VARIETA’ VEGETALI EUROPEE MA SENZA LIBERTA’

La “Plant
Reproductive Material Law” sembra fatta apposta per consentire a due o tre
multinazionali dei semi di raggiungere l’obiettivo che perseguono da sempre: il
dominio completo di tutti i semi e di tutte le coltivazioni del pianeta. Rendere
illegale, infatti, “coltivare, riprodurre o commerciare” semi di ortaggi che
non sono stati “analizzati, approvati e accettati” dalla nuova Agenzia delle
Varietà Vegetali europee, significa – in un breve lasso di tempo – considerare
come criminale il contadino che la domenica coltiverà nel suo orto piante con
semi non regolamentari, cioè non autorizzati dalla suddetta Agenzia. Quanti
milioni sono nell’Unione europea i privati che coltivano piante ed ortaggi nel
loro giardino o nel loro orto, usando i semi conservati di un raccolto
precedente? Ci sembra che questa proposta intenda stroncare non solo l’attività
hobbystica domenicale dei privati, ma soprattutto i produttori di varietà
regionali, i coltivatori biologici e gli agricoltori professionisti che operano
su piccola scala, Criminalizzare i piccoli coltivatori di verdure, ritenendoli
potenziali criminali, si consegna il pieno controllo della catena alimentare
nelle mani delle potenti corporazioni. I piccoli coltivatori coltivano senza
usare macchine e spesso rifiutano di utilizzare spray chimici potenti. Per cui
non c’è modo di registrare quali sono le varietà adatte ad un piccolo campo,
perché non rispondono ai criteri dell’Agenzia in questione, che si occupa solo
dell’approvazione dei tipi di sementi che utilizzano gli agricoltori
industriali. I piccoli inoltre dovranno anche pagare una tassa per la
burocrazia che dovrà registrare i semi. La
Commissione
:

 

1.   
Pur considerando l’opportunità di disciplinare in un solo
atto le 12 direttive attualmente in vigore, non ritiene che eliminare la
coltura di sementi prodotte da coltivatori diretti nei loro piccoli
appezzamenti, conculchi il loro diritto ad avere la libertà di coltivare?

2.   
Non ritiene che questo limitazione di libertà non possa
essere affidata ad un’Agenzia, cioè a dei tecnocrati, anziché a dei politici
eletti, rappresentati nel Consiglio dell’Unione e nel Parlamento?

3.   
Come giudica il fatto che mentre nel sottotitolo si parla
di biodiversità e di semplificazione della legislazione, in realtà negli articoli
relativi, ad esempio,  alle procedure per
le varietà amatoriali non si fa nessun accenno alle accurate classificazioni
già elaborate dal Defra, impegnato appunto a preservare queste varietà?

4.   
Non pensa che facendo diventare criminale l’abitudine di conservare
i semi di un raccolto per la successiva semina, si estingua completamente
qualsiasi sviluppo degli orti nel giardino di casa o negli appezzamenti
appositamente predisposti dai Comuni in tutta la comunità europea,
avvantaggiando così i grandi monopoli di sementi, che avranno un dominio
totale sulla catena alimentare?

5.   
Tiene conto della perdita di consenso che simili provvedimenti
generano nell’opinione pubblica?


IT

E-006269/2013

Risposta di Tonio Borg

a nome della Commissione

(11.7.2013)

 

 

 

1. e 4. La legislazione non disciplina
la produzione nelle aziende agricole di sementi per uso personale. Essa
disciplina solamente la produzione di sementi ad uso commerciale con
l’obiettivo di garantire l’identità, la sanità e la qualità delle sementi verso
i consumatori.

 

2. La proposta accelera l’accesso al
mercato di nuove varietà migliorate visto che, non appena introdotte nel
registro nazionale, esse possono essere commercializzate in tutta la UE. Questa procedura è
gestita dall’autorità nazionale competente. In alternativa, i selezionatori
possono richiedere la registrazione delle varietà vegetali all’Ufficio
comunitario delle varietà vegetali (UCVV) se lo desiderano. L’UCVV gestisce la
banca di dati dell’UE sulle varietà.

 

3. Nel 2008-2009 la Commissione ha
introdotto dei requisiti ridotti per la commercializzazione delle varietà da
conservazione nonché di varietà prive di valore intrinseco per la produzione a
fini commerciali ma sviluppate per la coltivazione in condizioni particolari
(le cosiddette varietà amatoriali, direttive 2008/62/CE e 2009/145/CE). Il
Regno Unito applica queste direttive. Nella proposta legislativa questi
requisiti di commercializzazione sono resi ancora meno onerosi. Inoltre, è
stato introdotto un nuovo concetto di materiale per mercati di nicchia. Le
microimprese possono commercializzare qualunque tipo di materiale esente da
registrazione varietale applicando soltanto le norme basilari concernenti
l’etichettatura e l’imballaggio.

 

5. La proposta legislativa finale è il
risultato di un esercizio collettivo condotto a partire dal 2007, in cui rientravano
ad esempio la valutazione della legislazione in vigore tra il 2007-2008, la
conferenza pubblica del 2009 e la consultazione pubblica del 2011 sulle opzioni
future. Inoltre, hanno avuto luogo diverse consultazioni con gli Stati membri e
con le altre parti interessate.