SIMBOLO, AVVERTIMENTO O PATENTE DI IMMUNITÀ PER IL NOSTRO PAESE?

Silvia Romano è tornata in Italia, siamo
contenti specialmente per i suoi genitori. E non c’è dubbio che abbia tutti i
diritti di convertirsi all’Islam come a qualunque altra religione od ideologia
 è di vestirsi come ritiene. Detto questo rimangono alcune considerazioni
che è bene fare subito evitando future polemiche.

Silvia Romano è arrivata indossando, sopra
un abito africano, un mantello verde con cappuccio, verde è il colore dell’Isis,
il colore della bandiera islamista. Salutando gli astanti, al suo arrivo, aveva
gli avambracci nudi, il che è un anomalia per chi conosce usanze e costumi
delle donne che indossano vesti e copricapo che dovrebbero, secondo la
religione mussulmana, proteggerle dalla vista di altre persone, specie uomini.
Non è apparsa con un burqa tradizionale o con un copricapo tipico delle donne
africane o con un velo di garza come molte somale ma la sovraveste verde. La
giovane  Romano ha dichiarato di essere sempre stata trattata con
rispetto, a differenza di altri rapiti, alcuni dei quali hanno perso la
vita, e di questo siamo tutti contenti.  Le autorità italiane hanno ringraziato i
servizi di intelligence somali e turchi, pur comprendendo la necessità politica
di essere accomodanti nessuno può ignorare che se c’è un servizio di
intelligence che non esiste è quello somalo  che non è in grado di
prevenire  neppure gli attentati che periodicamente colpiscono la
loro capitale Mogadiscio. Per quanto riguarda i turchi è nota la loro
interessata simpatia politica per i Fratelli musulmani, grandi protettori
degli shabaab,i carcerieri della Romano nonché i terroristi che hanno
perpetrato efferati attentati non solo in Kenya.

I turchi hanno grande interesse per la
Somalia non solo per il petrolio ma specialmente per la posizione strategica
del paese che può essere un avamposto per  cercare di riportare l’Egitto verso
quelle posizioni integraliste che il presidente al Sisi ha stroncato e per
impedire che paesi come il Kenia continuino nella tradizione della laicità
dello stato. L’Italia ha il dovere di mettere insieme tutte le energie per
riportare a casa cittadini italiani che siano stati rapiti  vale però ricordare
che qualunque riscatto pagato ai terroristi è di fatto un finanziamento
alle loro attività criminali, molte delle quali sono state e saranno perpetrate in
Europa e che ogni pagamento dà il via libera ad altri rapimenti, come è stato a
lungo per le navi sequestrate nei mari del corno d’Africa. L’Italia, che non ha
mai speso una parola per ricordare le segnalazioni fatte sul terrorismo dall’ambasciatore
somalo alle Nazioni Unite Yusuf  Ismail Bari Bari, vissuto e laureato a
Bologna e ucciso dagli shabaab a Mogadiscio proprio per la sua indefessa lotta
contro il terrorismo islamista, è bene si interroghi oggi sulla sovraveste
verde di Silvia Romano per capire se è un simbolo, un avvertimento o una
patente di immunità, almeno per un po’, per il nostro Paese. credo inoltre che
si debba affrontare anche il tema delle associazioni, di qualunque estrazione, che
inviano cooperanti in paesi nei quali, per un motivo o per un altro, esistono
situazioni a rischio, il ministero degli Esteri dovrebbe essere informato di
ogni progetto e partenza per dare il suo parere, perché se è vero che uno stato
democratico e civile deve riportare a casa i suoi cittadini che si trovano in
difficoltà è anche vero che ciascuno di noi, come contribuente, ha il diritto
di sapere se l’attività, la missione che ha comportato un rischio o un danno al
proprio connazionale, e all’intero paese, è stata o meno condivisa dalle
istituzioni italiane.