TUTELA DEI BERBERI IN LIBIA

Oltre ai gravi problemi che la rivolta libica e il conseguente stato di guerra pongono a livello geopolitico e umanitario, affiorano in Libia altri problemi che non possono essere sottaciuti. Uno di questi è la scomparsa, avvenuta il 14 dicembre 2010, di due intellettuali, fratelli, Madghis e Mazigh Buzakhar, rapiti dagli agenti di Gheddafi, probabilmente a causa della loro appartenenza a una minoranza discriminata, quella dei berberi, che parlano una lingua usata in Nord Africa prima della conquista araba. E’ una minoranza di circa 200 mila persone, divenuta poi musulmana di scuola ibadita, poco accettata dalla maggioranza sunnita. Mentre la maggior parte dei berberi si è rassegnata a rinunciare alle proprie radici, nelle zone remote di montagna e del deserto resistono nuclei tradizionali che usano la loro antica lingua e che chiedono di veder riconosciuto il loro passato e di non essere discriminati. Anche un cantante berbero, Abdullah Ashini, già arrestato nel 2008, è stato condannato a cinque anni di reclusione. L’accusa ufficiale è “traffico illegale di manodopera straniera”, ma molti pensano che sia invece “colpevole” di aver cantato in berbero a un festival delle Canarie.


La Commissione,


1.    nonostante l’apparente paradosso offerto dalla caotica situazione interna, vuol lanciare un appello alle autorità libiche per la liberazione dei fratelli Buzakhar e del cantante Ashini?


2.    nelle sue relazioni con Paesi terzi e in occasione del rinnovo degli accordi commerciali, non potrebbe includere esplicitamente il riferimento alla tutela delle minoranze (linguistiche, religiose, culturali) nella salvaguardia dei diritti umani?


 



E-002715/2011


Risposta di Štefan Füle


a nome della Commissione


(7.6.2011)


 


 


La politica estera dell’UE è incentrata sulla promozione di tutti i diritti umani, compresa la lotta contro la discriminazione. In diverse occasioni, dall’inizio della crisi in Libia, l’Unione europea ha condannato fermamente le pesanti violazioni dei diritti umani e ha fatto appello alle autorità libiche affinché tali diritti vengano rispettati. In tale contesto l’UE ha appoggiato la sospensione della Libia dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e ha sostenuto il rinvio delle violazioni in corso alla Corte penale internazionale. Nell’attuale situazione di violenza e stallo militare nel paese, la Commissione intravede scarso margine di manovra per affrontare efficacemente singoli casi di persone uccise, scomparse o arrestate ad opera del regime di Gheddafi.


 


L’Unione europea attribuisce grande importanza alla promozione della riconciliazione interetnica e interreligiosa, alla prevenzione della violenza e delle discriminazioni basate sull’affiliazione etnica o religiosa e alla promozione della tolleranza e del dialogo su ampia base tra tutte le persone, inclusi coloro che appartengono a minoranze.


Il 22 febbraio 2011, l’UE ha sospeso i negoziati per l’accordo quadro UE-Libia. In linea con la sua politica generale in materia, la Commissione ha proposto che nell’accordo venga inserita una clausola sui diritti umani. La formulazione standard della clausola stabilisce che il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani e fondamentali sanciti, in particolare, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, è alla base delle politiche interne ed estere delle parti e costituisce un elemento essenziale dell’accordo. I diritti delle minoranze risultano perciò coperti da tale clausola. Infatti, l’articolo 18 della Dichiarazione universale sancisce il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza nonché di religione e alla libertà di manifestare, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti; l’articolo 19 della Dichiarazione universale afferma il diritto alla libertà di opinione e di espressione; l’articolo 20 sancisce il diritto di associazione; mentre l’articolo 26 stabilisce che i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.