SPUNTI DI RIFLESSIONE IN ATTESA DEL DECRETO APRILE

E’
il 6 maggio e il tanto annunciato decreto aprile non uscirà neanche oggi o
domani. Il decreto da 55 miliardi, il più importante intervento realizzato da
uno stato europeo è ancora in via di definizione, tra liti e tensioni nella
stesa maggioranza.

Come
sempre, per concentrare tutto e di più, si finisce per far aspettare troppo ed
inutilmente e per affastellare, nello stesso testo, interventi che potevano
trovare altre formule. Ci aspetterà, come sempre, un testo farraginoso e
incomprensibile con tutti gli orpelli di una burocrazia che costringe quasi
tutti ad avere un professionista a fianco per capire e per procedere, come sta
avvenendo da giorni per i promessi prestiti alle imprese, per non parlare delle
casse integrazioni i soldi delle quali, nella maggioranza dei casi, non sono
arrivati. Forse invece che alle banche dovevano affidare ad Amazon la consegna
dei soldi agli aventi diritto, così almeno potevano spenderli subito
direttamente per acquistare quei beni di prima necessità, come il cibo, che i
supermercati non danno gratis.

Si
era parlato del rinvio delle bollette ma sembra che tutti le abbiano ricevute
con le normali scadenze di pagamento…

Cosa
serve all’Italia oltre alla riapertura, appena possibile, delle attività
ancora chiuse con ben chiare le modalità che andranno rispettate e che
molti ancora non conoscono? Fatto salvo evidentemente i problemi legati al
comparto turistico e al l’indotto, per il quale è opportuno aspettare
ancora  qualche  giorno per capire l’evolversi della pandemia e
l’efficacia delle norme adottate per evitare il contagio, cosa osta
all’apertura immediata di tutti quei cantieri necessari per rimettere in
sicurezza strade, ponti, scuole? Solo una normativa diversa che impedisca gare
d’appalto lunghissime e comunque non scevre da rischi di infiltrazioni
mafiose! Se la ricostruzione del ponte di Genova è stata realizzata in un anno
e vi è la proposta di un gruppo di imprese di lavorare insieme per continuare e
finire tanti lavori iniziati e rimasti incompiuti perché non partire subito?
Perché non dare il via a tante opere  individuate come necessarie ed
urgenti e che sono da tempo in attesa? Per far ripartire l’economia ci sarà nel
decreto qualche riga dedicata all’ambiente per evitare che in pochi giorni si
torni al grado di inquinamento precedente alla chiusura? Qualche riga per dire
come e in quanto tempo saranno rimesse a posto le grandi aree colpite dai
terremoti, là dove ancora la gente aspetta lo sgombero delle macerie e la
ricostruzione delle proprie case ed attività? Ci sarà il progetto di
sistemazione di tutta la rete idrica nazionale che perde più della metà
dell’acqua potabile, creando ogni giorno un danno ingente perché l’acqua è un
bene  sempre più raro ed il rischio di siccità incombe?

Si
affronterà la riorganizzazione diversa delle case per anziani  dando alle
Regioni un quadro nazionale da rispettare? E le Regioni, fatte salve le loro
competenze, saranno chiamate ad organizzare la sanità sul territorio in modo
che non vi siano più le inefficienze e tragedie verificatesi in questi due
mesi? Vi è uno studio, dentro o fuori il decreto, per capire quanti medici,
infermieri, tecnici di laboratorio, personale sanitario in genere, servono
perché l’Italia abbia una sanità non solo con delle eccellenze ma con
efficienze  uguali su tutto il territorio  e su questi è stato
avviato un confronto con le università?

Quanti
e quali strumenti economici sono stati previsti per finanziare, finalmente, la
ricerca scientifica? Se i nostri giovani torneranno a scuola, facendo turni
alterni di presenza in aula e di lezioni da remoto, come sarà risolto il
problema di coloro che non hanno strumenti informatici o mancano di
sufficiente  connessione?

C’è
un progetto per il riassetto del territorio? Da tempo è cominciato un periodo
nel quale  non piove per lungo tempo seguito da piogge torrenziali ed
avremo allagamenti  e danni come più volte è avvenuto perciò è oggi che
dobbiamo occuparci del dissesto idrogeologico per dare sicurezza ai territori e
lavoro a tanti addetti.

Qual
è la proposta, l’impegno concreto per snellire la burocrazia che sta uccidendo
le imprese e che ridonda negativamente anche sui privati? Il budget di un paese
dipende dalle tasse, dirette ed indirette, che paghiamo, perché tutti le
paghino occorrono maggiori controlli ma anche tassazioni più eque, per far
emergere il sommerso i privati devono poter scaricare molte di quelle spese che
per loro oggi sono indeducibili, dall’idraulico all’imbianchino,
dall’elettricista al portiere di condominio per la parte di millesimi
corrispondente, dall’iva delle parcelle dei professionisti, ai quali ci si deve
obbligatoriamente rivolgere in determinate occasioni.

Di
fronte a paesi dell’Unione, come l’Olanda, l’Irlanda, il Lussemburgo, la
stessa  Spagna, per parte del suo territorio, che attirano imprese e
privati per sistemi di tassazione più favorevoli e meno iniqui, perché anche
l’Italia non affronta questo problema? Tassare meno gli utili d’impresa o di
transazioni finanziarie, tassare meno i lavoratori ed i pensionati 
darebbe un maggior introito globale perché molti non porterebbero più
all’estero  la sede della propria società  o la propria 
residenza.

Infine
per quanto riguarda i lavoratori irregolari, specie in agricoltura e che per la
maggior parte sono extracomunitari ed immigrati non in regola, perché non
fare come in Portogallo dove, quando  è scoppiata la pandemia, sono
stati regolarizzati per un certo periodo in modo che potessero avere un lavoro
ed una casa. Non si tratta di fare sanatorie ma di impedire che persone senza
scrupoli utilizzino migliaia  di esseri umani come schiavi facendoli
vivere in condizioni antigieniche e pericolose per loro e per tutti.

Solo
alcuni spunti di riflessione con il timore che né maggioranza né opposizione
avranno il tempo e la voglia di andare al di là delle parole, intanto
aspettiamo il decreto aprile che sarà varato a maggio e non sappiamo  in
che mese sarà efficacemente attuato.