PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE
presentata a norma dell’articolo 115, paragrafo 5, del regolamento da
– Michael Gahler, Charles Tannock, Bernd Posselt, Eija-Riitta Korhola, Tunne Kelam, Urszula Gacek, Jana Hybášková, a nome del gruppo PPE-DE
– Pasqualina Napoletano, Hannes Swoboda, Paulo Casaca a nome del gruppo PSE
– Marios Matsakis, Marielle De Sarnez a nome del gruppo ALDE
– Roberta Angelilli, Cristiana Muscardini, a nome del gruppo UEN
– Angelika Beer, Raül Romeva i Rueda a nome del gruppo Verts/ALE
– Umberto Guidoni, a nome del gruppo GUE/NGL
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
– PSE (B6‑0179/2008)
– GUE/NGL (B6‑0182/2008)
– PPE-DE (B6‑0184/2008)
– UEN (B6‑0194/2008)
– ALDE (B6‑0200/2008)
– Verts/ALE (B6‑0206/2008)
sull’Iran
Risoluzione del Parlamento europeo sull’Iran
Il Parlamento europeo,
– vista la dichiarazione del Consiglio del 25 febbraio 2008 sulla proposta legislativa relativa al diritto penale in Iran,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull’Iran, in particolare quelle concernenti i diritti dell’uomo, e segnatamente le risoluzioni approvate il 25 ottobre 2007[1] e il 31 gennaio 2008[2],
– vista la relazione[3] della commissione per gli affari esteri sulla relazione annuale dell’Unione europea sui diritti umani nel mondo e sulla politica dell’UE in materia,
– viste le risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in particolare la risoluzione 62/168 sulla situazione dei diritti dell’uomo nella Repubblica islamica dell’Iran, adottata il 18 dicembre 2007,
– vista la risoluzione 62/149 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 18 dicembre 2007, su una moratoria relativa all’uso della pena di morte,
– visti la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, la Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e la Convenzione sui diritti del bambino, di cui l’Iran è parte contraente,
– viste la 2a riunione interparlamentare PE-Iran svoltasi a Teheran dal 7 al 9 dicembre 2007 e la relativa relazione,
– visto l’articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che, dopo il varo della Campagna “Un milione di firme” per l’uguaglianza giuridica tra uomini e donne in Iran, il 27 agosto 2006, più di 70 attivisti sono stati arrestati o sono perseguitati in altro modo a motivo dei loro sforzi pacifici volti a sollecitare un cambiamento legislativo; considerando altresì che il sito web della Campagna è stato bloccato a più riprese dalle autorità,
B. considerando che i militanti per i diritti delle donne in Iran si trovano a dover far fronte ad una repressione crescente e che negli ultimi due anni più di un centinaio di essi è stato arrestato, interrogato o condannato, mentre il governo ha percepito più di un milione di euro di cauzioni; considerando altresì che i mass media che sostengono i diritti delle donne sono stati chiusi, così come il 28 gennaio 2008 è stata chiusa “Zanan”, la principale rivista sostenitrice dei diritti delle donne, dopo 17 anni di esistenza,
C. considerando che un’esponente di spicco della Campagna “Un milione di firme”, l’attivista dei diritti dell’uomo e dell’ambiente Khadijeh Moghaddam, è stata arrestata l’8 aprile e rilasciata solo recentemente su pagamento di una cospicua cauzione di un miliardo di rial (circa 50 000 euro),
D. considerando che la situazione generale dei diritti dell’uomo in Iran ha continuato a deteriorarsi dal 2005 a questa parte, che le sole esecuzioni capitali sono pressoché raddoppiate nel 2007 facendo dell’Iran il paese che registra il più elevato tasso di esecuzioni per abitante dopo l’Arabia Saudita, e che l’Iran, l’Arabia Saudita e lo Yemen sono gli unici tre paesi in cui la pena capitale è pronunciata per reati commessi da persone di età inferiore ai 18 anni,
E. considerando che almeno dieci donne – Iran, Khayrieh, Kobra N., Fatemeh, Ashraf Kalhori, Shamameh Ghorbani, Leyla Ghomi, Hajar e le sorelle Zohreh e Azar Kabiriniat – rischiano ancora di essere lapidate a morte, così come due uomini, Abdollah Farivar e un cittadino afghano di cui non si conosce il nome,
F. considerando che Mokarrameh Ebrahimi era stata condannata a morte per lapidazione insieme al suo compagno e padre dei suoi figli per il semplice fatto di aver intrattenuto una relazione extraconiugale, comportamento che non costituisce un reato ai sensi delle norme giuridiche internazionali; considerando che Mokarrameh Ebrahimi è stata perdonata dal Leader supremo l’Ayatollah Ali Khamenei dopo 11 anni di carcere ed è stata rilasciata il 17 marzo 2008 insieme al suo bambino più piccolo di cinque anni, purtroppo però solo dopo la lapidazione del suo compagno Ja’Far Kiani, avvenuta nel luglio 2007,
G. considerando che recentemente, con un gesto importante, il capo dell’Autorità giudiziaria Mahmoud Hashemi Shahroudi ha rovesciato la condanna per omicidio a carico di Shahla Jahed, una “moglie temporanea”, dopo aver individuato “vizi di procedura” nell’inchiesta iniziale, che aveva dichiarato la donna colpevole di aver ucciso la “moglie permanente” del “marito temporaneo”,
H. considerando che negli ultimi anni sono stati registrati alcuni miglioramenti in relazione ai diritti delle donne, vale a dire: l’età minima per il matrimonio delle giovani donne è passata da nove a tredici anni, le madri divorziate hanno la custodia dei loro figli fino a che questi non superano i sette anni (prima solo fino a due anni) e le donne possono ormai diventare consulenti giudiziari, chiedere il divorzio o rifiutare che il marito prenda una seconda moglie,
I. considerando tuttavia che di recente è stato presentato al Majlis iraniano un progetto di legge sulla “protezione della famiglia”, che tenta di legittimare ulteriormente la poligamia, il matrimonio temporaneo e il diritto unilaterale dell’uomo di divorziare arbitrariamente e di ottenere la custodia dei figli,
J. considerando che tuttora l’Iran non è parte contraente della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne,
1. si compiace della liberazione di Khadijeh Moghaddam e di Mokarrameh Ebrahimi, e prende atto del ruolo che il Leader supremo e capo dell’Autorità giudiziaria ha svolto in questi casi; chiede la liberazione di Shahla Jahed;
2. condanna con fermezza la repressione attuata nei confronti di movimenti della società civile in Iran, anche nei confronti di difensori dei diritti delle donne come quelli coinvolti nella Campagna “Un milione di firme”; sollecita le autorità iraniane a porre fine alle vessazioni, alle intimidazioni e alle persecuzioni nei confronti di coloro che esercitano pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione, di associazione e di assemblea, e a rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza; ricorda le sue risoluzioni del 25 ottobre 2007 e del 31 gennaio 2008;
3. riconosce il ruolo attivo e importante che le donne svolgono nella società iraniana nonostante il persistere di forti disuguaglianze giuridiche, e che ciò può essere fonte di ispirazione e di speranza per le donne in altri paesi della regione;
4. invita il parlamento e il governo dell’Iran a modificare la legislazione iraniana discriminatoria che, fra l’altro, esclude le donne dalle più alte cariche dello Stato e la nomina alla funzione di giudice, nega loro la parità dei diritti nel matrimonio, nel divorzio, nella custodia dei figli e nell’eredità, e stabilisce che qualsiasi prova esse forniscano dinanzi a un tribunale vale solo la metà della prova fornita da un uomo; ritiene che in determinate circostanze tale disuguaglianza può spingere le donne a commettere reati violenti;
5. ribadisce la propria energica condanna della pena di morte in generale e chiede una moratoria immediata sulle esecuzioni capitali in Iran; è costernato dinanzi al fatto che tale paese è, nel mondo, quello che continua a registrare il più elevato numero di esecuzioni di delinquenti minorenni e che la moratoria sulla lapidazione non è ancora pienamente applicata;
6. prende atto delle direttive recentemente emesse dal capo dell’Autorità giudiziaria Sharoudi riguardo al divieto delle esecuzioni pubbliche senza previa autorizzazione e delle detenzioni di lunga durata senza imputazioni;
7. invita i membri del Majlis recentemente eletto ad approvare rapidamente la riforma pendente del codice penale iraniano, volta segnatamente ad abolire la lapidazione e l’esecuzione di delinquenti minori, a procedere verso una moratoria sulla pena di morte, ad adeguare la legislazione iraniana agli obblighi internazionali in materia di diritti dell’uomo e a far ratificare la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne;
8. invita il Consiglio e la Commissione a controllare da vicino la situazione dei diritti dell’uomo in Iran, a trattare di casi concreti di abusi dei diritti dell’uomo in Iran con le autorità del paese e a sottoporre al Parlamento, nella seconda metà del 2008, una relazione esauriente sulla questione, comprensiva di proposte relative a progetti che potrebbero essere finanziati nel quadro dello Strumento europeo per la democrazia e i diritti dell’uomo;
9. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché all’Alto rappresentante della PESC, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, alla Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, al capo dell’Autorità giudiziaria iraniana, come anche al governo e al parlamento della Repubblica islamica dell’Iran.