Interrogazione con richiesta di risposta scritta degli on. Cristiana Muscardini (ECR), Niccolò Rinaldi (ALDE), Sonia Alfano (ALDE), Tiziano Motti (PPE)
Considerato
che in più occasioni le istituzioni europee si sono giustamente occupate del
benessere degli animali, che vi e’ una sempre maggior presenza, nelle case dei
cittadini europei, di animali d’affezione, da compagnia e di sostegno come i
cani educati all’aiuto delle persone disabili o al loro salvataggio in caso di
calamità.
Considerato
che purtroppo sta prendendo sempre più piede l’utilizzo di psicofarmaci nati
per uso umano e che essi vengono spesso utilizzati per contenere
“supposti” disturbi o patologie comportamentali senza che spesso sia
rispettato il protocollo secondo il quale è prevista l’obbligatorietà di
accertamenti che escludano eventuali patologie organiche attraverso specifici
esami atti ad individuare appunto eventuali disfunzioni organiche .
Considerato
che l’utilizzo di tali psicofarmaci comunque non può contenere l’eventuale
iperattività o aggressività dei cani nel lungo periodo a patto di non pensare
ad una vita di essi da “sedati” contraria alla naturale essenza di
qualunque essere vivente, e considerato che uno psicofarmaco comunque non educa
il cane alla normale convivenza con gli esseri umani e con altri animali, ma nel tempo per altro
può essere gravemente nocivo per la loro salute
chiede
alla Commissione
- e’ a conoscenza di questa
pratica? nel caso non lo fosse, intende informarsi del problema con
un’indagine sia presso le case farmaceutiche che presso i sistemi veterinari
nazionali dei paesi membri?
- intende intervenire per
scoraggiare tale uso e vietarlo comunque al di fuori di eventuali
comprovate e temporanee necessità veterinarie?
IT
E-002942/2013
Risposta di Tonio Borg
a nome della Commissione
(30.4.2013)
La Commissione non è a conoscenza del tipo di abusi menzionati dagli
onorevoli deputati.
Conformemente all’articolo 13 del
trattato sul funzionamento dell’Unione europea[1], si tiene
conto del benessere degli animali soltanto negli ambiti in cui il trattamento
degli animali possa interferire con certe politiche dell’UE[2], come
quelle relative all’agricoltura o al mercato interno.
Pertanto, la questione rimane di
competenza esclusiva degli Stati membri.