ONG e di altre organizzazioni
nell’ambito di questa priorità.

 

Inoltre, la strategia della Commissione per la parità tra
donne e uomini (2010-2015)
[1] annovera tra le sue priorità la
promozione della pari rappresentanza nei processi decisionali. La Commissione controlla
periodicamente la situazione tramite la sua banca dati sulle presenze maschili
e femminili nei processi decisionali
[2], ma anche tramite la sua
“relazione sui progressi verso la parità tra donne e uomini”,
pubblicata annualmente, e altre relazioni specifiche sulla presenza di entrambi
nei processi decisionali.

 



[1]     http://ec.europa.eu/justice/gender-equality/document/index_en.htm.

[2]     http://ec.europa.eu/justice/gender-equality/gender-decision-making/database/index_en.htm.