VIOLAZIONE DIRITTI UMANI IN TIBET

Roberta Angelilli (PPE), Gianni Pittella (S&D), Gabriele Albertini (PPE), Sonia Alfano (ALDE), Alfredo Antoniozzi (PPE), Raffaele Baldassarre (PPE), Paolo Bartolozzi (PPE), Mario Borghezio (EFD), Frieda Brepoels (Verts/ALE), Antonio Cancian (PPE), Lara Comi (PPE), Leonidas Donskis (ALDE), Kinga Gál (PPE), Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D), Mikael Gustafsson (GUE/NGL), Salvatore Iacolino (PPE), Philippe Juvin (PPE), Filip Kaczmarek (PPE), Othmar Karas (PPE), Tunne Kelam (PPE), Seán Kelly (PPE), Giovanni La Via (PPE), Vytautas Landsbergis (PPE), Eva Lichtenberger (Verts/ALE), Monica Luisa Macovei (PPE), Thomas Mann (PPE), Erminia Mazzoni (PPE), Clemente Mastella (PPE), Claudio Morganti (EFD), Tiziano Motti (PPE), Cristiana Muscardini (PPE), Kristiina Ojuland (ALDE), Mariya Nedelcheva (PPE), Alfredo Pallone (PPE), Aldo Patriciello (PPE), Mario Pirillo (S&D), Niccolò Rinaldi (ALDE), Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), Licia Ronzulli (PPE), Anna Rosbach (ECR), Oreste Rossi (EFD), Matteo Salvini (EFD), Amalia Sartori (PPE), Giancarlo Scottà (EFD), Marco Scurria (PPE), Joanna Senyszyn (S&D), Debora Serracchiani (S&D), Sergio Paolo Frances Silvestris (PPE), Joanna Katarzyna Skrzydlewska (PPE), Peter Šťastný (PPE), Gianluca Susta (S&D), Rui Tavares (Verts/ALE), Ramon Tremosa i Balcells (ALDE), Giommaria Uggias (ALDE), Manfred Weber (PPE), Andrea Zanoni (ALDE), Keith Taylor (Verts/ALE), Jarosław Leszek Wałęsa (PPE) e László Tőkés (PPE)



Soltanto negli ultimi sei mesi, non meno di 15 buddisti tibetani, la maggior parte dei quali monaci, si sono dati fuoco pubblicamente provocando a se stessi terribili ferite o addirittura la morte, al fine di rendere note all’opinione pubblica mondiale la politica aggressiva della Cina nei confronti del Tibet e la drammatica situazione dei tibetani.


Nel caso più recente, un monaco quarantenne che gestiva un orfanotrofio a Darlang si è dato fuoco dopo essersi cosparso di cherosene. Tuttavia, di fronte a simili atti di disperazione, le autorità cinesi hanno reagito imponendo restrizioni di polizia e inasprendo i controlli, mentre il suicidio e il tentativo di suicidio sono stati definiti dalle autorità cinesi atti di terrorismo commessi su istigazione del Dalai Lama. Oltre alla repressione da parte delle forze di polizia, le autorità cinesi hanno intensificato i programmi obbligatori di “rieducazione patriottica” destinati ai monaci, cioè programmi di indottrinamento coercitivo sulla storia cinese volti a sradicare l’identità culturale e religiosa del Tibet.


Di conseguenza, può il Vicepresidente/Alto rappresentante rispondere ai seguenti quesiti:


1.    Come intende affrontare l’annosa questione delle ripetute violazioni dei diritti umani in Tibet?


2.    Quali azioni è possibile intraprendere a nome del popolo tibetano per tutelarne la libertà di espressione?


3.    Quali azioni è possibile intraprendere per garantire che la Cina rispetti la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo?


4.    Qual è lo stato delle relazioni UE-Cina-Tibet?


5.    Esistono programmi dell’UE a sostegno della popolazione tibetana?



E-000786/2012


Risposta dell’Alta rappresentante/vicepresidente Catherine Ashton


a nome della Commissione


(7.5.2012)


 


 


1. – 2.   L’Alta rappresentante/vicepresidente è preoccupata dei terribili casi di auto-immolazione compiuti di recente da una trentina di tibetani, dei resoconti sulle misure sempre più violente adottate per reprimere la protesta nelle regioni tibetane e dell’inasprimento evidente del controllo statale sui monasteri. A due riprese la delegazione dell’UE in Cina ha espresso al ministero degli Affari esteri cinese l’inquietudine dell’Unione per le auto-immolazioni. Inoltre, nel corso del vertice UE-Cina del 14 febbraio 2012 e in una dichiarazione rilasciata il 6 marzo 2012 in occasione dell’ultima riunione del Consiglio per i diritti umani, l’UE si è detta preoccupata per la situazione dei diritti umani nel Tibet. L’Unione ha chiesto di visitare le regioni a popolazione tibetana, ma tale richiesta è stata respinta.


 


3. In questi incontri l’UE ha sollecitato la Cina a rispettare gli obblighi che le incombono in forza della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. In particolare, l’Unione ha esortato le autorità cinesi ad astenersi dall’uso della forza, a consentire al popolo tibetano di esercitare i propri diritti religiosi, linguistici e culturali e a eliminare le cause profonde delle auto-immolazioni, in particolare la mancanza evidente di un coinvolgimento reale della popolazione tibetana nella politica di sviluppo della regione.


 


4. L’Unione non mette in discussione l’appartenenza territoriale del Tibet alla Cina, ma allo stesso tempo nutre profonda preoccupazione per la situazione attuale. Tale preoccupazione è stata espressa chiaramente alle autorità cinesi negli incontri suddetti.


 


5. Le organizzazioni non governative (ONG) che operano nel Tibet possono presentare domanda di sostegno finanziario mediante lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani. L’Alta rappresentante/vicepresidente assicura a tutti i richiedenti che le domande saranno trattate con la massima riservatezza; di conseguenza, non è possibile fornire informazioni riguardanti i progetti EIDHR[1].


 






[1]     EIDHR = European Instrument for Democracy and Human Rights (Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani)