SPERIMENTAZIONE ANIMALE SU PRIMATI E RANDAGI

La Commissione è a conoscenza dell’arrivo in Italia di centinaia di scimmie, provenienti dalla Cina, destinate alla sperimentazione e della sollevazione di gran parte dell’opinione pubblica che giustamente reagisce in modo fermo e negativo considerato anche che la sperimentazione animale è ormai diventata ripetitiva, inutile e non probante per l’essere umano.


Allarmano i dati che sostengono che ogni giorno sono usati per la sperimentazione migliaia di animali e che lo stesso oncologo prof. Veronesi, già Ministro della salute in Italia, ha dichiarato sul Corriere della Sera del 28 febbraio 2012 “non c’é nessuna ragione scientifica per sacrificare dei primati”.


 


Si chiede inoltre alla Commissione di rivalutare la direttiva  2010/63/UE, nel quale si consente di utilizzare, per le sperimentazioni, animali randagi visto che è scientificamente provato che l’animale randagio, e cioè meticcio del quale perciò non si conosce la storia familiare, non è in grado di fornire risultati stabili.


 



E-002365/2012
Risposta di Janez Potočnik


a nome della Commissione


(26.4.2012)


 


 


Per determinare la sicurezza dei prodotti farmaceutici, dei dispositivi medici, delle sostanze chimiche e di altre sostanze, oggi non sono sufficienti i metodi in vitro disponibili. Gli animali, compresi i primati non umani[1], sono ancora necessari per numerosi programmi di ricerca su malattie quali HIV, malaria ed epatite, nonché affezioni invalidanti quali la malattia di Alzheimer e di Parkinson. Il ricorso agli animali è inoltre necessario per mettere a punto e sperimentare la sicurezza dei prodotti veterinari.


 


La direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici[2], che entra in vigore il 1° gennaio 2013, riesamina e aggiorna integralmente la direttiva 86/609/CEE, integrando nel quadro giuridico le più recenti conoscenze scientifiche e considerazioni di natura etica. Tale direttiva rafforzerà e migliorerà notevolmente la legislazione attualmente vigente nell’UE. Diverse misure ridurranno al minimo il ricorso agli animali e le loro sofferenze, e miglioreranno sensibilmente il ricovero e la cura degli animali utilizzati a fini sperimentali. In particolare, l’uso di primati non umani è soggetto ad ulteriori restrizioni.


 


La direttiva 2010/63/UE stabilisce che nelle procedure non siano utilizzati gli animali randagi e selvatici delle specie domestiche.


 


Tuttavia, in casi assolutamente eccezionali, ad esempio quando si studia un’affezione che riguarda soltanto i randagi, potrebbe essere necessario utilizzare i randagi a scopi di ricerca. Come risulta evidente dalle disposizioni degli articoli 10 e 11 della direttiva, si tratta di casi del tutto eccezionali e sempre basati su una motivazione scientifica (e non, ad esempio, economica), da valutare caso per caso.


 


Tutte le altre sperimentazioni o ricerche effettuate utilizzando cani e gatti sono possibili esclusivamente con animali specificamente allevati a scopi scientifici.


 






[1]     http://ec.europa.eu/environment/chemicals/lab_animals/pdf/scher_o_110.pdf



[2]     http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:276:0033:0079:IT:PDF